la sua ragazza.

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Dopo il mio tentato suicidio ed il riuscito salvataggio da esso credo che le cose siano migliorate.
Impercettibilmente, ma migliorate. Insomma, voglio dire, la mia vita mi fa ancora schifo da morire, ma di sicuro non ho intenzione di suicidarmi ancora.
Almeno per ora.
Ed il fatto che ci sono le vacanze di Natale decisamente mi piace. Non è che io vada a scuola proprio volentieri, anzi, salto un sacco di lezioni, ma mi piace studiare.
Fra due giorni sarà capodanno. Ed io non ci voglio assolutamente pensare, il capodanno dell'anno scorso è stato abbastanza memorabile, non credo di potercela fare.
Sono stufa di rimuginare su quanto Oliver mi faccia stare da schifo anche se non c'è.
-Tu non ci sei più, cazzo! Tu non hai il diritto di rovinare anche la mia vita, non hai il diritto di trascinarmi nel baratro con te. Io ti odio così tanto certe volte!- urlo con le lacrime pronte a scendere dagli occhi sulla soglia della sua camera, ancora chiusa.
Mi pento immediatamente di quello che ho detto e mi appoggio con la schiena alla porta, lasciandomi scivolare a terra.
Quella non sarebbe nemmeno una camera, lui era venuto qui un giorno, sbucato improvvisamente quando non sapevo nemmeno di avere un fratello, aveva detto a mia madre che mio padre doveva andare via per un po' e lui non sapeva dove andare, allora lei svuotò quella stanza minuscola, e non sapevo nemmeno io quante cianfrusaglie c'erano dentro prima di aprirla; gli buttò dentro un materasso e delle coperte e gli disse che doveva farsela andare bene e che appena suo padre fosse tornato lui avrebbe levato le tende. Tipico di mia madre.
Io lo aiutai a sistemarla, raccattando tra le cianfrusaglie, ed era sempre in disordine, ma col tempo è rimasta così e basta.
C'è una sola stanza da letto in casa, ma mia madre è sempre stata fuori di notte, chiudendomi dentro, quindi è mia. In sostanza, questa casa è una merda.
Ora è circa un mese che lei è da un uomo, e non ne voglio sapere assolutamente nulla. Probabilmente non avrà nemmeno menzionato il fatto di avere una figlia che ha tentato più volte il suicidio e che deve prendere delle pastiglie per non farlo e di un figlio che invece si è suicidato seriamente. E di essere stata piantata dall'uomo che glieli aveva messi in grembo appena l'aveva scoperto. Due volte.
Sarebbe stato troppo. Infondo aveva diciannove anni quando è diventata madre, è ancora giovane e non ha mai smesso di cercare l'uomo perfetto, anche se sa bene che è tempo sprecato.
E quindi sì, abito da sola in una casa piena di rimorsi e ricordi, che non vede un'aspirapolvere da settimane, con una camera chiusa da un anno e senza televisione, dato che non pago le bollette e che nessuno lo fa al posto mio. Almeno mio padre la luce la pagava ad Oliver quando gli ha lasciato il piccolo appartamento per trasferirsi con la sua nuova moglie.
Credo che sia giunta l'ora di smetterla di piangersi addosso e di aprire quella dannata porta.
Ma non voglio. Non ci riesco.
Cristo, mi sento così da schifo.
E mi rendo conto solo adesso che ci sarebbe una cosa, o meglio una persona, che riuscirebbe a farmi stare meglio.
Dug.
Nonostante io lo abbia considerato un amico, ci sia andata a letto, abbia fatto incazzare a morte Oliver per averlo fatto, averlo chiamato solo quando non avevo altre opportunità, nonostante il fatto che io sia stata stronza con lui per tutti questi anni, lui c'è sempre stato.
Sono stata così stupida, e l'ho capito solo al suo compleanno, che ho irrimediabilmente rovinato. Ma no, lui era di nuovo lì, con me, e si è preso cura di me per l'ennesima volta, senza lamentarsi, senza lamentarsi per averlo trattato da schifo e chiamato solo quando mi serviva.
Ed avergli rovinato la vita andando a letto con lui, rovinando il suo rapporto con Oliver per colpa mia, averlo piantato senza un apparente motivo.
Non averlo considerato per quasi un anno, pensando che le pastiglie facessero più effetto e che mi facessero dimenticare di tutto.
Ma no, non è così.
E solo ora mi rendo conto che l'ho sempre amato, anche se non me ne rendevo conto. Anche se sono stata la peggiore tra tutte le persone che ha avuto intorno, io lo amavo.
Dopo anni gliel'ho detto.
La sera del suo compleanno.
Successivamente al fatto che ho tentato di suicidarmi.
Nella vasca da bagno.
Con la birra in mano.
Piangendo.
Dopo averlo baciato.
E non credo nemmeno che l'abbia sentito.

January 15thDove le storie prendono vita. Scoprilo ora