*se possibile leggete questo capitolo ascoltando Under The Water dei The Pretty Reckless, poichè io l'ho scritto con quella canzone e veramente ci ho provato e rende molto di più. Grazie a chi lo farà*
Un dolore al petto incredibile mi fa gridare e spalancare gli occhi.
Vedo una luce che mi acceca.
Boccheggio e tossisco forte e ripetutamente.
Piango dal male che sento venire dai polmoni e dal torace.
Non capisco nulla, se sono viva o no, sento solo atroce sofferenza.-Oh Cristo, sei viva, non ci speravo, io.... Dio santo - una voce maschile che mi è nota borbotta e mi solleva come se il mio peso specifico fosse pari a quello di un pezzo di carta e mi appoggia su qualcosa di morbido.
Sento tirare su con il naso, come se quel qualcuno avesse pianto, sento delle mani calde sul viso. Delle labbra calde mi baciano le guance e la fronte, la bocca e gli occhi chiusi.
Sussulto ancora.
-Non piangere, non piangere. Sei qui, sono qui... Dio mio, io ti amo così tanto. Io ti amo, ti amo.- lo urla quasi.
- I-Io non riesco a non piangere se lo fai anche tu...- sussurro.
-Leah, apri gli occhi, aprili per favore. Guardami, dimmi che non lo farai più. Sei così preziosa e fragile. Cazzo, promettimelo che non mi lasci. Promettimelo, ti prego.- ha ancora le mani sulle mie guance, bruciano da tanto sono calde. Singhiozza quasi più di me.
Apro gli occhi e lo vedo. Li vedo, quel verde liquido e spaventato.
Dug.
Scoppio a piangere del tutto, non so nemmeno da dove vengano tutte quelle lacrime, e lui mi stringe, forte.
E piangiamo, piangiamo assieme, mentre mi accarezza la schiena.
-Perdonami - sussurro flebile - perdonami, io non ce la faccio più, tutto mi fa schifo, tutto fa schifo senza di lui. Mi manca terribilmente. Voglio solo andarmene, andarmene da questa merda, il prima possibile.-
Lui mi bacia i capelli e con il dito percorre tutta la lunghezza della mia spina dorsale, facendomi rabbrividire. E ora ricordo che indosso unicamente le mutande e che ho tentato di suicidarmi.
Oh, al diavolo.
-Non lasciarmi, non lasciarmi, per favore- quasi lo supplico.
-Mai. Non ti lascerò mai. Ti amo Leah, ti amo da anni. E non mi aspetto che tu lo faccia perchè ti ho trattata veramente solo come un'idiota farebbe, ma sappilo. Voglio solo che tu lo sappia.-
Perdo un battito e vorrei solo urlare che non me ne frega un accidente se mi ha trattata male, che lo amo anche io, più di quanto amo me, e che sono solo una sporca egoista, che tagliare la corda ed andarmene sarebbe troppo facile. Io non sono Oliver. Io posso farcela.
Invece piango ancora.
-Vieni, che ti metto qualcosa addosso, hai la pelle d'oca, va bene?- mi guarda, si alza e mi tende la mano.
La afferro e mi porta in bagno, apre l'acqua della vasca e mi pettina i capelli con le dita intanto che quella si riempie.
Mi strofino la guancia con il dorso della mano.
C'è silenzio, l'acqua che scorre e i miei singhiozzi.
Poi lo sento biascicare qualcosa e inizia a canticchiare.
- Lay my head, under the water Lay my head, under the sea Excuse me sir, am I your daughter? Won't you take me back, take me back and see?- ha una bella voce, riconosco benissimo il testo. Me l'ha cantata quel giorno. Quel dannatissimo 15 gennaio dell'anno scorso. Me l'ha dedicata e cantata tutta. E ancora lo sta facendo.
Mi prende per mano, mi sfila le mutande e mi mette nella vasca.
Ricomincia a cantare la strofa successiva.
-There's not a time, for being younger And all my friends, are enemies And if I cried unto my mother No she wasn't there, she wasn't there for me.
Non ci provare a mettere la testa sotto quella dannata acqua. La canzone è simbolica, te la tiro su a forza se lo fai.- mi sussurra vicino al viso.
Sorrido e, ancora vicino a lui dico - Don't let the water drag you down. Don't let the water drag you down.-
E lo sento che quella frase è dedicata più a me che a lui, ma ho ascoltato quella canzone fino allo sfinimento, fino all'esasperazione, la usavo come appiglio ovunque.
Non c'è stato un momento preciso in cui eravamo una coppia, nemmeno in cui l'abbiamo deciso. Però ricordo bene i baci, le corse, fare l'amore, scrivere canzoni assurde. È stato l'anno più bello della mia vita: Oliver con cui sentirmi amata e protetta sempre e Dug con il quale fare follie e iniziare ad amare ed amarmi di più.
Poi c'è stato lo schifo e da tutto sono passata al nulla. Sono rimasta io. Sola, a piangermi addosso.
Ma l'ho sempre amato.***********
Non so se essere felice o prepararmi al peggio.
So che ci riproverà, me lo sento. Non sono pronto a lasciarla andare così. Io semplicemente non voglio.
E sta ancora cantando quella cavolo di canzone. Vuol dire che non sono stato l'unico ad averla ascoltata e ripetuta per tutto l'anno.
Galleggia, leggera, nella vasca e sembra un angelo con i capelli biondi come aura intorno. Ha ancora un po' di trucco sulle guance ed è veramente magra, sottile.
Ho ancora la torta, magari riesco a fargliene mangiare un po'.
Le sue gambe si muovono nell'acqua e lo smalto nero sulle unghie dei piedi spicca in tutto quel chiaro.
Ed è bellissima, stupenda. Il mio angelo.
-Piccola, vieni qui.-
-Mi prometti una cosa?-
-Dimmi.-
-Stai qui con me questa notte?-
-Certo.-
-Io non intendo... cioè non voglio, insomma, non voglio fare sesso, ecco.-
-Shh, tranquilla, niente sesso. Va bene. Direi che è l'ultima delle mie preoccupazioni.-
-Già.-
-Mia madre mi ha dato la birra e una fetta di torta, la mangiamo?-
-La birra va bene, ma non ho molta fame. Scusami-
-Mangiane un pezzettino, per favore. È il mio compleanno, me lo fai questo regalo?-
-Okay. Vai a prenderla allora, ti aspetto qui.- sorride.
Le lascio la mano, che non ricordo nemmeno di aver preso e vado a prendere lo zaino.
Quando torno lei è accovacciata con le gambe al petto e ha raccolto i capelli. Ed è ancora l'essere più bello che io abbia mai visto.
-Tieni.- frugo nello zaino e le porgo la birra e un pezzetto di torta.
-È alla vaniglia.- afferma.
La torta alla vaniglia è la sua preferita.
-Lo so, è la tua preferita.- le accarezzo la guancia.
-Avvicinati,- mi dice - avvicinati un attimo- chiude gli occhi.
Mi alzo dal coperchio del water dov'ero seduto e mi inginocchio con i gomiti sul bordo della vasca, vicino alla sua faccia.
-Sono qui.- sussurro.
-Avvicinati di più.-
Allunga le mani con un po' di schiuma e me le appoggia sul viso. Apre gli occhi, e sono grigi. Nonostante siano tristi e non più azzurri brillanti, sono meravigliosi.
Sporge il volto verso di me e mi bacia, lentamente.
Sa di vaniglia.
Allungo la mia mano e la poso sulla sua.
Continua a baciarmi in modo dolce, amorevole.
Non l'aveva mai fatto prima. È il migliore tra tutti quelli che ci siamo mai dati.
E io ora so che la amo davvero. Più di ogni cosa.
Si stacca, sbatte ripetutamente le ciglia e vedo una lacrima scenderle dall'occhio destro.
Apre la bocca per soppesare le parole che sta per dire, come faceva Oliver.
Un sussurro, due brevi parole.
-Ti amo.-
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January 15th
Teen Fiction“ -Sono la sua ragazza.- fa un passo avanti e sorride, prima a me poi a loro, per assicurarsi che avessi afferrato bene quelle parole. -Davvero?- balbetto con gli occhi spalancati. -Sì, Dug, davvero.- ” Leah sta cercando di dimenticare tutto ciò ch...