CAPITOLO 17

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Gemma fece uno scatto in avanti e prese in braccio il bambino: "Vieni, tesoro, la zia ti porta nella stanza dei giochi". Harry rimase a fissare la schiena di sua sorella, che si allontanava, diretta probabilmente in quella che un tempo era la camera del ragazzo ed ora era diventata una stanza dei giochi. "Harry!" lo chiamò la madre a voce troppo alta, stringendolo subito dopo in un abbraccio stretto. Il giovane ricambiò con aria attonita, poi socchiuse gli occhi alla sensazione. Aveva dimenticato come lo facesse sentire bene, essere accolto tra le braccia di sua madre. La donna si staccò, per fissarlo in viso con un'espressione di rimprovero: "Era ora ti facessi vedere! Sono ancora in collera con te per il modo in cui ci hai abbandonati tutti". Harry si chiese se includesse anche suo marito, nel novero dei tutti che aveva abbandonato. Sospirò, annuendo con aria colpevole: "Scusa, mamma. So di non essermi comportato bene, partendo così repentinamente. Ma ho colto un'occasione, mi dispiace solo di aver aspettato tanto tempo prima di tornare". La sorella, comparsa di nuovo, a braccia conserte sulla porta della cucina, lo corresse in tono gelido: "In realtà, ho sentito che sei tornato, per un altro motivo. Certo, non per noi". Harry la fissò con uno sguardo indagatore, perché soltanto una persona avrebbe potuto informarla sull'altro motivo della sua visita. "Hai parlato con lui?" chiese il modello, in tono sospettoso. Gemma fece un passo verso di lui, ribattendo: "Sì, ho parlato con tuo marito, che è anche mio cognato. Lo hai, forse, dimenticato?". "Gemma" la riprese in tono stanco, la madre, aggiungendo poi: "Cerchiamo di mantenerci calmi, saranno qui tra poco per prendere i bambini e non voglio scenate davanti a loro!". La figlia annuì, alle parole della madre, lanciando uno sguardo infuocato al fratello prima di tornare nell'altra stanza. "Chi viene, a prendere i bambini?" chiese Harry alla madre, sentendosi come un estraneo in quella che una volta era casa sua. Anne sospirò, facendogli cenno di sedersi al tavolo della cucina e suggerendogli in tono serio: "Non muoverti da qui, ok? Le cose sono molto complicate e non vorrei, non vorrei che qualcuno si innervosisse troppo". Il modello scosse la testa, avvertendo ci fossero molte cose di cui non era a conoscenza. "Non ho intenzione di nascondermi, mamma. Vuoi, per favore, dirmi cosa sta succedendo?", era confuso e preoccupato. L'ansia gli attanagliava lo stomaco. Chi era il bambino che chiamava Anne nonna, visto che non era figlio di Gemma? Perché sua madre gli chiedeva di non farsi vedere per evitare scenate? Un terribile sospetto iniziò a farsi strada nella sua mente, mentre sentiva qualcuno aprire la porta con la chiave. "Anne, siamo arrivati", Harry riconobbe subito la voce di suo marito, anche se suonava molto diversa rispetto a quando si era rivolto a lui quando si erano incontrati al campo. Era rilassata, gentile, quasi dolce. Gemma rispose dalla stanza in cui si trovava: "Siamo qui, Lou! Jennifer si è sporcata il vestitino e devo cambiarla". Un'altra voce femminile si intromise: "Hai trovato il cambio, nel borsone azzurro?", poi si udirono i passi di due persone che si dirigevano verso la stanza dei giochi. Il modello lanciò uno sguardo ferito e arrabbiato alla madre, Louis ed Eleonor erano venuti a prendere i bambini. I suoi sospetti erano confermati.

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