Capitolo 35

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"Cari miei nipoti,

Qualche volta vi perderete, vi sentirete come se mancasse un pezzo, vi sembrerà tutto senza senso, senza logica, senza un filo conduttore. Succederà, poi, che si aggiungerà dell'altro, quasi come se dovesse capitare tutto a voi e sembrerà assurdo, surreale, e a tratti pure inconcepibile. Ecco, in quei momenti, in quella sorta di tromba d'aria capace di annullare tutto, prendetevi la libertà di perdervi. Prendetevi la libertà di essere fragili. Ve lo dovete, dopo tutto quello che avete passato. Lasciate che tutto scorra, che tutto passi, quasi come se non doveste spiegare nulla a nessuno. Non state perdendo niente, è solo un po' di voi che se ne va, che cambia, che smussa spigoli e ne fa spuntare altri. Non si resta sempre uguali: il cambiamento è la cosa più umana del mondo. Non vi spaventate. Sarà bello così. D'altronde pure questa è vita. Sarete sempre voi. Avrete solo qualche consapevolezza in più. Ci saranno giorni in cui non vedrete un motivo per andare avanti. Va bene. Ci saranno volte in cui pure il pensiero di alzarvi dal letto vi farà piangere. Va bene anche questo. Ci saranno giorni dove non vi ricorderete nemmeno come si fa a ridere o a piangere, dove la stanchezza vi peserà fin dentro le ossa fino a schiacciarvi. Ma ricordatevi che non dura per sempre. Che è tutto temporaneo. Quando arriveranno quei giorni, ricordatevi dell'amore che vi unisce, perchè quello supera qualsiasi male. Purtroppo è vero, ho appiccato io l'incendio, ma non sopportavo che un bastardo del genere come vostro padre stesse vicino a vostra madre, e non sapevo che lei fosse lì. Io l'amavo, come Dante amava Beatrice, e non mi pento di nulla di quello che ho fatto con vostra madre, perchè non eravamo fratelli di sangue, ed ero quindi innamorato di lei. Così l'ho raggiunta perchè un vecchio saggio mi disse che solo dopo la morte si può trovare la pace. L'ho amata, come amavo voi. Ma non potevo più stare qui. La sua assenza mi stava divorando. Dovevo raggiungerla. Ora sono felice. 

Amatevi sempre tra voi fratelli.

Sempre vostro.

Zio Jill."

Io e i miei fratelli rileggevamo questa lettera a ripetizione. Amava mia madre. 

Se avessi risposto, ora sarebbe vivo, è solo colpa mia.

<<Lilith, stare lì a piangerti addosso, non serve, non è colpa di nessuno.>> mi disse Aiden provando a consolarmi.

E aveva dannatamente ragione, però io sapevo com'era vivere col senso di colpa perenne. Sento. Sento come non molti sentono. E questo è invalidante. La vita, l'amore, i ricordi, il senso di colpa per un niente. Ogni cosa è appuntita e preme sul torace del mio animo. Questo è forse un privilegio, o una subdola condanna? Non avevo una risposta a questa domanda. Ma solo una persona era in grado di spazzare via questo mio sentire invalidante. Jake. 

Purtroppo tra qualche ora sarei dovuta stare a lavoro con Maggie e Honey, ma con che faccia potevo andarci?

<<Ti hanno detto che puoi restare a casa.>> disse Alec.

<<No, le ragazze hanno bisogno di me, oggi siamo piene di lavoro, mi aiuterà a distrarmi.>> dissi mentendo.

Mi sistemai, per poi uscire di casa dove Honey insieme a Maggie mi stavano aspettando in macchina.

<<Ehi, cuore. Come stai? Se non te la senti, non importa, lo sai.>> mi disse Honey con una gentilezza disarmante tanto da scaldarmi il cuore.

Arrivammo al bar, per iniziare il turno e notai la figura di Jake. Che ci faceva qui? E perchè stava parlando con una cliente che veniva spesso ma che aveva la nomina di preferire i ragazzi impegnati?

<<Ciao amore mio.>> dissi guardando lei con occhi di fuoco, e lui ricambiò il mio bacio.

<<Piacere mio Jackson.>> disse lei.

Se dev'essere, saràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora