Sono diventata una ladra di vestiti

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Dovevo trovare un modo per tornare casa. Dovevo calmarmi, regolare la respirazione e pensare a mente lucida.

Mi pulisco con la mano il mento e la bocca. Cerco di constatare in che condizioni io sia e che possibilità possa avere.

I pantaloni grigi del mio pigiama sono sporchi di fango e solo Dio sa cos'altro ma, la mia canotta bianca è messa molto, ma molto peggio. Non è rimasto il più minimo centimetro che non sia impregnato e coperto di sangue. Dio, sembro Carrie al ballo della scuola.

Se proprio voglio provare a vedere una nota positiva della situazione nella quale mi trovo, almeno la sera prima non ho deciso di mettere il mio pigiama preferito, il quale a quest'ora sarebbe divenuto inutilizzabile.

Mi porto le dita tra i capelli, le ciocche biondo cenere sono intrise di sangue e non riesco a passarcele in mezzo.

Inoltre nel bel mezzo della mia passeggiata notturna mi sono dimenticata di indossare le ciabatte, esito finale: ho le piante dei piedi scorticate.

Quando ritiro le mani dai capelli posso notare che le mie unghie continuano a sembrare quelle di un predatore.

"Non va bene", respira, inspira, calmati.

Mentre i battiti del mio cuore rallentano e il martello pneumatico che ho in testa sparisce, gli artigli si ritirano, fino a lasciare il posto ad una manicure da ragazza umana. Apro e chiudo i palmi delle mani due o tre volte meravigliata.

Ho bisogno di trovare dei vestiti puliti, delle scarpe e necessito di un bagno.

Non oso neanche sfiorare il pensiero di cosa abbiano potuto immaginare i miei genitori quando la mattina non sono scesa per fare colazione e, quando venendomi a cercare in camera, non mi hanno trovato.

E la reazione di Rebecca, quando venendo a suonare al campanello di casa non vedendomi arrivare fuori, si sarà sentita dire che non c'ero?

Se iniziavo a ragionarci rischiavo di avere un'attacco di panico o di vomitare di nuovo e, poco ma sicuro, io odiavo rimettere.

"Calma e sangue freddo", il mio sguardo cade di nuovo sul cervo. "O magari tralasciamo proprio il sangue".

Adesso che non ero più concentrata sul mio nuovo migliore amico che cominciava con la lettera S, sentivo nell'aria un'altro odore, quello di fumo.

La scia mi porta ad un piccolo accampamento composto da due tende, una gialla ed una rossa. Sto iniziando a detestare quel colore.

In mezzo tra le due tende, ad una distanza di sicurezza, si trovano le braci di un fuoco ormai spento.

Campeggiatori vuole dire indumenti.

Trovo un filo appeso tra due rami bassi con stese delle magliette sia femminili che maschili e un paio di pantaloni da tuta, ma solo da uomo. Nella vita bisogna imparare ad accontentarsi.

Prendo una maglietta nera con le maniche lunghe e i pantaloni da tuta verdi.

Dopo aver sgraffignato gli indumenti, vado alla ricerca di un paio di scarpe, che fortunatamente trovo, da donna, al di fuori della tenda gialla.

"Perdonatemi ma, credetemi in questo momento servono più a me che a voi", dico al vento prima di allontanarmi.

Vago per un pò alla ricerca di una fonte d'acqua dove potermi lavare e proprio quando sto per perdere le speranze, trovo un torrente.

"Non è un bagno caldo ma non mi lamento assolutamente".

L'acqua è freddissima, dopo tutto non potevo aspettarmi altro essendo che siamo a metà novembre, niente temperature tropicali per me.

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