a strange phone call

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durante il tragitto non parlammo molto,a volte sospiravamo e facevamo alcuni commenti su quanto fosse bello il cielo la notte.

La temperatura era fredda e il venticello invernale solleticava la mia schiena,percorrendo il mio esile corpo di brividi.

<<hai freddo?>>

Mi chiese lui notando il mio tremolio e le mie guance rosse.

Sì,avevo molto freddo,ma se lo avessi affermato ad alta voce cosa avrebbe fatto?prestarmi la giacca come nei film?
Potevo solo sognarlo.

Esitai a rispondere ma il mio organismo parlò al posto mio facendomi starnutire più volte.

Sentii qualcosa scaldarmi le spalle gelide,coperte solo dal leggero tessuto della mia maglia aderente rosa.

Il suo profumo inondò le mie narici.
Era così dannatamente buono.
Realizzai solo in quel momento di avere addosso la sua giacca felpata.

Alzai lo sguardo verso la sua alta figura che camminava accanto a me e lo osservai da sotto le lunghe ciglia.

<<g-grazie>>
dissi sorridendo,ancora tremante.

Fui spinta da un istinto primordiale,incontrollabile e senza volerlo sfiorai la sua mano.

Era molto calda e accogliente in tutta la sua grandezza,così la strinsi tra le mie,al contrario,gelate.

Al contatto con la sua pelle morbida fui accolta da una sensazione molto intensa,era la stessa che avevo provato quando lo avevo abbracciato:mi sentivo protetta tra le sue braccia,quando lo sfioravo,quando stavo con lui e quando mi dava delle attenzioni.

Era strano.
Un'alunna che dopo aver odiato a lungo il suo professore di giurisprudenza,sembrava provare qualcosa per lui.

Non ero sicura di ciò che stavo facendo ma il sentimento c'era,sebbene non riuscissi a decifrare se fosse una cosa positiva o meno.

Quando sentì le mie mani fredde e tremanti toccare la sua le strinse a sé mettendole nella tasca della sua felpa nera.

Il tempo sembrò fermarsi,come se non volesse lasciarci sprecare nemmeno un secondo,come se l'universo sapesse cosa provavo.

Non volevo andare a casa,volevo ancora la sua mano a stringere le mie,volevo ancora averlo tra i piedi.

Allentai il passo e mi accorsi solo dopo che nessuno dei due stesse parlando,così decisi di rompere il silenzio.

<<James>>
lo chiamai per nome poichè l'ultima volta mi aveva detto che preferiva se lo chiamassi James.

<<mi hai chiamato per nome>>
Disse mentre abbozzava un sorriso mozzafiato.

Sembrava che gli piacesse il suono della mia voce quando lo chiamavo con il suo appellativo.
<<non voglio andare a casa adesso>>
confessai.

Non sapevo perchè lo avevo fatto,potevo semplicemente trovare delle scuse per rallentare il suo passo,ma scelsi la via della sincerità.

Marshall si fermò.

Non sapevo perchè ma sentirlo fermarsi mi aveva preoccupata.

<<nemmeno io voglio portarti a casa>>
disse sincero.
Mi girai per vederlo in faccia.

La sua espressione era seria ma nel suo sguardo vi era una nota di vivacità,sembrava divertito dalle mie parole,allora mi fermai anche io a guardarlo.

I nostri occhi sembravano poter parlare al posto nostro e quando mantenevamo il contatto visivo mi sentivo come vittima di un incantesimo,stregata.

Ma quell'incantesimo fu interrotto dalla suoneria del suo cellulare che interruppe il nostro momento.

<<scusa,devo rispondere>>
disse mentre controllava il mittente di quella telefonata.

mi sedetti nel muretto sperando di poter sentire la loro conversazione.

Era buio e non passava nemmeno una macchina quindi non mi fu molto difficile origliare.

<<dimmi>>
<<si può sapere dove sei?ho preparato la cena e sono seduta nel tavolo da sola da circa mezz'ora>>
<<scusa agne,stavo accompagnando una mia alunna a casa,dammi il tempo della strada>>
<<no James,ora basta.
Sono stanca dei tuoi comportamenti sembra non importarti nulla di me e pensi sempre e solo al lavoro->>
<<possiamo discuterne a casa?>>
<<dici sempre così,procrastini ed eviti ogni conversazione con me,sai dirmi quand'è l'ultima volta che mi hai parlato di tua spontanea volontà?no e n->>
<<Agnese preferisco parlarne a casa,non mi sembra il momento di->>
<<non ti interessa più nulla di me,James,ormai penso più al divorzio che a sistemare le cose tra noi,da parte tua non c'è interesse->>
<<-mi stai facendo incazzare,appena arrivo a casa ne parliamo,ora ho da fare.>>
disse per ultimo e poi riattaccò.

Finsi di non aver sentito nulla scrivendo un finto messaggio su whatsapp ad ashley,poi alzai lo sguardo verso di lui.

Era molto arrabbiato,la sua mascella era serrata e i suoi occhi fissi verso il pavimento,sussurrò qualcosa di incomprensibile ma non ci feci caso.

Sembrava vedere nero dalla rabbia e per un attimo mi sembrò di rivedere il Marshall che mi aveva salvata da uno stupro.

<<James,se hai da fare torno a casa sola,non è un problema>>
dissi piano,cercando di non spezzare il sottile filo di tolleranza che sembrava essere rimasto in lui dopo quella telefonata,ma lui si riaddolcì al suono della mia voce,che parve sottile come un sussurro.

<<no tranquilla non posso lasciarti andare sola,è buio.>>
rispose lui.

Nel suo tono,seppur calmo,vi era un pizzico di fastidio.

che lo stessi stressando?

<<ne sei sicuro?sembrava una chiamata seria,se è importante non c'è bisogno di accompagnarmi>>
Forzai un sorriso per sciogliere la tensione che si era creata.

Lui si avvicinò a me impetuoso,sembrava volermi uccidere.
Forse non avrei dovuto insistere.

Si fermò a un palmo dal mio viso e riuscivo a sentire perfettamente ogni suo debole sospiro.
Le nostre labbra potevano quasi sfiorarsi ma non staccò i suoi occhi dai miei nemmeno un secondo.

Prese ad accarezzare dolcemente il mio viso,la luce del lampione delineava perfettamente il suo viso marcando sugli zigomi affilati.

Poi sembrò improvvisamente accorgersi di non essere in sè e fece come di scrollarsi di dosso un pensiero sbagliato.

Ritrasse la mano e sussurrò un "andiamo" facendosi strada davanti.

cosa cavolo era appena successo?
stava sul serio per baciarmi?
Giunsimo a destinazione e mi salutò in modo più freddo del solito.

Lo ringraziai e poi chiusi la porta alle mie spalle.

Mi dispiaceva vederlo in quel modo,mi ero abituata a una parte di lui che mi era stata estranea fino ad allora e non volevo che cambiasse improvvisamente.

Mi gettai sul letto e caddi in un sonno profondo.

L'indomani ci sarebbe stata la festa in maschera a scuola e volevo essere ben riposata.

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