fragile ancora.

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Ma dove è finita?
Mi giro nuovamente e fisso ancora il suo banco.
Vuoto.
Non dovremmo nemmeno essere nella stessa classe, ma lei ha iniziato un anno prima ed io sono stato bocciato.
Ero in classe con Oliver l'anno scorso.
Le lezioni sono iniziate da piú di venti minuti e lei non è entrata nell'aula, e io non sto ascoltando niente perchè sono fottutamente un coglione. Non ascolterei comunque nulla anche se ci fosse, quindi non so cosa c'entra tutto ciò col fatto della scuola.
Sto solo perdendo tempo ad autocommiserarmi.
Perchè tanto lo so che è colpa mia.
Lo è sempre.
Lo è sempre stata.

-Mi scusi, non mi sento bene- dico mentre mi alzo. E in parte è vero.
-Senta, dove crede di anda...-
Fanculo.
Esco chiudendo la porta.
Guardo a destra e a sinistra, come per attraversare una strada che mi porta ad una parte opposta, e sospiro.
Corridoi deserti.

Inizio a camminare e a sussurrare 'Leah', ma non risponde. Affretto sempre più il passo fino a quando non sto quasi correndo. Nel frattempo il suo nome ha iniziato a uscire dalle mie labbra aumentando di intensità, da un sussurro ad un urlo.

Certa gente si affaccia dalla classe e mi guarda male ma me ne frego e vado avanti a cercare.
Ormai è inutile smettere, sto già dando spettacolo da un po'. Trovo il bagno delle donne, c'ero già passato ma non avevo notato dei lievi respiri forzati provenienti dall'interno.

-Leah?- chiedo, ma non ottengo risposta. Entro lo stesso, al massimo la bidella mi butta fuori.
Non ci sono mai nemmeno i bidelli qui.
Che diavolo sto blaterando.
Vedo tutti i cubicoli socchiusi o aperti tranne uno. Decido di bussare prima di sfondare la porta, anche se so benissimo che è lei: noto infatti dallo spazio tra la porta ed il pavimento delle scarpe ridotte così male che possono essere solo sue.

-Leah, senti io... sono un idiota, scusami per prima, per la scenata, il bacio e tutto il resto. Insomma non ho giustificazioni perchè le cazzate non si giustificano, ma mi dispiace che tu stia male per colpa mia. Di nuovo.-
Sospiro uno sconsolato scusa prima di appoggiare la fronte sulla porta chiusa.

La sento trasalire quando percepisce la mia testa sul legno freddo e avverto un piccolo rumore metallico di serratura. Apre la porta scricchiolante lentamente e sento il mio battito cardiaco aumentare, quasi fosse un film horror.
Centimetro per centimetro di quella fottuta porta.
Non riesco ad aspettare e la spalanco, prendo Leah per le spalle, la guardo negli occhi per qualche secondo e la stringo a me, forte, come per accertarmi che sia vera, una fragile ancora.
Qui, per me.
Ancora.

Avverto il freddo delle sue mani sul petto nonostante la maglietta
-Guai a te se provi ancora a scappare così, okay?- le sussurro vicino all'orecchio.
Poi appoggio il mento sulla sua testa.
La sento sibilare un fioco 'O-okay...'

Stiamo così non so per quanto e non me ne curo nemmeno, so solo che lei si sta calmando e il suo respiro è sempre più regolare sul mio collo.

-Amico, veramente, non riesco a crederci. Sono scioccato. Non so che dire.- sbattè violentemente il pugno sul tavolo.
Lo feci incazzare molto quella volta.
-Oliver, non volevo, okay? Nom accadrà più.- cercai di calmarlo.
-Davvero tu credi che facendo così mi passerà? Dio, ti ho beccato mentre facevi sesso con mia sorella , come diavolo credi che possa reagire? Offrendovi preservativi e portandovi la colazione a letto quando avete finito?-
Non ho mai visto i suoi occhi più neri e più rabbiosi di quel giorno.
Non seppi cosa rispondere.
Lui continuò il suo monologo.
- Lei si affeziona, lei ci tiene. Non è la tua classica amichetta da allegra scopata e via. Poi non ha nemmeno sedici anni.
Ma Cristo santo, Dug, che merda hai in testa? -
-Lei mi piace, Oliver. Lei mi è piaciuta da quando è venuta ad urlarti addosso quel fottuto pomeriggio. Mi piace da quando l'ho vista.- confesso.
Ed è la verità.
-Questo non significa che sei autorizzato a portartela a letto. È troppo piccola per te.-
-Senti, io ci voglio provare. Non me ne frega nulla se è più piccola. E non me ne frega se è tua sorella. Ora lo sai. Non ce la faccio a passarle vicino senza che lei sappia tutto questo.-
Sono stufo.
Stufo marcio.
La voglio mia, io e lei insieme.
E non si tratta solo di sesso, per quello posso aspettare anche tutto il tempo che vuole.
È qualcosa in più.

Non ho dimenticato la sua reazione quel giorno.
Non ho dimenticato quel giorno.
Ed ora che ci penso Oliver aveva ragione.
Alla fine l'ho fatta stare male.
E sono stato così fottutamente scemo da rifarlo.
È la persona più fragile che io abbia mai conosciuto.

La campanella suona e, alzando la testa mi guarda e sorride. Dio, il suo sorriso.
-Vieni, adesso ti porto a casa, piccola.- le dico e le lascio un buffetto sulla guancia. Mi incammino e la sento ridacchiare.
I suoi passi veloci mi raggiungono e mi stupisco di sentire una mano gelida che prende timidamente la mia.
Me la ricordo così bene.
Sorrido e stringo la presa, non mi sono mai sentito tanto felice per un gesto così.

January 15thDove le storie prendono vita. Scoprilo ora