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Tutto si aspettava da quella mattina tranne che una donna con una camicia e una cravatta si presentasse in biblioteca per domandare dove si trovasse Juanjo Bona.

Prima che quell'evento cambiasse drasticamente il modo in cui calcolava le scelte nella sua vita, Juanjo era abbastanza felice.
Si avvicinava il giorno della luna piena e Martin ancora non aveva deciso cosa fare, se presentarlo ai suoi o no.
La possibilità che la riposta fosse un chiaro e tondo "no" non lo infastidiva. Capiva quanto fosse rischiosa la loro relazione.

Allo stesso tempo però avrebbe voluto che il suo fantasma si sentisse meglio in famiglia, che avesse un luogo sicuro dove non avesse paura.
Provava un po' di orgoglio pensando che forse quel luogo lo aveva trovato in casa e fra le sue braccia.

Ormai si era abituato ad andare ogni mattina a studiare in biblioteca per poi tornare all'ora di pranzo e continuare in appartamento, questo perché sapeva che se fosse rimasto tutto il tempo a casa di studio ne avrebbe fatto ben poco.

Stava sistemando le sue cose dentro ad una borsa di tela quando sentì il suo nome uscire dalla bocca di quella donna, vide Mari dietro al bancone delle prenotazioni girarsi per cercarlo con lo sguardo per poi indicarlo con un dito.
Juanjo rimase congelato sul posto.

"Juanjo Bona?", disse la donna.

"Chi? Io? Cioè volevo dire, sì sono io"

"Potrebbe seguirmi un attimo, giusto negli uffici in fondo al corridoio, c'è qualcuno che ha bisogno di parlarle".

Il ragazzo era pietrificato e non sapeva più articolare una frase, credeva di essere nei guai. La donna lo fissò con aria impaziente, "Hai approssimativamente trenta secondi per scongelarti e seguirmi, tesoro".

Decise di seguirla. Lo condusse attraverso il corridoio che collegava la biblioteca all'ufficio della direttrice, una volta arrivati davanti alla destinazione la segretaria fece cenno con la mano affinché entrasse.
Juanjo buttò giù la saliva prima di spingere aperta la porta.

Una volta dentro si trovò di fronte ad un uomo, abbastanza abbronzato e non troppo alto, con i capelli tendenti ad un grigio scuro.

"Signor Bona, corretto? Piacere, Manu Guix"

Juanjo annuì accettando la mano che l'uomo gli stava offrendo e stringendola con forza, come i suoi genitori gli avevano insegnato. Da una stretta di mano si capisce il valore di una persona.

"Ma prego prego, si sieda pure", disse sorridendo Manu accomodandosi su una poltrona dall'altro lato della scrivania.

"Mi spiace oggi la direttrice non sia presente, è sempre così cordiale con tutti, un po' di caffè?"

"No grazie, sono apposto", declinò l'offerta come se avesse paura che la bevanda fosse avvelenata. Non sto capendo un cazzo.

"Juanjo, Juanjo, Juanjo, come va oggi? Tutto bene? Periodo d'esami, no?"

Non rispose, l'uomo continuò.

"Certo che è periodo di esami, guarda qua. Risultati eccezionali signor Bona devo riconoscerlo, e di fatti sono qui proprio per questo"

"Scusi, signor... Guix, che intende esattamente?"

Manu lo fissò con aria quasi divertita, "Non sa chi sono? Ecco perché non era nella lista. Mi occupo degli scambi extra scolastici, come ben saprà la nostra università è da qualche anno agganciata ad una rete di scambi in tutta Europa, quest'anno ci hanno offerto posti per i nostri studenti, ragazzi come te, in Francia, Belgio e Italia", mescolò il suo caffè con un cucchiaino prima di proseguire, "Io mi occupo di accettare le richieste degli studenti candidati, e di fornire borse di studio a quelli più meritevoli, proprio come nel tuo caso", sfoggiò un sorriso brillante.

Luna Piena || Juanjo e MartinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora