la ami.

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12 dicembre 2013
Diciottesimo di Dug
E sono qui, sola, in cerca di quelle dannatissime pillole, che non trovo.
Le cerco per tutta casa, mi metto le mani nei capelli, strillo.
Voglio le mie pillole.
Voglio sconnettermi da questo mondo orrendo per un po'.
Voglio riavvolgere il tempo fino all'anno scorso.
Voglio dimenticare tutto.
Voglio scappare, fuggire.
Voglio bussare alla sua porta e voglio che lui mi apra.
Voglio fissare quel nero, profondo e semplicemente nero.
Voglio il mio quasi gemello.
Voglio ritrovare il coraggio di aprire la fottuta porta di camera sua, chiusa da quasi un anno.
Voglio cantare ancora la nostra canzone.
Voglio che lui suoni per me.
Voglio Oliver.
Ma Oliver non c'è.
E tutto è una merda, la totale merda.

Dove sono quelle dannate pillole? Ne ho bisogno.
Io ne ho bisogno. Piango, disperata. Non ce la faccio più.
Ho la bocca impastata e la faccia con le righe di nero colate sulle guance, che però non mascherano le profonde occhiaie. I miei occhi non sono più azzuri da tempo ormai.
Le sigarette. Se non ho le pillole posso usare le sigarette.
Ne ho solo metà pacchetto, mi basteranno per addormentarmi, almeno per un po' di tempo.
Inizio a fumare come se non avessi nulla di più importante da fare.
Un'urgenza assoluta.
Ora ti capisco, sai Oli? Tu fumavi tanto. Ora capisco che non era perchè ti piaceva.
Ora ti capisco.
Ora vorrei solo che i miei polmoni si riempissero di fumo nero, nocivo. Vorrei che il mio cuore ancora battesse con te, a ritmo con in tuo.
Ma non è così.
Oliver, forse sto arrivando.

********
-Tesoro, hai diciotto anni ora, credevo che fossi a vagare per i locali e sbronzarti con il tuo gruppo di amici.- dice mia madre, guardandomi.
-Mamma, quel gruppo non esiste più da... beh, quel giorno. Lo sai.-
Sospiro. Il compleanno più orrendo che una persona si possa immaginare.
Sono sul letto, in mutande, a parlare con mia madre.
Cosa che nessun diciottenne alle dieci di sera del suo compleanno farebbe.
-È quasi passato un anno. Tu e lui eravate molto amici. Tu e Leah stavate assieme. Sì, non fare quella faccia, lo so benissimo. Vedevo come vi guardavate. Magari non vi siete detti mai nulla in proposito, ma i baci e le fughe a mezzanotte dalla finestra le notavo, non sono così stupida.
Vai da lei, Dug. È triste, sola. Vai da lei, non lasciare che faccia la sua stessa fine. So che la ami ancora, e vederla sorridere davvero sarebbe il più bel regalo che qualcuno possa farti. Vai, fidati della tua mamma.-
Mi lascia un bacio in fronte e se ne va, lasciando la porta socchiusa.
Ed io penso, penso che mia madre sia l'essere più fantastico dell'universo.
E so che ora ci vado da lei.
Eccome se ci vado.

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