are you really that bad?

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il tragitto verso casa Marshall fù piuttosto lungo e passai l'intero viaggio guardando la strada che si muoveva veloce attraverso il finestrino.
Liner e Christopher erano molto simpatici,si scambiavano battute e ridevano come due fratelli fanno,provarono a coinvolgermi ma rimasi perfettamente fredda.
L'idea di andare a casa loro mi faceva pensare una cosa sola:lo avrei visto.
Fuori era ormai buio,e non mi sembrò il caso di tornare a casa durante la notte,chissà che faccia avrebbe fatto James vedendomi entrare dalla porta con i suoi figli e dovendomi sopportare tutta la notte.
Realizzai ben presto che il posto in cui mi aveva portata,il suo motel,era solamente un'appartamento in più,sapevo bene che fosse un uomo molto ricco,ma non mi sarei aspettata una doppia abitazione.
Molto probabilmente avrei incontrato sua moglie e ciò mi riportò in mente una cosa molto importante:non dovevo assolutamente destare sospetto.
"mi chiamo Amiria e conosco il signor Marshall perchè è solo il mio prof di giurisprudenza,tra noi non c'è mai stato nulla e ci siamo incontrati solo una volta fuori scuola per via di un progetto"
continuai a ripetere a mente quelle parole ma non riuscivo nemmeno a credere ai miei stessi pensieri.
Mi sarebbe piaciuto dirlo,fare capire al mondo cosa eravamo
"Ciao ragazzi,so che siete i figli di James e so anche che tu,brutta troia,sei sua moglie,la stessa donna che gli ha urlato contro in chiamata non permettendogli nemmeno di avere la possibilità di contrabbattere ed esprimere la sua idea.
Volevo solo dirvi che amo James e siamo in una relazione molto movimentata,perciò sarebbe più semplice non avervi tra i piedi e stare con lui come una vera coppia,senza dover fingere di essere estranei o comunque conoscenti molto diffidenziali."
quale mood avrei scelto per affrontare quelle ore a casa sua?la ragazzina viziata?l'agnellino indifeso?la stronza che rovina tutto?o magari la studentessa  modello che indossa maglie scollate e sa  gli articoli della costituzione a memoria?
Tra un pensiero e un altro la strada divenne più scorrevole e arrivammo davanti al cancello di un'immensa villa.
Vi era un prato verde esteso intorno alla casa,una piscina molto grande e una verandina con un cannocchiale all'interno.
Era sicuramente uno degli angoli di James.
<<è questa casa vostra..?>>
domandai ai due ragazzi accanto a me,con fare curioso.
<<si,non ti piace?>>
rispose christopher divertito dalla mia reazione.
<<oh si ovvio che mi piace,voglio dire,è stupenda>>
dissi affrettano il passo verso la piscina,sfiorando l'acqua gelida con le punte delle mie dita.
La serata era molto tranquilla,la temperatura era calda ma vi era un venticello fresco che donava una bella atmosfera.
<<vieni,andiamo dentro che ti diamo un cerotto>>
disse Liner indicando la mia ferita alla tempia.
Ero così meravigliata alla vista di quella casa che mi scordai persino il motivo per cui mi trovavo lì,mi riconnessi alla realtà quando sfiorai il taglio aperto e sussultai.
Seguii i due fratelli fino all'immensa cucina,con tanto di tavolo semiimperiale e bancone con sgabelli.
Al lato vi era una grande scala che portava probabilmente alle camere da letto.
Pensare che in una di quelle camere,la sopra,ci stesse dormendo l'uomo che amavo ma con un'altra donna mi faceva venire i brividi.
Sarei stata io l'antagonista della storia sotto il punto di vista della moglie di James:una ragazzina che studia nell'università in cui lavora suo marito,decise di farsi il suo prof preferito strappandolo via da casa sua e dai suoi figli.
Ma al cuor non si comanda,di certo il sentimento che provavo per quel ragazzo era sincero,puro e non era affatto una ripicca,non conoscevo minimamente quella donna e sarebbe tranquillamente potuta essere l'antagonista della mia storia.
<<siediti sul divano,ti disinfettiamo la ferita>>
disse Liner spostando il cuscino per poi indicare il posto libero affianco a lui.
Mi accomodai,mi sentivo a mio agio e percepivo una buona energia da quei ragazzi,gli si leggeva negli occhi che fossero brave persone.
Ma per loro sfortuna amavo loro padre e se le cose sarebbero andare a buon fine quelli a guardarmi con occhi diversi sarebbero stati proprio loro.
<<farà male?>>
chiesi con faccia preoccupata.
Avevo una buona sopportazione del dolore ma quando si parlava di disinfettante su ferite aperte tutto ciò che potevo fare era scappare.
Rimasi traumatizzata quando da piccola correndo caddi su un pontile sbucciandomi il ginocchio.
Il sangue colava dalla mia pelle chiara e volai da mia madre coi lacrimoni urlando "sono caduta!mi sono rotta l'osso!!"
essendo molto piccola tendevo a drammatizzare ogni discorso ma mia madre a quelle parole rise.
Mi conosceva bene e sapeva che era solo un piccolo taglio,ma la drammatizzazione non servì con lei e per sbaglio fece un grande errore.
Rovesciò tutta la bottiglia di disinfettante sulla mia ferita.
Urlai al contatto con quel liquido,che a contatto con il mio ginocchio parve acido.
Da allora quando avevo una ferita mettevo un cerotto e facevo finta di niente.
<<no,in caso stringi la mia mano>>
rispose dunque christopher sedendosi affianco a me.
Mi lasciai disinfettare dando tutta la mia fiducia a due ragazzi conosciuti qualche ora prima e quando il cotone bagnato di disinfettante venne a contatto con la mia tempia graffiata sussultai lasciandomi scappare un piccolo urletto e stringendo la mano di chris provando a non fargli male.
Chiusi gli occhi per il fastidio di quella sensazione e appena li riaprii alla mia vista apparve James.
Era appoggiato allo stipite della porta,esattamente accanto alle scale.
Si vedeva perfettamente che si fosse svegliato da poco poichè i capelli gli  cadevano spogliati sul viso assonnato e indossava solo un paio di boxer neri.
Incontrando il mio sguardo sembrai stupita quanto lo sembrò lui,nessuno dei due si sarebbe aspettato di ritrovarsi insieme nel pieno della notte e assistere a quella scena reciprocamente.
<<amiria?>>
farfugliò visibilmente assonnato,la sua voce era incredibilmente attraente,cosa mi fece venire un brivido lungo la schiena.
Rimasi paralizzata e tutto ciò che riuscii a dire fu:<<mr. Marshall?>>
Finsi di non sapere che quelli fossero i suoi figli e quella la sua casa e mi mantenni professionale rispondendo con la confidenza che un'alunna ha con un suo professore.
<<ragazzi andate a dormire ci penso io>>
disse serio.
Liner e Christopher mi passarono la maglietta che si trovava sul tavolino davanti a me e poi salutarono saltellando via su per la scala.
Mi voltai verso James,la sua espressione era confusa ma allo stesso tempo sorpesa e avanzò verso di me imbracciando il kit di soccorso.
Si sedette al mio fianco e posò il cotone lasciando che la mia pelle bruciasse al contatto.
Quella volta non mi diede fastidio poichè ero troppo impegnata ad ammirare il suo fisico allenato e i suoi capelli in disordine.
Sembrò accorgersene perché decise di rompere il silenzio con una domanda più che legittima.
<<cosa ci fai qui?ti stavano cercando tutti>>
<<ero molto arrabbiata e sono andata nel bosco a chiarirmi le idee>>
<<dunque le tue idee si sono chiarite?hai un taglio netto sulla tempia e sei a casa mia all'1 di notte.>>
<<posso spiegar->>
<<cosa avevamo detto amiria?>>
<<di starci alla larga,sì,ma liner e chris hanno insistito perchè venissi qui e dunque sono ceduta perchè ero svenuta ed ero molto debole>>
<<come stai adesso?>>
<<meglio>>
"meglio" sussurrai quella parola chr sembrò sospesa nell'aria e mi persi di nuovo ad ammirarlo.
Non lo avevo mai visto in quelle condizioni e sarebbe stato difficile non saltargli addosso persino per un uomo etero.
<<resta qui stanotte,ormai è tardi>>
disse poggiando una mano sulla mia coscia scoperta.
Annuii grata e subito dopo mi resi conto di star indossando ancora i vestiti sgualciti e strappati di quando stavo nel bosco.
<<james è un problema se mi cambio?sento un po' freddo con questo vestiti e poi sono tutti strappati.>>
indossavo un top adetente a V molto scollato,un paio di jeans baggy e delle converse nere.
<<no tranquilla,però metti questa,ho sempre immaginato di vedertela addosso>>
mi tolse dalle mani la maglia che i suoi figli mi avevano dato per poi passarmi una maglia dei green day.
Amavo i green day ma non avevo mai avuto una loro maglia poichè I soldi scarseggiavano ed era meglio pensare a come pagare le bollette piuttosto a comprare maglie costose di band punk.
Mi alzai dal divano dopo essere stata disinfettata e dunque James si girò per lasciarmi la privacy di cambiarmi senza essere osservata.
Mi piazzai davanti a lui,sebbene avessi addosso solamente una maglia larga dei green day e nulla sotto,ma per qualche motivo esigevo la sua opinione poichè se il suo giudizio fosse stato positivo allora sarei stata più convinta nel comprarla.
<<quindi?come mi sta?>>
Rimase immobile a guardarmi e mi squadrò dalla testa ai piedi come un pittore fa con i suoi dipinti.
Come quando stai cercando un errore nella tua tela perché pensi di aver usato troppo colore o aver sbagliato delle ombre ma solo dopo ti accorgi di aver semplicemente fatto un dipinto perfetto,ed era proprio per quello che non trovava errori.
<<ti sta..bene>>
mormorò.
Sembrava costretto da una forza superiore a comportarsi in modo freddo con me ma sapevamo entrambi che non sarebbe riuscito.
<<grazie>>
dissi fredda a mia volta,ripagandolo con la stessa moneta.
Quella situazione si stava facendo strana,eravamo due animi gemelli che fingevano di essere estranei.
<<devo dormire qui?>>
chiesi con fare impegnato a sedermi sul divano.
Sapevo bene che non mi avrebbe fatta andare a casa da sola con quel buio,infatti gli feci quella domanda per spingerlo a dirmi qualcosa in più.
<<credi che ti faccia uscire nel pieno della notte?>>
<<no,ma->>
venni interrotta da una figura chilometrica che scendeva le scale.
Era una donna dai capelli chiari che ricadevano sulle sue spalle come fili d'oro,perfettamente lisci in confronto ai miei,mossi e spettinati.
Indossava una tutina rossa da notte,simile a quelle che le protagoniste dei film sui miliardari indossavano prima di dormire,e nella sua fronte vi era una fascetta del medesimo colore.
Doveva essere sua moglie.
<<che sta succedendo qui?e soprattutto chi è lei?>>
disse con tono autoritario.
Feci per parlare ma la voce di James che sedeva al mio fianco mi sovrastò.
<<ah,Agnese lei è Amiria,una mia studentessa>>
<<è lei quella di cui parli spesso?e conunque che ci fa qui?>>
<<Era svenuta e liner e chris hanno pensato di riportarla qui per non lasciarla per terra.>>
<<beh hanno pensato male,deve andarsene.>>
<<cosa?>>
dissi io intimidita dal suo timbro di voce.
Poteva essere così cattiva?
Sarebbe stata capace di cacciarmi?
<<hai capito bene Kamiria,devi andartene.>>
<<si chiama Amiria>>
disse James a quel punto.
<<lo trovi davvero così importante il suo nome?>>
<<sì>>
puntualizzò.
<<bene,non me ne andrò finché non sbatterai quella ragazzina fuori da casa nostra.>>
<<stai scherzando spero,io non caccio nessuno.>>
<<James,non stiamo scherzando quì,la voglio fuori dai piedi e subito>>
Dunque capii la situazione così raccolsi i miei vestiti da terra e salutai James ma la presa della sua mano imponente sul mio braccio mi fece capire che non avrei dovuto dargliela vinta.
<<tu non vai da nessuna parte Amiria..>>-continuò-<<e tu Agnese vai a dormire,stai dando i numeri>>
<<come osi rivolgerti così a tua moglie?>>
urlò la donna impetuosa.
<<sei mia moglie, non il mio datore di lavoro,ma persino il capo di un'azienda sarebbe disposto ad avere un briciolo di umanità e lasciare che una ragazzina dorma a casa sua,non stiamo mica scopando,la sto solo accogliendo>>
a quelle parole sia io che Agnese ci pietrificammo,sebbene il suo discorso avesse perfettamente senso,poteva essere maggiormente discreto.
Ma lo avrei ringraziato per sempre,stava litigando con sua moglie per andare incontro alle mie esigenze e mi sentivo tremendamente in colpa per quello.
<<james dai basta>>
dissi interrompendo la loro lite.
cazzo lo avevo chiamato James.
<<James?>>
Mi chiese lei sbalordita.
Gli rivolsi uno sguardo e sembrò dirmi con gli occhi:"non preoccuparti ormai quel che è fatto è fatto"
<<oddio,scusi,io..>>-presi un sospiro per poi continuare-<<mi è venuto d'istinto non si faccia strane idee>>
<<strane idee?ormai ne ho così tante per la testa!Amiria parlami,perchè sei qui e cosa vuoi da mio marito!>>
mi urlò contro e mi sentii come quando alle elementari la professoressa di matematica mi chiamava stupida poichè non riuscivo a svolgere i calcoli come i miei compagni facevano.
I miei occhi diventarono presto lucidi e James sembrò accorgersene poiché mi fece cenno di stare tranquilla.
<<io non voglio nulla da suo marito..è solo il mio professore..sono qui perchè i suoi figli mi hanno aiutata e- e->>
stavo tremando dalla collera,se sua moglie lo avesse scoperto,se avesse capito cosa ci fosse tra me e suo marito,sono sicura che lo avrebbe denunciato e avrebbe mandato in rovina la sua vita.
<<Agnese,ti ho detto di tornare a letto,stai facendo piangere una ragazzina con la metà della tua età,ma non ti fai schifo?>>
Annunciò lui rivolgendomi uno sguardo pieno di compassione e pena.
Non volevo fare pena o tenerezza,mi facevo schifo da sola,non ero mai riuscita a trattenere le mie emozioni e colmavo sempre il vuoto che avevo dentro con qualche lacrima.
Rimasi impassibile,la mia espressione era neutra ma i miei occhi colmi di stilla e notando il mio viso distrutto dalle sue parole,Agnese sbattè i piedi sul legno delle scale e salì in camera sua.

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