SANEM
Sono uscita da casa dei miei genitori insieme ad Emre per raggiungere l’agenzia, e solo una volta messo piede in strada mi sono ricordata di essere arrivata lì con lo scooter. Mio cognato ha insistito affinché lo lasciassi lì, ma la mia cocciutaggine ha avuto la meglio, dicendogli che a quell’ora non correvo rischi, c’era tanta gente in giro e che, comunque, mi sentivo meglio. E così, mentre lui si è avviato, dando un passaggio a Leyla al lavoro, io mi sono diretta lì dove, ieri sera, avevo parcheggiato.
Non mi sono accorta subito del foglio ripiegato in due, posizionato nella fessura del bauletto retrostante il sedile. Solo quando l’ho aperto per recuperare il casco, ho notato qualcosa svolazzarmi ai piedi. Ho recuperato quel pezzo di carta, aprendolo e leggendo quelle due righe che mi hanno fatto mancare il respiro.
Con ciò ho avuto anche la conferma che quella pazza conosce tutti i nostri movimenti e che non si fermerà finché non avrà avuto ciò che vuole.«Perché non sei tornata dentro casa?» mi domanda Can.
«Non volevo far preoccupare i miei genitori.»
«Hai rischiato di fare un incidente in queste condizioni.»
«Ho guidato piano.»
«E se lo scooter fosse stato manomesso? Se quella pazza avesse tagliato i cavi dei freni? Ci pensi al rischio che hai corso?»
Can sembra arrabbiato, e non so se più con Aicha o con me, in questo momento.
“Forse ha ragione lui.”
«Volevo solamente tornare a casa nostra. Io non…»
«Sanem, devi riflettere prima di fare certe cose» sbraita, alzandosi e camminando agitato per la stanza. «Ti rendi conto che quella là è imprevedibile e potrebbe anche attentare alla nostra vita?»
“Non ha torto, in effetti!”
Mentre lui va avanti e indietro come un leone in gabbia, io invece non riesco a muovermi, resto ferma con le mani in grembo, seduta sul letto e guardando fisso fuori dalla finestra.
«Dobbiamo andare in commissariato e mostrare anche quest’altra minaccia» asserisce Can, fermandosi davanti a me.
«Io voglio andare via!» esclamo con un filo di voce.
«Che cosa dici?»
«Non posso più rimanere qui. È pericoloso per te, per me, e… è meglio così» continuo, parlando lentamente.
«Non dire stupidaggini, Sanem!» mi rimprovera Can. «Credi che così risolverai il problema?»
«Almeno non mettiamo a rischio la nostra vita.»
«Smettila! Non siamo noi a dover andare via.»
«Non ho detto “noi”, ho detto che io andrò via!» ripeto con calma.
«Ah, sì? E sentiamo… dove vuoi scappare?»
Faccio spallucce. «Non lo so.»
«Vuoi lasciarmi?» La sua domanda mi arriva come un colpo sparato a salve.
“Vuoi lasciarlo???”
Persino alla mia Voce sembra assurda questa decisione.
“E certo che lo è!”
“Ma tu da che parte stai?” mi acciglio.
«Vuoi lasciarmi, Sanem? È davvero questa, secondo te, la soluzione?» domanda ancora Can fissandomi interdetto. «Guardami!»
Faccio cenno di no con la testa. Non voglio guardarlo, se fisso il mio sguardo nel suo è finita, ricomincerei a piangere e non riuscirei più a tenere salda la mia decisione.
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Equinozio 🦋 di Primavera 🌺
RomanceSEQUEL di "Solstizio d'estate", "Equinozio d'autunno" e "Solstizio d'inverno"