Capitolo 19 - Supplicami

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Damian entrò in garage e aprì la porta di accesso al seminterrato digitando il codice di cinque cifre sul tastierino numerico. L'elettro-serratura scattò.

Dal cellulare entrò nel sistema di video sorveglianza e controllò che Deja stesse ubbidendo. La guardò indossare il collare davanti allo specchio e poi togliersi reggiseno e mutandine. Il video passò sulle videocamere del soggiorno, la seguì attraversare la stanza nuda e poi inginocchiarsi. Sorrise compiaciuto.

Si era fatta sculacciare quella mattina. Era venuta per lui e non si sarebbe fermata a quello se non l'avesse bloccata. Non era stato facile rinunciare a quello che si era offerta di fare, ma aveva deciso di addestrarla come una schiava ubbidiente prima di fare sesso, e intendeva portare a termine quella sfida.

Subito dopo averla mandata a prendere il sole, si era fatto una lunga doccia per allentare la tensione. Nel corso della giornata l'aveva ignorata, tenuta a distanza per non dover fare i conti con l'attrazione che provava per lei. Se avesse perso il controllo, non sarebbe più riuscito a recuperarlo.


«Hai rimesso al suo posto la puledrina?» gli aveva domandato Mihail quando, quella mattina, era salito sul ponte di comando. «L'ho sentita strillare un bel po'» aveva aggiunto con un ghigno divertito.

Non lo aveva smentito. Se Mihail pensava che l'avesse punita per non aver scopato con lui, non l'avrebbe dissuaso.

«Sai, ieri sera credevo la biondina ti avesse fottuto la testa.»

«Errore mio portarla qui. Non era pronta a fare il lavoro» aveva risposto. Almeno in parte era la verità.

«Me la riporti la prossima volta?»

Aveva provato una fitta di fastidio, ma l'aveva dissimulata. «Ti interessa ancora?»

«Il fatto che si sia negata la rende ancora più desiderabile.»

«Se ti è piaciuta così tanto, allora te la lascio in conto» aveva scherzato, evitando di rispondere.


Si spogliò completamente e indossò dei pantaloni cargo neri. Il solo pensiero di quello che stava per farle gli provocò una repentina erezione, ma cercò di controllarsi. Uscì dallo spogliatoio e accese le luci della piccola saletta dove l'avrebbe portata. Una stanza pressoché quadrata, rivestita di vecchie tavole di legno, pavimento e soffitto compresi. L'effetto scenico era quello di un locale abbandonato. Un tavolaccio, delle vecchie latte arrugginite e alcune catene che pendevano dai pilastri e dalle travi del soffitto aggiungevano un tocco sinistro al tutto. Aveva girato numerose scene in quel set. Prelevò dagli scaffali vicino all'ingresso tutto il necessario e lo ripose in una cesta che posò sul tavolaccio. Prese con sé solo una fascia di seta viola e salì le scale verso il piano superiore.

Deja era lì che lo attendeva, inginocchiata a terra. Era una posizione che Damian aveva sempre trovato molto sensuale per una ragazza.

***

La porta del seminterrato si aprì con uno scatto e Deianira si trovò Damian di fronte. Era scalzo, con pantaloni neri e a torso nudo. Per quanto fosse arrabbiata con lui, lo trovò tanto sexy da essere irritante. Aveva passato l'attesa a ripensare a come l'aveva ignorata, a perché l'avesse fatto, a tutti i momenti in cui era stato uno stronzo, a tutte le umiliazioni a cui l'aveva sottoposta; ma sotto il suo sguardo l'unica cosa che rimase fu il tarlo che le aveva messo in testa Mirjana. "Non avevo mai visto Damian discutere per una delle sue ragazze". Perché l'aveva sottratta a Mihail?

«Metti questa sugli occhi, schiava.»

«No» scosse la testa. L'idea di non vedere cosa stava per farle non le piaceva.

D.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora