Capitolo 40

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Tre mesi dopo...

Dicono che la solitudine porta a straordinarie libertà.

Però quando torni a casa e non ti aspetta nessuno, quando la sera non ti ascolta nessuno parlare della tua giornata, quando puoi fare quello che vuoi, come la chiama libertà o solitudine?

<<Dai Isabelle. Hai il firmacopie oggi a Chicago, alzati da quel cazzo di letto per Dio.>> disse Honey.

<<Non mi va, annullo.>> dissi con il viso buttato nel cuscino.

<<Smettila di piagnucolare e sistemati. Hai fatto tanta strada per essere chi sei ora. Hai superato la rottura con Jake, più o meno, hai pubblicato il tuo libro, bhe io ho mandato il tuo libro a una casa editrice ma è uguale, hai una casa tua, e sono diventata la tua manager insieme a Maggie che è la tua editor, sei diventata la fottuta donna che volevi essere, quindi muoviti.>> disse buttando via le mie coperte.

<< Non sono la donna che vorrei essere, non ho superato la rottura, semplicemente sopravvivo, e dovevi chiedermelo prima di mandarlo.>> dissi mettendomi seduta.

<<Dai, tra un'ora e mezza dobbiamo essere lì, e sarà pieno di lettori che aspettano solo te. Muoviti.>> disse ed uscì dalla camera.

Devo togliere il vizio di lasciarle le mie chiavi.

Mi alzo, mi trascino verso il bagno con la voglia di vivere sotto i piedi, e mi guardo allo specchio.

Occhi gonfi, sorriso spento, e groppo in gola.

Sono passati tre mesi Lilith, puoi farcela.

Mi faccio una doccia, dove crollo in un ennesimo pianto, di nuovo.

Però mi rendo conto che quando soffri sei convinto del fatto che duri per sempre, però anche l'inverno poi si trasforma in primavera. Nessun inverno dura per sempre.

Esco dalla doccia e prendo in mano il telefono per vedere le notifiche.

Non mi ha cercato. Di nuovo.

Mi trucco, mi metto il mio tailleur  blu notte,  con il mio nuovo taglio di capelli corto e il nuovo colore rosso melograno, ci sta a pennello.

Prendo il telefono e mando un messaggio a Honey per avvisarla che può passare a prendermi con l'autista così possiamo recarci alla libreria.

Dopo poco mi trovo in questa libreria stupenda, tutta sui toni del rosso e bianco.

Iniziano a far entrare i giornalisti, insieme a a lettori e lettrici con in mano il mio libro.

<<Allora signorina Heller, come ha avuto l'ispirazione per scrivere il suo romanzo?>> mi chiese una giornalista sui vent'anni, non molto alta, con dei grossi occhiali sul naso.

<<Bhe, dicono che si scrive di cose che sai. Io l'ho fatto.>> dissi sorridendo mentre firmavo dei libri e abbracciavo delle ragazze.

<<Quindi il Jake di cui si sono innamorate tutte esiste davvero?>> chiese la giornalista e mi si fermò il cuore.

Come si poteva rispondere a questa domanda senza scoppiare a piangere?

<<Bhe, sì, esiste davvero.>> dissi secca mentre firmavo il libro di una ragazzina che piangeva nel vedermi dal vivo.

<<E esiste ancora nella tua vita?>> disse lei.

<<No, purtroppo no. Io sono convinta che non si dimentica nulla, semplicemente le cose cambiano ma rimane tutto dentro.>> risposi sbrigativa.

Se dev'essere, saràDove le storie prendono vita. Scoprilo ora