Capitolo 28 - Club Enchaîné

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Oltre il portone, in uno spazioso ingresso li aspettavano due eleganti steward con divise nere.

«Buonasera, signor Dragan» salutò il primo e porse il vassoio colmo di calici di champagne. A un cenno d'assenso di Damian, lo champagne fu offerto anche a lei.

Il secondo steward porse un vassoio su cui erano disposti alcuni frustini e Deianira trattenne il respiro, in attesa che Damian scegliesse. Lui invece non li degnò che di un rapido sguardo prima di disinteressarsi.

«Il mio tavolo è pronto?»

«Sì, signore. Saletta salvia. Come sempre» annuì cortese il primo steward, ma non concesse loro il passo. «La sua gentile ospite ha già firmato la clausola di riservatezza?» domandò, mescolando cortesia a toni più legali.

«Il mio avvocato ha già trasmesso i documenti questa mattina» disse Damian, senza nascondere l'irritazione per quella domanda. Deianira non ricordava di aver firmato nessuna clausola, ma aveva messo talmente tante sigle sul contratto che la legava a Damian che era possibile che avesse sottoscritto anche quello di cui parlavano.

«Certamente, signor Dragan» annuì lo steward, compiendo un passo indietro per lasciarli entrare.

Oltre l'ingresso si apriva un grande salone affrescato. Era arredato in stile rococò, con una grande quantità di divanetti, poltrone e piccoli tavolini. I colori predominanti erano il bianco e l'oro. Uomini eleganti in giacca si intrattenevano con donne sensuali inabito da sera, in lingerie oppure nude. Alcune ballavano languidamente senza badare al ritmo della musica jazz di sottofondo. Una di esse era carponi su un pouf e si faceva fustigare sulle natiche nude da un uomo in maniche di camicia.

Tra gli spettatori intenti a osservare, Deianira riconobbe Mirjana, la ragazza conosciuta sullo yacht di Mihail. Indossava della lingerie nera e se ne stava aggrappata a un uomo statuario dalla pelle color cioccolato fondente.

«Saliamo a cenare» stabilì Damian, posandole una mano sulla schiena per indirizzarla verso una scala.

Quel semplice, inaspettato, contatto le diede come una scarica elettrica.

Prese a salire i gradini di pietra, la testa in totale confusione. Come poteva un semplice tocco di lui farle quell'effetto? Si diede della scema e cercò di riprendere il controllo. La colpa era di quel posto, si disse. La rendeva nervosa. Troppo nervosa.


Al piano di sopra entrarono in una saletta elegante, con carta da parati damascata e boiserie color salvia. Una dozzina di tavoli rotondi erano apparecchiati con candide tovaglie, fioriti centrotavola e bicchieri di cristallo. Una coppia vestita in modo elegante – lei con una scollatura vertiginosa – era seduta all'altro capo della sala e stava già cenando; due tavoli più in là un uomo sedeva solo al tavolo e guardava la ragazza nuda che teneva al guinzaglio, mangiare carponi sul pavimento.

Damian le indicò un tavolo. Deianira annuì, ma non riuscì a distogliere lo sguardo dalla ragazza china sul piatto a terra. Non le sembrava possibile che lei accettasse di farlo e nemmeno che quell'uomo desiderasse vederla così.

«Vieni» la chiamò Damian.

Con un certo sollievo, lo vide spostare la sedia per lei.

Avevano un tavolo vicino alle grandi finestre, ornate di tendaggi in broccato, sul verde bottiglia, e nappe argento. All'esterno si potevano vedere le sagome scure delle colline, punteggiate dalle luci di lontani casolari. Deianira guardò solo distrattamente il panorama prima di riportare la sua attenzione all'interno della sala.

«Qui, ogni ospite è libero di esercitare le proprie fantasie» commentò Damian, intercettando una nuova occhiata alla ragazza. «Quello che vedi forse ti eccita?»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 03 ⏰

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