sorrisi.

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Sono quasi a casa, mano nella mano con Dug, felice e piena di un sentimento che non credo di poter descrivere, anche perchè non ne conosco cause nè conseguenze.
Non sono a conoscenza neanche del motivo per cui io abbia dato di matto, ma cavolo è stata una specie di liberazione.
Sono tre anni che lo conosco, e sono tre anni che mi piace.
Credevo anche che l'anno scorso qualcosa fosse successo tra di noi.
Ma mi sbagliavo.
E Oliver me l'aveva anche detto.
Oliver.
Mi sono sentita così stupida.

Dug svolta in una vietta, che però non porta a casa mia. Sono perplessa.
-Hey ma non è la strada per casa mia, Dug.- gli faccio notare.
-Chi ti ha detto che ti porto a casa tua, tesoro.-

Noto una specie di guizzo nei suoi occhi limpidi, poi gira la testa e continua imperterrito a camminare, trascinandomi dietro di sè. Pianto i piedi al suolo e aspetto che si giri a domandarmi il perchè, come una qualsiasi persona sana di mente e con un Q.I. superiore a quello di un bradipo sotto morfina farebbe; invece mi solleva di peso e mi mette sulla spalla, tenendomi casualmente una mano sul didietro.

-Ma si può sapere che cazzo di malato sei?- sbotto.
Ah, già, dimenticavo, lui è peggio dei bradipi sotto morfina.

Non mi considera minimamante e va avanti per la sua strada. Sbuffo e mi accascio: tantovale approfittare del fatto che almeno non sto camminando.
Dopo qualche minuto, o almeno penso, mi prende e mi butta di peso sopra un mucchio di foglie secche, probabilmente appena raccolte. Deduco di essere al parco e non ci vuole tanto a capire che ora lui le prende, cazzo se le prende.

-Autunno di merda...- borbotto mentre mi alzo.
Lo vedo davanti a me, imponente nel suo metro e novanta di altezza, che fa sembrare il mio metro e sessantacinque da vera undicenne.
Mi sta fissando, analizzando ogni mia minima mossa, con quegli occhi brillanti.

-Beh?! Che hai da guardare?- chiedo guardandolo in modo abbastanza stronzo.
Sorride.
Merda, quei sorrisi, mi verrebbe voglia di baciarglieli tutti.

Mi sta ancora fissando e inizio ad essere abbastanza a disagio. Non ho idea del motivo per il quale mi abbia portato al parco e non ho idea del motivo per il quale sia così ostinato a guardarmi. La cosa un po' mi imbarazza.

-Scusami... per prima, io ti ho trattato male e insomma, non siamo nemmeno un coppia...- farfuglio -Mi dispiace, davvero.- alzo il capo e lo ritrovo a pochi passi da me.

-Ehi, non importa, lo so benissimo come sei fatta, e non saresti nemmeno tu se non fossi così; credo che non mi piacerebbe.- sorride e io mi sento mancare di nuovo.
Come una volta.
Si avvicina ancora. Tremo lievemente.
Non so cosa fare, cosa dire, non so più nulla.
Con lui nei paraggi non capisco mai niente.
-Si ma il fatto è che mi dispiace essere stronza con tutti, poi mi faccio odiare. Sono una persona abbastanza sola e magari ogni tanto ho bisogno di qualc...-

Mi sta baciando. Cristo, mi sta baciando.
Socchiudo la bocca e ricambio. Le sue labbra sono calde, ma un po' secche per colpa del vento. Ha un sapore forte, deciso.
Sono passati mesi, lunghi, interminabili.
Lo schifo totale mi ha rapita, fatto passare un periodo veramente orribile.
Mesi infiniti e lui è ancora qui, con lo stesso sapore, le stesse labbra, le stesse mani sul mio viso.
E quasi dimentico il presente.

Stacca le labbra e le appoggia al mio collo, stringendomi e facendomi rabbrividire. La sua bocca emette flebili respiri e quasi brucia a contatto con la mia pelle. Un bruciore piacevole, che mi conforta.

Si colpo si stacca e aggiunge -Scusami, non l'ho fatto apposta, mi dispiace.-
Si allontana rapido e guarda il cielo.
Ci rimango male perchè so che in fondo a me non è dispiaciuto.

-A me non dispiaceva- dico mentre mi giro per tornare a casa. Devo stare un po' da sola, ne ho veramente bisogno. Quel ragazzo mi influenza troppo.
Lo ha sempre fatto.

January 15thDove le storie prendono vita. Scoprilo ora