Capitolo 11 - Fuori a cena

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La macchina aveva raggiunto la strada costiera e fuori dai finestrini il sole arrossava il mare. Le infinite sfumature di rosa, arancione e rosso del tramonto erano uno spettacolo da mozzare il fiato. Deianira lo guardò senza riuscire a goderselo del tutto. Rimase in silenzio mentre la sua mente continuava a tornare su tutto quello che Damian le aveva detto. Avrebbe firmato un contratto per fare la pornodiva e sarebbe stata la schiava sessuale di Damian. Non riusciva ad accettarlo, non riusciva a crederci. Era come se improvvisamente fosse diventata qualcun altro.

Si riscosse dai suoi pensieri solo quando l'auto svoltò su una stradicciola che li portò a un piccolo parcheggio, davanti a un edificio moderno a vetrate. All'interno si potevano vedere piccoli tavoli in un ambiente decisamente elegante.

«Siamo arrivati» annunciò Damian, e andò ad aprirle lo sportello.

Lui indossava pantaloni chiari e una coreana di lino bianco grezzo che stava molto bene sulla pelle abbronzata e le spalle ampie. Era quasi fastidioso quanto fosse affascinante.

Un cameriere con divisa bianca venne ad accoglierli e li guidò attraverso il locale fino a un giardino affacciato sul mare. Luci soffuse tra il verde e i camminamenti di legno creavano un atmosfera intima. Era un posto incredibile.

Si accomodarono a un tavolino con un'ampia vista sul golfo. Damian le scostò la sedia e la fece sedere. Ordinò il vino – un bianco con un nome francese del 2008 – e tre portate per entrambi: antipasto di frutti di mare, astice e un semifreddo alla fragola e cioccolato.

«Ti piace questo posto, Deja?»

«Moltissimo.»

Damian prese il calice e lo sollevò per un brindisi. «A questa bella serata» propose. Deianira alzò il calice e brindò, anche se dubitava che lo sarebbe stata.

«A te, Deja» sollevò di nuovo il calice Damian. «Mi reputo un uomo fortunato ad essere qui con te.»

Deianira urtò di nuovo il calice. Era uno stronzo, ma non si poteva dire che non sapesse parlare.

«Deja immagino sia un diminutivo.»

«Lo è. Il mio nome è Deianira, ma non sono in molti a chiamarmi così. Quasi nessuno, in realtà.»

«Un nome particolare. I tuoi erano appassionati di mitologia greca?»

«A mamma piaceva solo l'idea di un nome originale.»

Damian finì il vino, forse per darle modo di dire qualcos'altro, forse per permetterle di fare una domanda a sua volta, ma Deianira non aveva intenzione di parlare di sé e non voleva chiedergli niente.

«Ora mi dirai una cosa che adori, la tua musica preferita e qualcosa che invece detesti con tutta te stessa.»

Deja lo guardò e sorrise. « Un brutto tentativo di fare conversazione o mi stai facendo un casting?»

«Mi piacerebbe sapere qualcosa di te, ma non me lo stai rendendo facile.»

«Mi vuoi ordinare di risponderti, padrone

Damian la guardò, come se stesse valutando se farlo o decidendo la sua punizione. Si domandò cosa avrebbe potuto farle. Avrebbe dato seguito alla sua minaccia di poco prima? "Vuoi che ti ordini di entrare al ristorante nuda?" Poteva davvero arrivare a farla spogliare? Fu scossa da un brivido al pensiero.

«Mi piacciono le moto veloci» disse prima che lui decidesse cosa fare con lei. «Mi piace sfrecciare a tutta velocità, libera da tutto, e la sensazione di quando dai gas e il motore libera tutta la sua potenza.»

D.D.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora