🌺 Capitolo 19 🦋

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CAN

Durante la pausa pranzo mi reco al molo. Osservare la mia barca in parte rovinata mi provoca un dolore che non riesco a spiegare. È parte di me, di quello che sono. Per fortuna l’incendio non si è esteso, e dalla perizia si è dedotto che è possibile riparare la parte danneggiata; ci vorrà un po’ di tempo ma mi basta sapere che la mia amata “Albatros” non è andata completamente distrutta.
Resto qui tutto il tempo che ho a disposizione. La osservo da non molto lontano, seduto su una panchina, piegato con i gomiti sulle ginocchia e le mani giunte davanti al viso, lasciandomi travolgere dai ricordi del passato, i viaggi, le regate, e dai ricordi più recenti dei quali ne fa parte anche Sanem.

Il mio telefono squilla. È l’agente Bulut.

«Signor Can, abbiamo di già l’esito del DNA corrispondente alle impronte rilevate sul libro. Nonostante ce ne siano diverse, sono riusciti ad isolarle tutte e… alcune corrispondono alle impronte trovate sul bracciale. E non mi riferisco a quelle della signora Sanem…»

«Vuol dire…»

«Che abbiamo bisogno di trovare la signorina Aicha per accertarci che le impronte siano davvero sue.»

Sospiro. Immaginavo che avessero comunque bisogno di lei per la conferma.

«Alcuni agenti sono già sulle sue tracce, ma al momento sembra sparita.»

«Avete controllato il suo appartamento?»

«Più di una volta. Abbiamo messo una pattuglia di guardia giorno e notte appostata nei pressi della sua abitazione ma finora nessun movimento.»

«Potrebbe aver capito che la stiamo incastrando!»

«Molto probabile. Se ha seguito tutti i vostri spostamenti, certamente avrà intuito anche che avete sporto denuncia. Non sarà facile trovarla.»

Sbuffo. Quella donna sta diventando sempre più pericolosa.

«Signor Can, non ha un recapito di un suo parente? O di qualche amica presso cui potrebbe essersi nascosta?»

«Purtroppo no, non ho mai avuto contatti con i suoi genitori, né con persone che lei frequentasse.»

«Mh, sarà un’impresa trovarla in una jungla come Istanbul!» constata l’agente.

«Tempo fa, però, fu ricoverata in una clinica di recupero mentale. Furono proprio i suoi genitori a portarcela per aiutarla, ma alla fine, non so dirle come, è riuscita ad uscire.»

«Conosce la clinica?»

«No, ma sicuramente non ce ne saranno molte qui ad Istanbul. Non dovrebbe essere difficile per voi fare qualche ricerca.»

«Mi scusi, ma lei com’è venuto a sapere della sua, diciamo così, reclusione?»

«Tramite il datore di lavoro di mia cognata, nonché ex compagno, prima di me, della signorina Aicha.»

«Quindi qualcuno che conoscete entrambi c’è?»

«Effettivamente non ci avevo pensato, non ricordavo. Se può servirle le farò avere il contatto dell’uomo in questione, magari lui potrebbe conoscere la sua famiglia, o non so…»

«Se riesce a farmi avere questo contatto in giornata le sarei grato.»

«Mi dia solo il tempo di chiamare mia cognata e le invierò il numero del signor Yiğit.»

«Perfetto!»

«Per il video, invece, ci sono novità?»

«Ci stanno ancora lavorando ma è molto probabile che in giornata riusciremo ad avere anche quello. La chiamerò eventualmente per convocarla in commissariato.»

Equinozio 🦋 di Primavera 🌺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora