Capitolo 21 - vergogna e abbandono

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Un lieve bussare la destò.

Stranita, si guardò attorno cercando di capire se quello che ricordava era stato solo un assurdo sogno o se era successo davvero. Lei legata nel seminterrato, Damian che la puniva, lei che lo supplicava di farla venire, l'eccitazione estrema e il desiderio imperante che l'avevano condotta a umiliarsi davanti a lui.

Era nuda tra le lenzuola, così come ci era arrivata dopo che Damian l'aveva slegata e le aveva ordinato di andare a dormire.

Era stato tutto reale.

Era successo solo poche ora prima. La sveglia sul comodino segnava le sei e quarantatré.

Il lieve bussare che l'aveva svegliata si ripeté.

«Sei sveglia, Deja?» domandò Damian.

«Sì. Sveglia» disse lei, desiderando solo chiudere gli occhi e cercare di dimenticare tutto quello che aveva detto e fatto la sera prima.

«I tuoi abiti sono qui fuori. Indossali e raggiungimi in cucina. Hai mezz'ora.»

Sapendo che non aveva scelta, Deja indossò la vestaglia e aprì la porta di camera. Alla maniglia erano appesi dei leggins, canottiera e reggiseno sportivo. Sul pavimento erano posate scarpe da corsa e calzini. Li prese perplessa e richiuse per andare a farsi una doccia veloce. Ne sentiva il bisogno.

Venticinque minuti più tardi entrò in cucina. Damian indossava pantaloni corti neri sopra una calzamaglia dello stesso colore e una maglia aderente azzurra e nera.

«Buongiorno» la salutò lui, di ottimo umore. Le porse due barrette energetiche. «Mangia e se dopo hai ancora fame, là ci sono le banane.»

Lei agguantò le barrette senza guardarlo in faccia.

«Stamattina ci alleniamo un po'.»

Lei non disse niente, si limitò a scartare le barrette e a masticarle una dopo l'altra. Il suo buonumore la irritava. Non poteva fare a meno di pensare che fosse per quello che era successo. Era evidente che gongolava.

Dieci minuti più tardi salirono in macchina. Deja non aveva ancora pronunciato una sola parola né incrociato lo sguardo di Damian.

«Ora andiamo a correre e dopo ci alleniamo sulla spiaggia» disse Damian avviando il motore.

Deja non replicò. La corsa non era tra i suoi sport preferiti, ma l'idea di distrarsi con un po' di esercizio fisico non le dispiaceva.

«Ti piace correre o preferisci la palestra?»

«Vanno bene entrambe» rispose svogliata, guardando fuori dal finestrino.

«Avrai una preferenza.»

«Sì. Palestra.»

«E cosa fai in palestra?»

«Niente. Non ci vado più.» Aveva smesso quando i debiti di Jack si erano mangiati quel poco che avevano.

A quel punto doveva essergli chiaro che lei non aveva voglia di fare conversazione, invece continuò a farle domande su cosa faceva in palestra prima di smettere, su come e quanto si allenava e Deja continuò a rispondergli controvoglia.


Parcheggiarono la macchina vicino al lungomare. Deja conosceva bene il posto. Qualche volta era venuta a correre da quelle parti.

Damian spense l'autoradio. Esaurito l'argomento "allenamenti" l'aveva lasciata in pace e alzato il volume della musica.

«Dopo pranzo mi sono subentrati alcuni impegni, quindi posso accompagnarti a casa e venirti a riprendere dopo cena»

D.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora