16 - Castle of Glass

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TW: autolesionismo; sofferenza emotiva; linguaggio esplicito; scene esplicite; descrizioni dettagliate


Non avere paura della morte. Fa meno male della vita.

- Jim Morrison

Castle of Glass - Linkin Park


Non so cosa abbia quell'uomo, forse è un'ossessione nei miei confronti o forse è tutta colpa mia con i miei mille problemi che portano a questa audacia talvolta eccessiva.

Forse ho svegliato il mostro che è in lui, sempre che ne abbia uno, ma quando ha capito cosa avessi fatto, quando mi ha presa per mano nel cimitero, ho dedotto che forse anche la sua anima è corrotta, che ha più di qualche macchia nera a dipingerla.

Zaire è venuto a cercarmi qualche secondo dopo che Khai mi ha abbandonata, ancora sconvolta contro il muro. Appena mi ha vista con le lacrime agli occhi si è spaventato.

«Cosa ti è successo?» corre da me, avvolgendomi in un abbraccio.

Questo ragazzo è così premuroso che potrei mettermi a piangere da un momento all'altro.

«Oh nulla, sono solo uscita un secondo e uno studente ubriaco mi ha spaventata» ridicolizzo.

So bene che risulta una menzogna bella e buona, ma spero che ci creda fino all'ultimo. I sentimenti che sento per Khai sono contrastanti, motivo per cui non capisco perché mi ritrovo a difenderlo invece che dire tutto a Zaire e aiutarmi a denunciarlo al consiglio universitario.

Continua ad abbracciarmi accarezzandomi i capelli piuttosto simili ad un rovo di spine «Entriamo, hai solo la mia camicia addosso, e stasera fa particolarmente freddo» mi sorride.

«Sì» sospiro. Solo ora che il tutto è scemato, e non sono più accaldata per lo scontro con il professore, inizio a sentire il freddo.

«Sei così tesa, deve averti spaventato molto» ridacchia.

«Eh, sì...» sorrido anche io.

Non mi ha spaventata molto, ha solo avuto la capacità di trasformare la mia incertezza di cosa sarebbe accaduto in un'attesa snervante mista ad un eccitazione che si è accumulata in mezzo alle mie cosce e della quale mi accorgo solo nel momento in cui è ormai scemata, e mi lascia dolente, desiderosa di più.

Ho scoperto cosa è in grado di fare, e mi ha messo in guardia sul fatto che quello sia un granello di polvere rispetto a cosa potrebbe farmi davvero.

E proprio mentre il mio cervello è un turbine di pensieri impuri legati a quell'uomo, volto lo sguardo verso Zaire, e mi sento tremendamente in colpa per la prima volta nella mia vita. Lui è sinceramente interessato ma la mia testa è da un'altra parte, così tanto che questa sera dopo essere tornati dalla cena alla quale mi ha invitato ed essere andati al dormitorio, ho rischiato di urlare il nome di Khai invece che il suo. E questo perché nella mia testa non ho altro che lui.

Ma domani sarà finita. Ieri mattina io e Nour abbiamo sostenuto l'ultimo esame. L'ultimo di una vita passata tra i libri e varie tavole anatomiche. Domani indosserò tocco e toga e finalmente andrò lontano da qui, lontano da lui e lontano da tutti questi drammi che mi attanagliano dal primo secondo in cui ci siamo conosciuti.

La notte passa veloce, e Zaire mi promette che l'indomani mi porterà al Salt&Pepper per festeggiare, assieme a Nour, e chiunque voglia unirsi.

Sono così elettrizzata, finalmente la laurea in medicina. Non ci posso ancora credere e nemmeno i miei genitori erano poi del tutto convinti che ce l'avrei fatta, perchè io dopotutto non sono Kathy.

THE ANGELS - un amore eternoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora