🌺 Capitolo 17 🦋

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CAN

“Sei sicuro che funzioni?”

«Ne sono certo.»

“E se ci trovano le impronte di Sanem?

«Impossibile, era in seconda fila e non credo che lei ne abbia mai preso uno.»

“Come fai ad esserne così sicuro?”

«Erano troppo in ordine e quando tocca lei qualcosa sembra essere passato un uragano.»

Busso alla porta dell’agente Bulut. «È permesso?»

«Avanti! Entri, signor Can.»

«Sono venuto il prima possibile.»

«Ha fatto bene, ogni minuto è prezioso.»

«Ecco qui ciò che può esserle utile» dico, porgendogli un libro.

«È sicuro che non ci siano altre impronte? Sicuramente prima di lei lo avranno toccato altre mani» sentenzia l’agente prendendo il volume con i guanti e inserendolo all’interno di un sacchetto trasparente.

«Quando l’ho acquistato era incellofanato; sa, è uno di quei libri che si trovano presso le librerie ambulanti. Suppongo che non sia passato di mano in mano prima di me; in ogni caso, se anche ci fossero diverse impronte, sicuramente troverete anche quelle della signorina Aicha alla quale, tempo fa, prestai questo volume.»

«È sicuro di non aver conservato qualche altro oggetto appartenente a…»

«No, non ho nulla di suo.»

«D’accordo, confronteremo le impronte su questo libro con quelle del bracciale.»

«È necessario che la signora Mevkibe venga a fare l’esame del DNA?» domando, prima di lasciare l’ufficio.

«Aspettiamo prima l’esito di questo riscontro» mi dice, sollevando l’involucro con il libro. «Se mai non dovessimo trovare corrispondenza, allora la convocheremo. Così come sarà necessario interrogare, seppure per prassi, la signorina Sanem.»

A queste parole sospiro e l’agente se ne accorge.

«Qualcosa non va, signor Can?» mi domanda, scrutandomi.

«In realtà, in questo momento lei non è qui.»

«E dov’è? Mi scusi se glielo chiedo.»

«Non è scappata, se è questo che sta pensando. Anche se in un certo senso è così» confesso.

«Si spieghi.»

«È un periodo particolare per lei, non sta attraversando un bel momento e… le minacce che abbiamo ricevuto l’hanno fatta crollare in uno stato quasi di disperazione.»

«Ah, mi dispiace, ma… capisce che se dovessimo avere bisogno di lei…»

«Certo, certo, glielo riferirò.»

Lascio il commissariato con altri pensieri per la testa.

“Credi che sospettino di lei?”

«Spero di no. Certo è strano che quel braccialetto appartenga a Sanem. Com’è possibile?»

“Forse non ricorda che fosse il suo.”

«Mh, ci manca solo che le sia venuta di nuovo un’amnesia!»

Il mio telefono squilla. Di nuovo Levant. Sbuffo.

“Non si arrende, eh?!”

Sono indeciso se rispondergli. Aspetto di mettermi alla guida e se mai tornasse a chiamarmi attivo il telefono con il collegamento all’auto. Sinceramente, ho fretta di tornare a casa, sono stanco, voglio farmi una doccia e mettermi a letto.
Intanto mi arriva un suo messaggio nel quale mi chiede di richiamarlo il prima possibile.

Equinozio 🦋 di Primavera 🌺Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora