RADIOACTIVE (Niccolò)

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---A che ora ti liberi? Ho voglia di vederti. ---

Leggo il messaggio di Elena, alzo lo sguardo sulla gente, sulla scena che sto vivendo, sospiro profondamente e sto per risponderle che non vedo l'ora di andarmene.

---Tra qualche minuto vengo via. Resta con me stanotte. ---

Non voglio trascorrere la notte da solo, è stata una giornata intensa, ho bisogno di distrazione e calore.

Non vedo Elena da giorni, non sto più rincorrendo il secondo per rubare attimi alla sua vita, sono tornato a godermi di più la mia: vado a surfare il fine settimana, esco un paio di volte in settimana con gli amici per andare a Milano ed il resto delle sere, comunque, lo trascorro al pub sotto casa e chi incontro è sempre buona compagnia, con una bionda fredda e uno spinello che passa di mano in mano.

---Non posso, ho solo un paio di ore poi ho da fare ---

Stronza, viene per farsi sbattere. Non che la cosa mi disturbi, ma scopare col cronometro anche no! Mi sono rotto il cazzo di vivere di orgasmi calcolati.

Elena spesso mi fa sentire uno con cui non ha senso passare il tempo, se non senza mutande. Sono mesi che va avanti così e anche nel sesso mi sta un po' stufando.

Mentre penso a come risponderle e a cosa fare, siamo arrivati alle macchine e spontaneamente rifiuto l'invito ad andare a pranzo con i miei ex compagni di classe.

Ross non mi guarda più, neanche nel fare il grandangolo al gruppo, e lo so che quel "ci perderemo di vista" è tutto per me.

Quando me ne vado, mi giro un istante titubante, lei è lì nascosta da tanti visi sorridenti, tra cui il suo. L'intera scena che abbandono mi lascia subito una nota di nostalgia.

Erano tutti afflitti fino a qualche istante fa; le sono scese così tante lacrime che temevo si sciogliesse, ed ora guardarla così luminosa, in mezzo a gente che non conosco ma a cui mi sento stranamente legato.

Può sembrare una scena stridente. So che il dolore è vero in ognuno di loro, so che non c'è ipocrisia nella loro presenza qui, so che la serenità con cui ora stanno insieme è intrecciata al ricordo di quello che eravamo e in quell'intreccio c'è Alberto.

La tristezza mi fa schifo! Mi fa soffocare e mi fa pure incazzare, a dire il vero. Ne sono intriso, non ci sto dentro, devo allontanarmi, io non sono come loro.

Io rischio di mettermi a urlare se non riesco a sfogarmi in altro modo. Escludo di dare due pugni a qualcosa, questo loro modo di risollevarsi unendosi...

Io non riesco a cambiare umore così o, meglio, posso incendiarmi in pochi secondi, ma tornare in me e rivedere la luce è un percorso sempre in salita. Una fottuta arrampicata!

Elena insiste: ---stai arrivando? ---

Sento l'esigenza di volare, di sentirmi leggero, allora le propongo la mia medicina: ---Sto andando a prendere la moto. Tra una ventina di minuti sono da te. Scendi che ho voglia di andare a fare un giro. ---

Lei non è del mio stesso avviso: ---Dai Nico, andiamo a casa. Io non ho voglia di un giro ---

Io, Io, Io...

Arrivato in prossimità del mio appartamento, mi fermo e la scorgo, diritta come un fuso, rigida e spazientita, sulla soglia della cancellata della corte in cui vivo. Non si appoggia neanche al muro da quanto è composta.

Non ce la faccio a scopare così, oggi no.

Mi fermo a guardare lei e penso a noi, a me.

Io con i jeans ampi, le sneakers sporche e consumate dalle frenate sullo skate, la t-shirt stropicciata e un'immensa voglia di buttare giù la moto e sedermi sconfitto su questo lurido gradino di marciapiede.

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