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Juanjo era appena arrivato a Madrid.

Ce l'aveva fatta, dopo un lungo viaggio in macchina nel caldo più afoso era riuscito a raggiungere la sua meta. Al momento si trovava di fronte all'agenzia immobiliare e stava ripassando tutto il discorso mentale che si era preparato durante il viaggio Salve, sono Juanjo Bona, avevo affittato un appartamento... No, avevo chiamato per poter affittare un appartamento per me... ovvio sì insomma per chi dovrebbe essere?

Stanco di ripetere quella conversazione decise di entrare e vedere cosa sarebbe successo.

Dopo circa un'ora di colloquio con la signora alla reception aveva guadagnato le chiavi del suo appartamento. Non vedeva l'ora di cominciare questa nuova vita.

Vita nuova, amici nuovi, un nuovo inizio.

Pensandoci, questa era veramente l'occasione perfetta per esprimere tutto se stesso al cento per cento, senza paura di essere giudicato o preso in giro. Conoscendo gente nuova avrebbe avuto un'opportunità che fin'ora non si era mai permesso nemmeno di sfiorare, essere se stesso.

La consapevolezza di non star esprimendo a pieno la sua personalità gli era giunta all'età di più o meno 16 anni. Quando si era accorto che gli capitava sempre più spesso di osservare i ragazzi piuttosto che le ragazze. Inizialmente pensava fosse semplicemente dovuto al fatto che non cercava nessuna relazione e che preferiva stare con i suoi amici, ma con il tempo si era reso conto che c'erano parti di sé che non conosceva e che non era ancora pronto a conoscere.

Adesso forse poteva rimediare, poteva vivere liberamente ciò che gli piaceva senza tutti quei timori che da anni lo tormentavano.

Mentre pensava aveva raggiunto la sua auto.

Per fortuna l'appartamento ha il parcheggio del condominio, pensò.

Cercando di scrollarsi di dosso tutte quelle sensazioni che aveva accumulato a causa dei suoi pensieri mise in moto e inserì il suo nuovo indirizzo nel navigatore.

Arrivò al complesso in meno di cinque minuti. Era un palazzo alto con la facciata in mattoni rossi e alcune colonne ai lati delle finestre di un bianco intenso, che contrastava con i dettagli neri dei balconi. Al centro dell'edificio c'era un portone nero, sormontato da un arco bianco intarsiato con dettagli floreali e da una piccola tettoia in metallo, anch'essa nera.

"Quattro piani e io sono all'ultimo, perfetto" fu il suo primo commento, con tutto il caldo che faceva sperava che come minimo ci fosse un ascensore.

Apri il portone d'ingresso e si ritrovò in una stanza fresca con pavimenti di marmo bianco e scale bianche con i corrimani in ferro battuto. Al centro della scalinata si trovava un ascensore con le pareti di vetro. Tirò un sospiro di sollievo e vi caricò dentro i bagagli e gli scatoloni con le sue cose.

Quando arrivò in fronte al suo appartamento si sentì realizzato. Aveva fatto tutto da solo.

La porta era color rosso scuro e c'era una sola scritta dorata con il numero della stanza "404".

Girò la chiave nella serratura e il nuovo capitolo del libro della sua vita iniziò ufficialmente.

L'ingresso era composto da un piccolo spazio iniziale con un attaccapanni appeso sul muro a sinistra e la cucina a vista sulla destra. Avanzando all'interno dell'abitazione trovò il piccolo salottino che occupava la maggior parte dello spazio, alla sua sinistra due porte, una per il bagno e una per la sua stanza.

Tra le due porte notò che sul soffitto vi era una piccola botola, anche questa dipinta dello stesso bianco delle pareti, che presumibilmente portava alla soffitta di cui tanto aveva sentito parlare.

Luna Piena || Juanjo e MartinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora