MILLION REASONS

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Le curve dell'Appenino scivolano e cullano l'auto. Menta e Rosmarino con tutto il repertorio di Zucchero, immutabile, come il paesaggio.

Dormo, mi sveglio, guardo un po' fuori, guardo i miei genitori davanti a me.

Mio zio ci supera sulla corsia di sinistra, dal finestrino mio cugino mi fa la linguaccia in un'espressione da mostro.

Solo note e il rumore della strada.

Questo è il significato della parola abbandonarsi, per me.

Pochi ricordi della mia famiglia, quando ancora eravamo tutti insieme. Frammenti di vita ripetuta, però, sì: il viaggio verso il paese dei miei nonni, la partenza di notte, la macchina nel vialetto di casa con mio padre che incastra i bagagli, maledicendo mia madre per aver esagerato; lei su in casa che frigge le cotolette alle quattro di mattina e fa la frittata per imbottire i panini. Non ho più mangiato panini così buoni come quelli dei nostri viaggi a Napoli. Io che mi accuccio sul sedile posteriore con le mie Barbie; Morfeo, da cui mi hanno brutalmente strappato, ancora accanto ad accarezzarmi soffice i sensi, e poi il silenzio; la lunga strada, le note sempre dolci dai microfoni della radio, qualche interruzione per gli aggiornamenti sul traffico, il dolce vibrare del sedile e l'odore buono di pelle che aveva sempre l'auto di mio padre.

Non sono mai più riuscita a stare così serena in un'auto che non fosse quella che guido io. Non ho più dormito in macchina. L'ansia del viaggio è una condizione che mi accompagna da anni ormai. Nessuno sa quanto questo piccolo dettaglio sia mutato, completamente stravolto.

Quando il nido in cui nasci e cresci perde i pezzi sotto il tuo peso che aumenta, sotto i temporali che lo colpiscono, forse non realizzi quanto ti porterai dietro di tutto quel disastro che è stata la tua casa.

Io lo ricordo il giorno in cui mio padre è uscito per sempre dalla porta che ora sto varcando per andare incontro ad un destino che non conosco, che non so più se ha il bellissimo viso di quel ragazzo che mi porta in moto facendomi sfrecciare come un pazzo, tra curve e rettilinei in accelerata, come fossi sbalzata nel tempo e fossi protetta come dentro a quell'auto, cullata dalla strada e da quelle stesse note.

Quel giorno è un ricordo di dolore e liberazione.

Finito. È giusto così mamma, ad un certo punto si deve cercare la giustizia anche in amore.

Mi sono sempre raccomandata di stare lontana da uomini belli, bugiardi, egoisti; uomini come mio padre.

Sono stata per lo più con ragazzi decisamente tranquilli, minimamente intelligenti e tutto sommato equilibrati, senza particolari caratteri; senza alimentare fantasie o fuochi d'artificio; niente favole o magia. Tutti ragazzi approvati dalla mia famiglia acquisita.

Ora, invece, ho una guerra mondiale dentro. Cosa sto facendo? Chi sto scegliendo?

Sono felice perché mi sono innamorata e non lo credevo possibile, l'amore che provo non è affatto diverso da quello che mi ricordo, è esattamente la stessa cosa, calata in un contesto più complesso: il desiderio di stare sempre con lui, di sapere che sta bene, che è felice, appagato. Il desiderio e basta avido e curioso: lo stomaco contratto, il sorriso fisso, le parti basse in fiamme. Purtroppo, anche il medesimo dramma e struggimento, l'intensità devastante delle emozioni che non puoi controllare, specialmente se non sono le tue.

Non c'è maturità nell'amore.

Sono anche molto arrabbiata, perché sento di non aver compreso pienamente la persona che ho avuto accanto.

Com'è possibile raggiungere una tale intimità e non conoscersi?

Mi sento ferita da una sfiducia che non ho meritato; l'ignoranza che ha determinato questo strappo è insita nei suoi ragionamenti...

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