3 - Walk On Water

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Definirò ciò che ritengo essere la medicina: in prima approssimazione, liberare i malati dalle sofferenze e contenere la violenza della malattia, e non curare chi è ormai sopraffatto dal male.

- Ippocrate

Thirty Seconds To Mars - Walk On Water

«Come è possibile?» sussurro a Nour, che ha affondato il naso tra i suoi libri come suo solito.

«Non lo so» bisbiglia alzando il libro per non farsi vedere dal professore.

Mi volto lentamente di nuovo verso la cattedra, e trovo lo sconosciuto, o meglio, l'ora definito professore, a guardarmi.

Il suo volto è inespressivo, mi guarda e basta, e continua a parlare delle lesioni muscolari, come se ieri sera non avessi palesemente flirtato con lui.

Se c'è una regola che rispetto, è che i professori non si toccano, non puoi reggere l'imbarazzo che aleggia tra di voi quando vi siete visti vicendevolmente nudi.

La lezione continua inesorabilmente, lunga ed estenuante. E non perché l'argomento sia noioso, anzi, è una delle specializzazioni che tengo in considerazione da molto tempo, ma perché non riesco a sopportare il pensiero di essere in una stanza con un uomo sul quale ho fatto pensieri come quelli che faccio di solito. E che per giunta è il mio professore.

L'unico lato positivo in tutta questa storia è che non me lo sono portata a letto.

Finalmente le due ore terminano, così aiuto Nour a mettere i libri nello zaino il prima possibile, per svignarcela senza che si creino ulteriori situazioni imbarazzanti.

L'aula come al solito si svuota lasciando noi alle spalle. Mi affretto ad uscire ma una voce roca e profonda mi pianta al suolo, come la sera precedente.

«Signorina» dice. Spero si stia riferendo a Nour, ma quando ripete «Signorina» capisco che sta proprio aspettando che sia io a girarmi.

«Il suo cognome?» piega la testa leggermente di lato mentre continua a fissarmi con quelle pozze di azzurro liquido.

«Forbes, professore. Cameron Forbes» sorrido, salendo sui talloni un paio di volte, ciondolando le braccia, cercando di nascondere l'evidente imbarazzo che provo.

«La prossima volta sia più puntuale, e soprattutto le chiedo un abbigliamento più consono, sarà un medico un giorno non molto lontano, non sta andando a ballare» snocciola, come se parlare con la studentessa con cui ha flirtato la sera prima, fosse la cosa più normale del mondo.

Indossa una camicia bianca arrotolata sugli avambracci, e un jeans scuro aderente.

«Però mi sembra di ricordare che sia lei quello vestito come ieri sera» ribatto.

'Non posso crederci! Non l'ho detto davvero'

«Cameron» squittisce un rimprovero Nour ancora inchiodata alla sedia, pronta ad assistere alla scena.

Lui arriccia il naso, e torna a guardarmi mentre io mi volto per andarmene.

«La maglietta...» sento dire.

«Che c'è professore, controlla per vedere se è vero? Ieri sera non ha visto abbastanza?» rido chiudendomi alle spalle le porte dell'aula, senza curarmi della sua riposta.

Nour mi segue a ruota «Tu sei matta Cameron! È il nostro professore!» squittisce.

«E allora? Lui è stato il primo a stuzzicarmi e a flirtare» ridacchio ancora sconvolta dell'audacia che ho trovato il coraggio di usare con un professore.


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