Capitolo 43

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C'era un senso di libertà. Di nuovi inizi. Una sensazione di un "dopo". Dopo la guerra. Dopo le ferite. Aveva ancora la sua cicatrice ma non aveva più lo stesso peso. Gli incubi erano spariti. La sua pelle non pizzicava e non bruciava più. Voleva ancora terminare la sua ricerca per rimuovere la cicatrice ma quella poteva aspettare. Per ora, voleva solo godersi la sensazione di una vita senza la costante pesantezza che l'aveva circondata.

Quando uscirono dall'infermeria, andarono alla tenuta Malfoy e passarono la settimana successiva solo lì dentro perché sembravano non averne mai abbastanza uno dell'altro.

Sembrava che, dopo secoli di desiderio, avessero finalmente il permesso di godersi l'un l'altro quanto volevano. Lei scherzava sul fatto che lui stesse rendendo competitivo anche il sesso, perché sembrava deciso a farlo in ogni stanza e su ogni superficie della casa. La piegò sul tavolo all'ingresso, la scopò sulle scale, la prese contro il muro nel corridoio, la interruppe mentre preparava la colazione sollevandola sul bancone della cucina, la tirò sopra di sé sul divano e ricreò la loro prima notte insieme nella biblioteca del maniero.

Nei momenti in cui non si strappavano i vestiti di dosso, passavano il tempo a parlare per ore. Lei voleva sapere tutto quello che c'era da sapere su di lui, dalle piccole cose come il suo cibo preferito della colazione alle conversazioni profonde sul suo passato. Lui voleva sapere dei suoi genitori. Come erano. Di come passava il Natale nel mondo babbano. Lei voleva sapere quando il suo rapporto con suo padre era cambiato e quando aveva capito che l'ossessione di Lucius per la purezza del sangue fosse sbagliata.

"Hai avuto un ruolo importante in questo," disse lui, accarezzandole il braccio mentre lei si sdraiò sopra di lui, fissandolo negli occhi. "Sono cresciuto imparando che i Purosangue fossero superiori a quelli con sangue misto. Quando ti conosciuta, lo credevo ancora ma poi tu ti sei dimostrata migliore in tutto. Come potevo definire inferiore chiunque fosse di sangue misto, quando la persona più perfetta che ho conosciuto lo era?"

Lei arrossì. "Ora mi stai solo prendendo in giro".

Lui rise. "Amo farti i complimenti perché uno, lo penso, e due, perché ti imbarazzano."

Dopo quella prima settimana, dove il mondo esterno era andato avanti senza di loro e le andava bene così perché tutto quello che le importava era proprio dentro quella casa, decisero che era il momento di lasciare la Tenuta occasionalmente.

Lei andò ad Hogwarts per prendere alcuni dei suoi vestiti e lui colse l'occasione per andare a parlare con Piton. Hermione chiacchierò con Ginny e Harry che stavano preparando il matrimonio per l'anno seguente e dissero che gli inviti sarebbero stati mandati presto. Harry aveva fatto carriera al Ministero e stava contribuendo alla revisione dell'organizzazione.

Prima di andarsene, voleva salutare Dominic ma quando aprì la porta del suo dormitorio, desiderò di aver bussato prima.

"Oh mio Dio, mi dispiace," disse lei tappandosi gli occhi. "Volevo solo salutarti."

Sentì Dominic borbottare goffamente qualcosa, mentre Zabini rideva con disinvoltura. "Ciao, Granger".

Coprendosi ancora gli occhi, anche se i due erano per lo più vestiti, chiuse di nuovo la porta.

Ridacchiando su quella catena di eventi imprevisti, si diresse verso l'ufficio di Piton, ma si fermò quando vide il professore parlare con Draco in tono serio e la sua mano posarsi sulla sua spalla in quello che era il gesto più paterno che avesse mai visto da Piton. Pur essendo curiosa di sapere di cosa stessero parlando, decise di concedere loro un momento e si girò.

Aveva ripreso i suoi incontri settimanali con Ginny e Harry al pub e Draco aveva sempre avuto una scusa comoda per non poter partecipare.

Una mattina, erano sdraiati a letto a leggere, quando lei ricevette una pergamena.

Damaged Goods | Traduzione in ITALIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora