15.

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Era domenica, Juanjo amava la domenica.
Domenica significava rimanere a letto tutto il giorno senza alcun tipo di compito o impegno.
Tuttavia, questa domenica era più speciale delle altre, e questo perché si era svegliato con Martin appoggiato al suo petto.

Ancora stentava a credere che il giorno precedente fosse realmente accaduto, poteva ancora sentire la pressione delle labbra di Martin sulle sue, mentre si baciavano con una forza tale da riuscire a fermare il tempo.

Adesso era lì, con quel ragazzo meraviglioso, che lo aveva aspettato mentre cercava di capirsi e di farsi coraggio, che gli aveva mostrato che la felicità si può trovare nelle cose più semplici, che lo aveva reso una persona nuova.

Martin gli aveva cambiato la vita.

Sentiva che c'era un prima e un dopo, sanciti dal bacio della sera precedente; c'era una linea tra la sua vecchia vita e quella nuova, e il fantasma lo aveva preso per mano mentre la attraversava.

Al momento non voleva pensare al fatto che le loro fossero due esistenze totalmente diverse, opposte, che con ogni probabilità non dovrebbero nemmeno incrociarsi. Non voleva pensare al fatto che prima o poi avrebbero dovuto necessariamente lasciarsi andare, prendere coscienza che la loro non era una situazione normale e non poteva andare avanti.

Ma come ogni giovane ragazzo che stringe tra le braccia la persona a cui vuole più bene in assoluto, Juanjo non aveva intenzione di pensarci.

Guardava il più piccolo incantato, spostando lo sguardo per ogni centimetro della sua faccia, dai capelli morbidi e setosi, alle sue palpebre chiuse, dagli zigomi ombreggiati dalle sue ciglia, alle sue labbra rosa e così belle.

Martin era bello.

Il ragazzo più bello che avesse mai incontrato. Averlo tutto per sé sembrava impossibile.

L'umano non voleva svegliarlo, cominciò ad accarezzare i suoi capelli con delicatezza, e come per effetto di un incantesimo Martin si mosse leggermente nel loro abbraccio, aprendo lentamente gli occhi.

"Ciao" disse sorridendo e stropicciandosi le palpebre con il dorso della mano.

"Buongiorno fantasmino"

Erano illuminati da una luce nuova, entrambi la potevano percepire fissando il viso dell'altro, ma ovviamente non commentarono nulla a riguardo.

"Che ore sono?"

Juanjo si girò verso la sveglia che teneva sul comodino, "Le dieci e mezza", poi voltandosi di nuovo per guardare il ragazzo che stringeva tra le braccia, "ma oggi è domenica, quindi non serve che ci alziamo".

Detto questo si spostò al di sopra di Martin, intrappolandolo contro il materasso e incastrando il viso nell'incavo del suo collo.

Pace.

Il fantasma ridacchiò passandogli una mano sulla nuca, "Vuoi restare tutto il giorno qui? Così?"

L'altro annuì, "Si sta bene. Stiamo bene. No?"

Il più piccolo non poteva fare altro che dargli ragione, stavano bene. Almeno per ora.
Martin sapeva che tutto questo non poteva durare per sempre, lui era un fantasma, Juanjo era umano. Lui non poteva uscire di casa, Juanjo sì.

Con un sorriso amaro si sistemò per sentire l'abbraccio più a fondo, come se stesse cercando di nascondersi dal mondo e dal destino che li avrebbe inevitabilmente separati.

Stavano bene.

"Non vuoi nemmeno fare colazione?"

Il maggiore lo scrutò lateralmente, dubitando sulla risposta.

Luna Piena || Juanjo e MartinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora