variegato cioccolato e amarena.

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Aprii la porta lentamente per evitare qualsiasi tipo di rumore, ero molto arrabbiata con Oliver quel giorno.
Volevo semplicemente raccogliere le mie cose, ficcarle nello zaino ed andare a casa della mamma per un po'.
Non la sopportavo e dormivo da mio fratello a casa di quello che doveva essere mio padre per cinque giorni su sette in media. Ma ero troppo orgogliosa per chiedere scusa e lasciai perdere.
Raccattai qualsiasi cosa trovai, tanto non faceva differenza, i suoi vestiti erano praticamente i miei.
L'intimo, ecco. Il mio intimo, dove diavolo era?
Aprii l'armadio, frugai nella scatola rosa e gettai alla rinfusa vari reggiseni e mutande e poi richiusi lo zaino.
Mi sedetti sul letto e sbuffai, lasciandomi cadere all'indietro sul materasso.
Dio, che caldo. Nonostante fossero già i primi di settembre io giravo ancora in top, calzoncini ed infradito. Non so per quanto stetti su quel dannato letto, minuti interi credo, so solo che mi venne voglia di acqua, acqua gelata, addosso, per risvegliarmi da quel coma.
Mi alzai con una lentezza imparagonabile e ciabattai fino alla cucina, ma il frigo era vuoto, tranne per degli affettati probabilmente scaduti e varie scatole di cibo spazzatura. Ma come diavolo era possibile che quel ritardato non avesse neanche l'acqua in casa?
Decisi allora di andare in bagno e sciacquarmi la faccia, poi avrei semplicemente levato le tende.
Appena aprii la porta del bagno però mi accorsi che qualcuno si stava facendo la doccia.
Rimasi scioccata, anche perché Oliver mi aveva assicurato che oggi sarebbe stato via con degli amici. Allora perchè c'era qualcuno nella sua fottuta doccia? Andai nel panico e tentai di uscire, ma mi inciampai in quel dannato porta salviette e lo feci cadere. Io glielo dicevo che non si mettono i porta salviette davanti alla porta, ma no, lui lo voleva a tutti i costi lì.
Oh, al diavolo lui e i suoi fottuti porta salviette.
Dovevo uscire da quel dannato bagno, il più in fretta possibile.
-Ehi, chi c'é?- disse lo sconosciuto dentro la doccia.
Cazzo. Borbottai qualcosa completamente a caso e mi appesi letteralmente alla maniglia della porta, stringendola talmente forte da farmi sbiancare le nocche.
-Leah?!- disse la voce -Ma cosa cavolo...- e la testa della persona più improbabile che potesse farsi la doccia a casa di mio padre si sporse dalla tendina.
Dug.
-Si può sapere che diavolo ci fai qui?- chiese stralunato
-Ma dimmelo TU che diavolo ci fai nella doccia a casa di MIO padre!- ero scioccata e non avevo ancora lasciato la maniglia della porta.
-Cristo. Passami un asciugamano.- sospirò strofinandosi una mano sulla faccia e allungandola verso di me.
Senza smetterla di fissarlo allungai il braccio e tastai l'aria in cerca del porta salviette, ma non lo trovavo.
Ah già, era a terra. Mi abbassai borbottando imprecazioni e ne raccolsi uno, glielo passai e poi mi girai verso la porta, imbarazzata come non mai.
-Leah, hai sedici anni, credo che tu abbia già visto un ragazzo nudo prima d'ora.-
-No! Cioè sì, ma no. Voglio dire, e se anche fosse?- biascicai.
Dio, che situazione di merda.
-Girati, ti prego. È imbarazzante parlare con la tua schiena. E sì, ho messo la salvietta, prima che tu lo chieda- sembrava quasi scocciato.
Cioè io mi sarei voluta sotterrare dalla vergogna perchè avevo trovato un ragazzo che si faceva la doccia a casa di mio padre e lui era fottutamente scocciato.
É incredibile.
-Guarda, io ora raccolgo il mio zaino, alzo i tacchi e tanti saluti. Nessuno nominerà più questo fatto e ci dimenticheremo di tutto. Okay? Non voglio saperne nulla.- affermai alzando le braccia in segno di resa ed aprendo finalmente la porta.
-Nulla.- ripetei.
Uscii da quel dannato bagno e raccolsi velocemente lo zaino, intenzionata ad andarmene il prima possibile. Sudavo incredibilmente, sia per il caldo che per la situazione, e avrei voluto solamente spogliarmi e buttarmi sul letto, con il ventilatore vicino, a mangiarmi il mio variegato al cioccolato e amarena, senza preoccuparmi di niente se non di stare sdraiata.
Volevo solamente andarmene, silenziosamente, come ero arrivata.
-Leah aspetta!-
-Che diavolo vuoi ora?!-
-Rimani qui con me, per favore.-
Mi girai e per poco non mi cadde la mascella. Perchè quell'idiota voleva che stessi con lui? Non faceva abbastanza caldo evidentemente secondo lui. Il mio ventilatore mi stava aspettando e nulla mi avrebbe impedito di raggiungerlo.
-Ehi, senti. Sono scortese, lo so, ma ho caldo, voglio solo andare a casa, farmi una doccia, buttarmi sul letto con il ventilatore acceso e magiarmi una vaschetta di gelato. Ti prego Dug, finiamola qui con tutto questo- dissi allargando le braccia per indicare la stanza e lui,- è imbarazzante.-
Mi avvicinai alla porta quando stavo per uscire mi fermò mettendomi una mano sulla spalla. Ancora. Cosa non gli era chiaro?
-Un secondo, aspetta un secondo, ti prego. La doccia falla qui, torno subito.- corse in bagno e in men che non si dica fu vestito. Aveva ancora i capelli umidi e la maglietta attaccata al torace, e lo fissai per tutto il tempo.
Si infilò le scarpe e mi raggiunse.
-Promettimimi che quando torno sarai ancora qui.-
Mi guardò con degli occhi talmente profondi che io non seppi neanche cosa pensare.
Biascicai un fioco 'okay' e lui, sorridente, mi diede un bacio sulla guancia, poi uscì.
Mi sedetti sul letto e misi la testa tra le mani.
Perchè tutto questo?
Non seppi cosa mi stava succedendo, perchè assecondavo sempre tutto quello che voleva?
Dovevo parlare con mio fratello. Subito.
Presi il telefono e premetti il tasto della chiamata rapida.
Squilli a vuoto.
-Oh, rispondi, andiamo-
Ero in ansia, volevo, dovevo, raccontare tutto questo a qualcuno.
-Hey piccola, che c'è?- rispose dall'altra parte del telefono.
Aveva una voce roca, come se si fosse appena svegliato e, potrei giurarci, sembrava felice.
-Io non so cosa mi succede, non lo riesco a capire, mi sento un'idiota. Torna ti prego.- sembravo una disperata, avevo un bisogno sproporzionato di stringerlo e farmi consolare. Non volevo stare lì, non volevo stare con Dug, non volevo continuare a dare consensi a tutto quello che mi chiedeva solo perchè mi guardava. Avevo paura, paura di quello che provavo, non volevo essere innamorata, e conoscendomi avrei rovinato tutto. Così non ci sarebbe stata più nemmeno l'amicizia.
Quindi ero lì, a piangere per niente al telefono con mio fratello, che era chiaramente appena stato a letto con qualcuna.
-Leah, calmati, dimmi cosa è successo, okay?-
-Io non lo so. Non è successo nulla. Il problema è questo.-
-Dove sei?-
-A casa tua.-
-Cosa? Perchè sei a casa mia?-
-Io ero arrabbiata con te e volevo raccogliere tutta la mia roba e starmene per un po' da sola a casa di nostra madre. Scusami.-
-Vabbè, non importa, ti perdono, la colpa è anche mia, non dovevo trattarti così. Ti amo, lo sai, ti amo un sacco, non vorrei mai che tu stessi male, sei la mia piccolina.-
Sorrisi, lo sapevo che non voleva che stessi male.
-Oli, ma c'è un problema...- borbottai.
-Cosa?-
-Ho trovato Dug nella doccia, e non so, mi ha guardata in quel modo.-
-Ti ha fatto male? Ti ha portata a letto e non volevi? Giuro che appena torno lo uccido. Porca puttana, sto fuori due giorni e violenta mia sorella, io lo uccido.- era veramente furioso.
-No no, non mi ha toccata, ma io non voglio andare con lui, non voglio rovinare tutto, sarebbe troppo imbarazzante e non so cosa fare, credo che mi piaccia ma non capisco più niente.-
-Ehi, stai tranquilla, gli parlo io. Sicura che stai bene?-
-Sì, credo di sì. Scusa per averti disturbato. Eri impegnato, vero?- ridacchiai. Lo sapevo benissimo.
-Oh, non sai quanto, tesoro.-
Risi ancora, sinceramente.
-Ti lascio allora, vedi di non fumare troppo o la farai scappare ancora in mutande.
Ah, una cosa. Posso sapere perché Dug era nella nostra fottuta doccia?-
Io volevo davvero saperlo, ero curiosa.
-Ma sì, le solite stronzate. Ha litigato coi suoi e mi ha chiesto se poteva stare lì intanto che ero via. Tranquilla, gli ho proibito di ficcanasare nella tua roba o di dormire sulla tua parte di letto, se ti può consolare.- aggiunse.
Sentii un rumore nella cornetta, e riconobbi lo scatto metallico del suo accendino. Ovviamente, stava fumando.
-Oh, grazie tante. Ora mi sento davvero sollevata- risposi sarcastica, -ha finito tutta l'acqua e il frigo fa schifo, comunque.-
-Leah, è quasi adulto ed è un maschio, cosa pretendi. Senti, io ora devo proprio andare. Chiamami appena hai bisogno, torno tra qualche giorno piccola, ciao.-
Sussurrai un 'ciao' non molto convinto e lui riattaccò.
Avevo veramente bisogno di una doccia gelata.

January 15thDove le storie prendono vita. Scoprilo ora