🌺 Capitolo 12 🦋

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SANEM

Sembra che la vita ce l’abbia con noi, come se trovasse di proposito ostacoli per mettere alla prova la mia relazione con Can.

“Non è la vita ad avere colpe. Sono le persone ad essere cattive.”

«E allora come te lo spieghi che non posso avere bambini?»

“È il tuo corpo che non funziona.”

«Hai ragione. Non è colpa della vita… È colpa mia!»

“Lo stai dicendo tu!”

«Cosa sarebbe colpa tua?» domanda Can, sorprendendomi di spalle.

Sono finalmente riuscita a chiudere il trolley dopo averlo riempito e svuotato almeno tre volte.

“Non eri quella da una borsa e via?”

«Allora?» insiste Can.

«Mmh, niente! Chiacchieravo con Daisy.»

“Daisy! In fondo, questo nome mi piace.”

«E per cosa ti stavi accusando?» continua a chiedere Can.

“Che cosa vuol dire che Daisy è il nome di Paperina???” urla alla sua “connessione”.

Sia io che Can sussultiamo. Capiamo che le nostre Voci stanno per azzuffarsi.

“Quindi quel gran pezzo di colosso che mi ha affibbiato questo nome non intendeva chiamarmi così ricordando una margherita?”

Sghignazzo.

«La mia voce ha appena scoperto perché la chiami Daisy» sussurro a Can che se la ride sotto baffo.

«Mentre loro discutono che ne dici di chiudere tutto e avviarci? Il volo partirà fra un paio d’ore e vorrei fermarmi a far colazione» dice Can, afferrando il manico del mio trolley.

«Ma cosa hai messo qui dentro? Non eri quella da una borsa e via?» mi domanda poi sorpreso.

«Uff, perché ce l’avete così tanto col mio trolley? Dobbiamo star via una settimana, ho bisogno di vestiti» borbotto.

«Avevi meno cose quando partisti l’anno scorso per Tenerife e dovevi restarci più di due mesi» constata Can.

«E ora ho bisogno di più cambi. Non posso fare anch’io come tutte le donne?»

«Ma tu non sei come le altre. Tu sei…» si blocca.

«Cosa sono?» gli domando accigliata.

“Sembra che tu abbia bevuto del latte acido.”

«Sta’ zitta tu!»

Can mi osserva perplesso. Sì, forse sto esagerando.

«Tu sei tu, Sanem, una donna semplice, senza fronzoli, che sa adattarsi a qualsiasi situazione. Ma insomma... se hai bisogno di tutto ciò che c’è qui dentro, va bene. Non c’è bisogno che ti arrabbi.»

Mi avvicino a lui. «Hai perfettamente ragione. Non mi sto arrabbiando con te. È solo che… ho pensato di portare con me tutti i vestiti che ti piacciono» gli confesso quasi vergognandomi.

Can sorride mentre mi accarezza una guancia. «Amore, andremo su un’isola, non avremo bisogno di tanti vestiti. Costumi sì, puoi portarne quanti ne vuoi, anche quelli che ti avvolgono come gli spaghetti» ammicca.

«Can!» mormoro, sentendo il mio viso avvampare.

«Troveremo delle calette dove rilassarci in totale solitudine e lì potrai sfoggiare solo ed esclusivamente per me tutti i fili interdentali che vuoi.»

Equinozio 🦋 di Primavera 🌺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora