abbraccio.

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Stanno entrando in casa un sacco di persone, e sto facendo il "Dj" io questa sera.
Stranamente non mi va per nulla di essere ad una festa, l'unico aspetto positivo è che questa è la festa di Leah.

Lei forse non si rende conto di poter contare su di me, anche ora. Una volta non era così però.
Prima non lo era.

È in quella camera da più di mezz'ora a cambiarsi, mi sto preoccupando, non è da lei badare tanto a queste cose. Anche perchè di solito indossa jeans rovinati o tuta e felpe enormi per la stramaggioranza prese in prestito al sottoscritto. O quelle vecchie di suo fratello, anche se quando le indossa ha sempre un'aria depressa, forse perchè sono tutte nere, o colori molto scuri. O solo per il fatto che erano di Oliver.
Non che mi dia fastidio quando le prende, perchè quando me le ritorna hanno un buon profumo, non riesco a capire bene di cosa però, quasi come...beh Leah.

Sono passati altri dieci minuti e la casa è piena.
Un'orda di ragazzi è affollata al piano bar a ingurgitare alcolici come se non ci fosse un domani.
Altri si stanno rollando delle canne ridendo come dei deficienti, mentre alcune mettono in mostra i loro corpo ballando contro ragazzi che sono talmente ubriachi da non rendersene nemmeno conto.
Che degrado.

Okay sono veramente preoccupato, perchè non esce?
Mi avvicino alla porta e busso.
-Ehi Le ci sei? Sai è un po' che sei lì... voglio solo sapere se va tutto bene.-
Attendo ma non risponde, magari è per il volume alto della musica.
Riprovo alzando il tono della voce.
-LEAH CI SEII!?-
Ancora non risponde e non posso proprio aspettare, se si sente male?
Mi avvicino e do una spallata all'angolo della porta, si incastra sempre ed entrambi sappiamo questo trucchetto per aprirla.
Entro chiedendo il permesso, ma mi accorgo che lei non c'è.
Mi sto spaventando seriamente. Inizio a chiamarla ma non si fa sentire.
Non puo essere sparita.
-Leah cazzo dove sei? Mi sto preoccupando. Ti prego...-
Mi sono lasciato sfuggire un sospiro in questa ultima frase, ho la voce rotta, sull'orlo del pianto. Da quando piango? Non ho mai pianto facilmente. Nemmeno quel giorno.
Noto la portafinestra aperta e mi sorge un orrendo dubbio.
Non può averlo fatto.
Non può.
Lei no.
So che ha avuto problemi tempo fa, quando aveva incontrato il padre e lui l'aveva trattata come se fosse un rifiuto della società.
Leah è una ragazza fragilissima, anche se con tutto il trucco nero e i piercing non sembrerebbe, e non so come quel coglione abbia potuto guardarla negli occhi e farle del male senza pentirsene.

Mi sporgo dal balcone e, con un moto di sollievo noto che sotto non c'è niente oltre che alla strada.
Vedo il bagnetto della camera socchiuso e dei rumori.

Corro e spalanco la porta: è seduta sul bordo della vasca, di schiena, con addosso solo le mutande, ma sono troppo sconvolto e felice per pensare a cazzate.
-Leah ti ho trovata, che colpo!-

Esclamo mentre mi avvicino a lei e la abbraccio da dietro, inspirando il suo dolce profumo.
Ora non voglio pensare ad altro, patti o meno, solo che lei è qui, e sta bene.
Le sussurro all'orecchio
-Ho visto la porta del balcone aperta, lo sapevo però che tu non l'avresti fatto. Tu sei forte. Tu ce la farai. Lui non ce l'ha fatta, ma non lascerò cadere anche te, lo prometto.-

January 15thDove le storie prendono vita. Scoprilo ora