QUELLO CHE LE DONNE NON DICONO

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La porta d'ingresso si apre rumorosamente e Sofia impreca mentre varca la soglia piena di sacchetti della spesa.

«Potresti anche venire ad aiutami, che dici?»

«Sofia, tu non puoi capire! Stanotte è successo di tutto: Niccolò ha un pisello enorme e delle ginocchia bellissime!»

«Eh? Chi?» mi dice, ben consapevole della persona di cui sto parlando, poiché gliela meno da mesi.

Le racconto la serata, buttandola sul sesso e sul ridere per non scoprire subito il nervo teso della mia emotività. Sofia mi ascolta per circa un'ora, prepara un bel caffè americano e insieme mettiamo a posto la spesa.

«Fortunella! Ora che abbiamo assodato che ho perso il primato del ragazzo col cazzo più grande, dimmi un po', come ti senti ora?»

«Uff.»

Sofia è parte della mia famiglia insieme a Camilla e le altre ragazze. Mi conoscono bene, mi conoscono meglio di mia madre.

Nel nostro caso la verità è che la realtà spesso supera la fantasia, e le serie tv sono solo rivisitazioni di copioni che viviamo sulla nostra pelle.

Ci siamo conosciute agli inizi delle scuole medie, praticamente delle bambine: andavo a catechismo con Zoe, sopra di me abitano tuttora Simona e Veronica, più grandi entrambe di un paio di anni.

Zoe, Sofia, Simona e Veronica erano già tutte amiche, perché andavano nella scuola pubblica accanto a casa. Io ho frequentato dalle elementari alle superiori la scuola privata cattolica di zona. Mi hanno accolto subito con entusiasmo e curiosità. Erano già tipe da strada, loro, con i fratelli e le sorelle maggiori che frequentavano i giardinetti bevendo birra e fumando. Ci hanno introdotte nel gruppo dei grandi, controllate a vista dai genitori, ma protette davvero solo da loro. Non eravamo una gang, ma potevamo e possiamo sembrarlo, a maggior ragione ora, che siamo tutti più grandi, incazzati, e sulla pelle di molti sono apparsi tribali e piercing invadenti.

Camilla è arrivata da Napoli solo cinque anni fa, ma si è inserita talmente bene che pare sia cresciuta con noi, a parte l'accento forte e la sua spiccata espansività, nonché desiderio di mostrarti le tette.

Siamo, stranamente, un gruppo unito di gran belle femmine, ognuna fatta in modo del tutto diverso dall'altra, un bouquet di rose colorate, che per prime sono state ferite dalle proprie spine, ma sono fiere e profumatissime: Sofia è mora, capelli corti, liscissimi, fianchi e spalle strette, occhi orientali, bocca carnosa e naso leggermente aquilino e piace molto, anche alle donne. All'età di sei anni i suoi facoltosi genitori hanno capito che aveva doti speciali e volevano mandarla alla scuola per geni, ma i problemi nel loro matrimonio erano diventati più gravi e le sue doti rimasero nell'ombra per i più; Zoe è un grissino con le gambe, slanciata con capelli lunghi castani e mossi, fino ai sedici anni sembrava un ragazzo, ora è evidente a tutti che non lo è. Ha tre fratelli più grandi, completamente fuori di testa. All'età di diciotto anni è andata via di casa, ed ha iniziato a fare due lavori, a tratti tre, per vivere in autonomia. Suo padre è morto, e non possiamo dire di esserne dispiaciute. Era un uomo enorme, spesso ubriaco e rabbioso. Ricordo ancora la paura nel nasconderla e la determinazione nel non farla acchiappare da quell'uomo che mi sembrava l'orco delle fiabe. Abbiamo sempre vinto noi. Noi però a casa non c'eravamo.

Poi c'è Simona, che ha la quinta di reggiseno, e le sue tette sono tonde, alte e fortissime, sfidano quotidianamente la gravità facendole conquistare il titolo di supereroe. Ovunque andiamo, prima arrivano loro, poi arriviamo noi. Ha due sorelle e sono tutte somiglianti alla loro mamma, Donatella, donna dolce e gentile, tipica bellezza sarda. Donatella ci ha lasciate da poco meno di un anno e la mia bellissima tettona sta uscendo dal suo tunnel buio, puntellato da svenimenti improvvisi. Quanto è leggero un corpo, se a tirarlo su c'è un intero gruppo di braccia che si aiutano?

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