CAPITOLO 30

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"Ciao, Nick" rispose in tono controllato Harry, mentre Louis faceva un passo verso di lui, fermandosi esattamente di fronte al modello. "Ho voglia di vederti, piccolo. Dimmi dove sei e ti raggiungo, così possiamo stare insieme" proseguì Nick. "Sono in Inghilterra, starò qui per qualche giorno in realtà". "Io sono in Francia!" esclamò l'altro: "Sarò da te in poche ore, sei in un hotel? Mandami l'indirizzo e preparati a non uscire dalla camera per un giorno intero, cazzo è una vita che non ti tocco! Non ti sarai mica offeso, perché ti ho confessato qualche scappatella? Nessuno è importante come te, Harry". Harry arrossì di imbarazzo, consapevole che Louis stesse ascoltando ogni parola. Il modello deglutì a vuoto, pensando a cosa rispondere a quello che non considerava più il suo fidanzato, ma il calciatore gli strappò il telefono di mano e si rivolse a Nick, in tono gelido e perentorio: "Sono il marito di Harry, ascoltami attentamente, perché non mi piace ripetermi. Non devi mai più cercarlo, in nessun modo o, credimi, te ne pentirai. Addio". Chiuse la chiamata con decisione e restituì il telefono al modello, ammonendolo con lo stesso tono freddo ed intransigente: "Abbiamo un accordo, Harry. Vedi di rispettarlo tenendo quell'idiota fuori dalla tua vita, chiaro?". Il modello si passò la lingua sulle labbra ed annuì, sentì un fremito lungo il corpo. Anche se i modi possessivi ed intimidatori di Louis erano strettamente legati alla questione poco chiara dell'affidamento dei figli, non riusciva ad impedirsi di immaginare quel tono autoritario in uno scenario che vedeva entrambi molto meno vestiti. Louis lo fissò con un sorrisetto, sembrava che riuscisse a leggergli nel pensiero. Harry rispose, con voce incerta: "In realtà, come ti dicevo, pensavo di mantenere le nostra vite separate. Come prima, in un certo senso. Posso essere molto discreto", fu interrotto bruscamente da Louis, che annullò le distanze pressandolo contro il muro, il viso a pochi centimetri dal suo e gli occhi di ghiaccio che lo fissavano come se gli leggessero dentro: "Non dire stronzate, abbiamo un accordo preciso. Per un anno non voglio che nessuno, ripeto nessuno, si avvicini a te. Saremo una coppia unita ed innamorata, niente appuntamenti segreti o scopate casuali". Il calciatore spinse il bacino contro di lui, strofinandosi brevemente prima di aggiungere in tono malizioso: "Se ti viene voglia hai sue alternative: fare da solo o chiedermi di scoparti". Harry lo fissò con aria offesa, deciso a spingerlo via, ma Louis si era già scostato, dirigendosi verso la porta mentre gli intimava: "Ti aspetto a casa mia, questa sera. Quando sei in Inghilterra, vieni a dormire da me".

Quando, pochi minuti dopo, Harry scese al piano di sotto, c'era soltanto sua madre ad aspettarlo. Louis doveva essere andato via con i bambini. Sospirando, seguì la donna in cucina e sedette con le al tavolo. "Louis mi ha detto che ti fermi a casa sua" esordì in tono esitante, Anne. "Così pare" rispose Harry, imbronciato. Sua madre gli sorrise: "So che le cose tra voi sono complicate, ma penso che dovresti cercare di capirlo, Louis non è un tuo nemico, Harry". Il modello corrugò la fronte, incuriosito dallo strano discorso della donna. "Lo so, mamma" rispose, sospirando: "Siete tutti ancora in collera con me, ma ci sono delle ragioni se ho fatto quello che ho fatto. Forse, eravamo troppo giovani oppure, semplicemente, ci siamo illusi che fosse vero amore quando era solo una cotta". Anne scosse la testa, fissandolo con simpatia: "Non dire sciocchezze, Harry. Io ti conosco, lo so quello che provi per lui. Come so, quello che lui prova per te".

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