Capitolo 1 - Tre pistole in quattro ore

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L'uomo a guardia della porta se ne stava defilato, come fosse lì per caso, ma si vedeva bene che aveva una pistola infilata nei pantaloni. Quando li vide avvicinarsi mise la mano sull'impugnatura. Giacomo levò le mani mostrando il cartoncino che teneva tra le dita e l'uomo sembrò rilassarsi. Deianira riprese a respirare. Non si era mai trovata una pistola puntata contro, almeno non era mai successo fino a quel giorno, poi le cose erano cambiate rapidamente. In quel mercoledì iniziato come tanti, era già la terza volta che ne fronteggiava una.

Quando avevano lasciato lo scooter all'angolo e imboccato il vicolo, aveva preso il cellulare e guardato l'ora. Erano le dieci di sera passate da pochi minuti e quindi le ore trascorse da quando tutto era iniziato erano quattro. Tre pistole in quattro ore erano un bel numero.

Avevano seguito il vicolo buio fino alla porta. Giacomo sembrava sicuro di quello che faceva e questa era l'unica cosa che la spingeva a seguirlo.

Era una porta in ferro rugginosa, quella a cui l'uomo faceva la guardia, e il vicolo su cui si apriva puzzava di spazzatura e piscio. Giacomo era stato chiaro: quella era l'unica strada che potevano percorrere, l'ultima possibilità che rimaneva loro, ma a Deianira non sembrò un buon inizio.

Giacomo mostrò il cartoncino col logo e il codice numerico.

«Lei è la mia accompagnatrice» disse indicandola. L'uomo non disse una parola. Aprì loro la porta.


La prima pistola Deianira se l'era trovata davanti alla porta di casa.

Erano le sei di sera e lei stava rientrando da lavoro, dopo il turno allo scatolificio. L'ascensore era rotto da un paio di mesi e così aveva fatto a piedi le scale. Il Polacco l'aspettava dietro l'angolo del corridoio.

«Apri la porta e non fare storie.»

«Jack non c'è. È fuori con la band, torna tra un paio di settimane.»

Mentre mentiva aveva cercato con lo sguardo una via di fuga, ma il Polacco era già troppo vicino.

«Non ti conviene Deja» le aveva detto sollevando la maglia per mostrarle la pistola.

Il Polacco era un energumeno e sarebbe stato spaventoso anche senza un'arma, ma la pistola era un'ulteriore indicazione di quanto la situazione fosse messa male.

Aveva messo le mani nello zainetto per prendere le chiavi. Mentre fingeva di cercarle aveva fatto partire la chiamata per Giacomo sperando che capisse che doveva nascondersi.

«Sbrigati» le aveva detto il Polacco afferrandola per un braccio.

Lei si era ritratta «Ehi! Mani a posto! Riesco ad aprirla da sola la porta.»

Il Polacco le aveva sorriso – più una smorfia in effetti – e l'aveva lasciata andare.

Lei aveva preso le chiavi, perso un altro po' di tempo lasciandole cadere a terra, e aperto la porta.


Oltre la porta rugginosa c'era un corto corridoio sfocato da una greve cappa di fumo e un uomo molto più grosso del tipo all'esterno. La quarta pistola era in vista, nella fondina ascellare. Dalla porta alle spalle della guardia provenivano delle voci, il fumo arrivava dal sopraluce sfondato. Sul fondo del corridoio una seconda porta si apriva su un bagno lurido. Non c'era nient'altro. Quella era la loro destinazione.

La guardia fece loro cenno con la mano. «Fuori i soldi.»

Giacomo tirò fuori la busta e la porse con disinvoltura come se non contenesse tutto il denaro che avevano. Era per colpa di quella disinvoltura che erano nella merda, pensò Deianira.

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