pretty little psycho

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rimasi impalata al centro della stanza ad osservare quella donna salire le scale visibilmente irritata, james stava letteralmente mandando a puttane il suo matrimonio per me. Ero stata una stupida a chiamarlo per nome,e dovevo stare più attenta ma in quel momento non avevo mente lucida, tutto lo stress e rabbia accumulati in una sola sera mi  avevano portato a fare quella cazzata. james sospirò,si voltò verso di me e disse

<<scusala davvero non so cosa le sia preso>>
<<james cazzo, stai distruggendo il rapporto con la tua famiglia, devi smetterla tra noi non dovrebbe esserci più niente>> risposi con tono preoccupato, le lacrime ritornarono a bagnate il mio viso, volevo solo che quella nottata di merda finisse anche se l’indomani sarebbe stato ancora peggio, come avrei fatto a spiegare ad Ashley il motivo per cui non rispondevo al telefono e per cui ero stata fuori tutta la notte?

“ah scusa Ashely, sai com’è,visto che un coglione pervertito con una strana ossessione per me ha scoperto della mia relazione segreta con il professore che ha ben dodici anni in più di me ho deciso di scappare nella foresta e distruggere il telefono urlando al vento.
Poi sono svenuta perché visto che sono intelligente correvo ad occhi chiusi e ho sbattuto contro un albero, ma non preoccuparti ho dormito dal mio prof e ho litigato con quella troia di sua moglie” conoscendola le sarebbe venuto un infarto, nessuna delle due aveva altri amici per questo aveva sviluppato un grande senso di protezione nei miei confronti.

come se non bastasse l'indomani avrei avuto il corso di astronomia con james, non osavo nemmeno immaginare come sarebbe stato vederlo dopo quella notte. dovevo fingere che nulla fosse successo, dovevo fingere di non amarlo e che non ci fossimo mai baciati, non potevo sopportarlo ma dovevo accettarlo e fingere per il bene di entrambi,che la cosa mi piacesse o no.

<<Amiria il nostro matrimonio è andato a puttane già da un po’ credimi, dopo l’adozione dei ragazzi è diventata sempre più fredda e distaccata, non le interrava più la famiglia voleva solo essere servita e riverita>> disse asciugandomi le lacrime, tentava di non farmi sentire in colpa ma era del tutto inutile, mi sentivo al centro dei suoi problemi, forse senza di me avrebbe ripreso in mano la sua vita, non sapevo che fare ma di certo non ero pronta a pensarci all’una di notte con il mal di testa e seduta sul suo divano.

<<ora è meglio che tu vada a dormire>> disse staccando le sue mani dal mio viso gelido, si alzò e iniziò ad avviarsi presso le scale. <<puoi mettere le scarpe nel ripostiglio>> aggiunse indicando uno stanzino in fondo alla cucina

“buonanotte, amiria” disse fermandosi su un gradino, non si voltò non dandomi nemmeno il tempo di ricambiare la sua buonanotte e sparì dalla mia vista.

mi sentivo una merda ma non volevo pensare in un momento come quelli,tutto ciò che volevo era solo dormire. mi tolsi le scarpe e le misi nel ripostiglio che mi aveva indicato james. c’erano 5 scarpiere la maggior parte da donna,un paio di converse rosse un po’ rovinate lasciate come capita e un armadietto con sopra una tanica di candeggina e altri prodotti per pulire. misi le mie scarpe affianco al paio di converse rosse e poi andai a dormire.

a un certo punto qualcosa mi svegliò, era come quando sogni di cadere e all’improvviso ti svegli,mi accorsi del fatto che ero caduta veramente quando mi ritrovai sul pavimento, giusto il tempo di alzare lo sguardo e guardarmi intorno che una voce familiare mi riportò alla realtà.

“hai dormito abbastanza, ora vai a casa e non farti più vedere”

era Agnese, ancora in pigiama, prima di dire qualcosa mi guardai intorno, era mattina potevo capirlo dalla luce nella stanza, guardai l’orologio a pendolo  affianco all’enorme tv che c’era in salotto, l’orologio segnava le 5:00, solo una psicopatica come lei poteva svegliarsi alle 5:00 del mattino e come primo pensiero buttare qualcuno a terra mentre dormiva. mi misi in piedi e la guardai

“si signora” non volevo causare altri problemi. ma intanto dovevo trovare le mie scarpe. “il tempo che prenda le mie scarpe e vado” aggiunsi incamminandomi verso il ripostiglio, misi le scarpe, quando mi girai per andarmene vidi agnese davanti a me, mi spinse violentemente e caddi all’indietro colpendo con la schiena l’armadietto con sopra i prodotti per pulire, la tanica di candeggina posizionata sopra l’armadietto mi cadde addosso e si aprì bagnandomi completamente di candeggina, il taglio sulla mia fronte bruciava terribilmente. mentre imprecavo dal dolore agnese disse:

<<se ti avvicini ancora a me, mio marito o i miei figli sei morta, ringrazia che non abbia un accendino o ti avrei già bruciata viva>> disse con tono serio, quella donna mi terrorizzava. mi alzai e uscii dallo stanzino, vidi james venire  dalla scale e avvicinarsi velocemente a me ed agnese.

<<cos’è tutto sto bordello?!>> disse james irritato e visibilmente assonato

non lo salutai nemmeno, corsi via in lacrime il più lontano possibile da quella casa.

the favorite studentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora