TI DEDICO IL SILENZIO

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«Ho finito il casting, l'ennesimo! Ragazze mi sono stufata di mostrare le chiappe.»

Camilla entra in casa, lanciando la borsa sul divano e gli infradito in mezzo al salotto.

«Avessi io le tue chiappe, non mi stancherei mai» le risponde Sofi, «poi con questo caldo, che ci vestiamo a fare? Non so voi ma io se resto qui anche questo agosto evito Autan e zampironi e mi faccio ammazzare dalle zanzare.»

«Non se ne parla, cosa lavoriamo a fare?», e vanno a prendere il MacBook per iniziare a cercare una meta per le vacanze.

Sono poco interessata all'argomento ed è piuttosto strano, poiché inizio a parlare di vacanze estive appena finito di tagliare il panettone!

Esco sul balcone a fumare una sigaretta, porto con me il telefono che non smette di squillare, per quella maledetta chat sul compleanno di Zoe.

Non riesco a rientrare nei miei schemi, tra le mura di questa casa; non riesco a ritrovare i pesi per stare a terra e concentrarmi sulla quotidianità che ho sempre amato, che in un certo senso mi ha salvato, alimentato, cresciuto.

Lo so, lo sento dentro, che lui non mi scriverà, ma lo spero: cosa che ho fatto costantemente negli ultimi mesi: sperare.

Chi vive sperando muore cagando mia cara! Già... nella merda più totale, a palate proprio.

«Amore», Camilla mi chiama sul confine tra la casa ed il terrazzo, «dobbiamo parlare.»

La mia assenza costante, degli ultimi giorni, ha l'effetto di grosso neon luminoso puntato addosso; più mi isolo e spero di sparire, più le mie amiche mi notano e mi spronano ad "esserci".

Io però non "mi sento" da nessuna parte...

Peccato non avere una versione della tuta di ciniglia per l'estate. Ora che ci penso non ho un costume da super sfigata per comunicare al mondo il mio malumore durante la bella stagione.

Certo che non lo hai, sei meteoropatica! Se c'è il sole, di solito stai bene.

«Sì, amiche, mi sa che dobbiamo parlare. Venerdì sera non mi ha aiutato a capirci nulla e l'incontro che ho avuto sabato ha peggiorato le cose. In ogni caso io voglio vederlo, ma non so come affrontarlo.»

Sto piagnucolando!? Sembra proprio di sì.

«Perché non viene qui? Cioè, è piombato in casa senza invito quante volte? Davvero è bastato dirgli di no?» Domando, come se loro potessero chiarire i miei dubbi.

Sofia mi guarda e ci vedo l'affetto e la preoccupazione che prova per me.

«Forse ha capito che non è giusto farlo», mi stupisce che sia propri Sofi a dirlo, «venerdì scorso era qui sotto con la moto» afferma.

«Sì, lo so, era venuto per vedermi, mi aveva mandato un messaggio verso le undici ed io gli ho...», mi interrompe e continua lei: «no, erano circa le due del mattino quando l'ho visto.»

«Le due? Ma sei sicura?»

«Sì, era lui e c'era anche Emanuele: sono arrivati in moto insieme, si sono salutati rapidamente e Nico ha aspettato qualche minuto in strada davanti al portone. Guardando su, credo che mi abbia vista e subito dopo se n'è andato.» China la testa come se avesse qualche responsabilità e ne sentisse il peso. «Sei arrabbiata perché non te l'ho detto?»

«No, certo che no, perché dovrei? Solo non capisco perché se ne sia andato e perché non venga a chiarire.»

«Noi crediamo che per la prima volta, da quando vi frequentate, stia aspettando i tuoi tempi e si stia comportando dimostrandoti rispetto.» si inserisce Cami.

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