Capitolo 5 - Sei brava?

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ATTENZIONE: LINGUAGGIO VOLGARE E SCENE ESPLICITE!

Damian era seduto sul divano, davanti al gigantesco televisore. Quando la vide, le fece cenno di avvicinarsi.

«Che cos'è questo?» le domandò, accigliato.

«Che cosa intendi?»

«Le cose che indossi? Le hai trovate fuori dalla porta?»

Deianira scosse la testa. Intuì subito cosa intendeva e non le piacque.

«Ti ha detto Ani di indossarle?»

Fu tentata di mentire, ma non lo fece. «No, le ho prese dalle buste che mi ha portato.» Avrebbe potuto non dire altro, ma l'assurdità di quello che lui pretendeva era tale che non riuscì a stare zitta. «Sarei dovuta venire qui, nuda?»

«Dovevi ubbidire. Indossare SOLO quello che c'era fuori dalla porta.»

«Vuoi dire questo maledetto collare?»

«Esatto.»

Deianira era sul punto di replicare, ma poi ricordò la telefonata e tacque.

«Ora togli tutto. Terrai SOLO il collare.»

Quell'imposizione assurda e umiliante riempì Deianira di un furioso sdegno, ma non potendolo sfogare, le venne da piangere. Lacrime di rabbia le colmarono le ciglia.

Aprì con stizza la vestaglietta e la buttò sul divano, lottando contro il pianto. Non voleva piangere, non voleva che Damian si facesse l'idea sbagliata. Era più incazzata che spaventata in quel momento.

Slacciò il reggiseno e lo tolse, coprendosi con le mani. Sfilò le culotte e fu di nuovo nuda sotto gli occhi di Damian.

«Ora seguimi. Ti mostrerò il piano di sotto» le disse Damian.

Deianira esitò. Erano le dieci. In quel momento Giacomo stava consegnando i soldi a Sorce per riprendersi Gaia. Tra poco le avrebbe mandato il messaggio e lei non avrebbe potuto leggerlo. Il suo cellulare era lì, posato sul divano accanto a quello di Damian. Voleva chiedere di aspettare, ma aveva paura che contrariandolo ancora lui si rimangiasse quello che le aveva promesso la sera prima.

«Telefonerai prima di pranzo. Non temere» le disse lui, con inaspettata gentilezza.

Quello le diede il coraggio di parlare. «Mio fratello manderà un messaggio appena mia sorella sarà libera.»

Damian recuperò entrambi i telefoni e li mise in tasca.

«Ora, muoviti!» disse brusco. Deianira lo guardò aprire la porta nascosta, cercando di capire come potesse essere un momento gentile e il momento dopo uno stronzo. Le venne il dubbio di esserlo solo immaginato, quel tono gentile.

Una scala in ferro li portò in quello che sembrava una via di mezzo tra una grotta e il sotterraneo di un castello; uno di quei luoghi bui dove i prigionieri venivano lasciati morire di fame e giovani sventurate venivano torturate da energumeni sadici. L'unica differenza era l'illuminazione a faretti e una complessa attrezzatura per effettuare riprese.

C'erano delle catene che pendevano dal soffitto, e in un angolo una struttura di legno a X che poteva essere usata per appendervi qualcuno. Su quattro scaffali vicino alla scala era allineata una gran quantità di oggetti fetish e una lunga serie di dildo di varie forme e dimensioni.

«Scegline uno» disse Damian.

Deianira lo guardò allarmata. «Cosa?»

«Sai cosa sono? Conosci questi oggetti? Mai usato uno?»

D.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora