22 - Proud

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"Amo i rischi perché possono ferirmi"

- Marracash

Proud - Welshly Arms

«Perché eri qui sotto da sola?» chiede con la bocca sulla pelle accaldata della mia spalla.

Cerco di riprendere ancora fiato, mentre muovo le dita per la circolazione che ormai arriva a stento ai miei polsi. Inumidisco le labbra con la lingua, deglutendo prima un paio di volte per avere abbastanza salivazione.

«Forse perché ti stavo cercando» dico con la voce ancora carica di desiderio.

«Non mentirmi Cam» mi ammonisce.

«Okay» roteo gli occhi sbuffando «Ero infastidita dal tuo atteggiamento, così ho voluto fare qualcosa per infastidire te a mia volta» ammetto colta in flagrante.

La sua risata rauca riempie immediatamente la stanza.

'Okay, ammetto che detto ad alta voce suona molto infantile'

«Puoi sciogliermi i polsi?» chiedo per cercare di deviare il discorso dall'imbarazzo che sento in questo istante.

«Perché?» e anche se ho la faccia sul tavolo del metallo percepisco l'espressione di scherno che ha dipinta in volto.

«Perché non sento più il sangue arrivare alle mani» lamento evidenziando l'ovvio.

«E se io volessi tenerti così per un po'? A mia completa disposizione?» continua a stuzzicarmi.

Mi accarezza la pelle dietro alle cosce con i polpastrelli delle dita, e come ogni volta quando mi sfiora rischio di andare in frantumi nel mix di ansimi che escono dalla mia bocca, incontrollati.

«Ti prego» sospiro.

«Già pronta a pregarmi di nuovo, honey?» domanda cupo, avvicinandosi al mio orecchio, prima di mordicchiare il lobo.

Ed eccola la comune sensazione umida tra le mie cosce e il gemito che ne segue.
Odio essere sempre così pronta per lui.

«Peccato per te» ringhia alzandosi da sopra di me per iniziare a slegarmi prima le caviglie.

«Ho un impegno» sussurra posando le labbra sul punto dove prima stringevano le cavigliere, posando un bacio umido e caldo «Perciò ti riporterò a casa» aggiunge spostandosi all'altra caviglia, ripetendo il processo «Per quanto mi piacerebbe lasciarti qui alla mia mercé» si alza per liberarmi i polsi, premendo il suo inguine tra le mie natiche «Posso trovare altre occasioni e altri luoghi in cui renderlo possibile» ammette, prima di assestare una pacca sulla mia natica destra.

Non appena si allontana mi alzo e mi massaggio i polsi indolenziti. Solo ora noto che le mie gambe tremano ancora.

«Vestiti» fa cenno con il capo a i miei pantaloni accuratamente piegati e riposti sui mobiletti alle mie spalle.

Non vedo le mutandine, e non faccio domande perché ho un'idea ben precisa di dove potrebbero essere in questo momento.

Dopo avermi riportata a casa sua, se ne va senza dirmi dove. All'interno non c'è traccia di nessuno, sembra deserta risultando molto inquietante.

Decido di versarmi una tazza di caffè prima di andare in camera. Detesto come mi fa sentire. Sono un mix di emozioni contrastanti.

Insomma il sesso è fantastico. Ciò che non lo è, è il modo in cui mi impone cosa posso e non posso fare.

La caffettiera è già pronta. Scelgo la tazza e ci verso il liquido nero come la pece fino a metà.
Mi appoggio al bancone con la parte bassa della schiena mentre soffio sul mio liquido preferito in assoluto.

THE ANGELS - un amore eternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora