La casa dei sogni

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Nell'inverno dell'anno 2010, Elisa decise che finalmente era arrivato il momento di realizzare il sogno di una casa tutta sua.
Voleva abbandonare la vita in appartamento a Roma perché troppo caotica e stressante a causa dell'intenso traffico, dei problemi legati al parcheggio, della forzata convivenza con i condomini, degli spazi ridotti e soprattutto per la difficoltà di trovare una casa con un ampio giardino.
Infatti, il suo più grande desiderio era quello di poter godere di uno spazio all'aperto, tutto suo, dove poter mangiare, leggere un libro, piantare dei fiori o anche semplicemente potersi rilassare nella quiete e in solitudine.
D'altronde, doveva fare i conti con un budget limitato, perciò si trattava di un'impresa tutt'altro che semplice!
Decise di orientarsi verso i quartieri più periferici o anche nell'area dei Castelli Romani, dai quali senza troppe difficoltà avrebbe potuto comunque raggiungere la città.
Così, per diversi mesi, tramite delle agenzie immobiliari, ebbe l'occasione di visitare diverse case anche se nessuna in particolare l'aveva entusiasmata, poiché non rispondeva alle sue esigenze o semplicemente alle sue aspettative.
Finché, in un'afosa mattinata di giugno dell'anno successivo, mentre di tutta fretta si dirigeva verso una caffetteria per fare colazione e poi recarsi in uno studio medico privato presso il quale avrebbe dovuto offrire una consulenza, notò su una vetrina di un'agenzia un semplice annuncio di vendita corredato da una foto dell'immobile che, per qualche motivo sconosciuto, colpì all'istante la sua attenzione.
L'annuncio riportava una data risalente a diversi anni prima e recitava brevemente:

"Vendesi casale di 300 mq, su due piani, zona Frascati. Giardino di 800 mq che circonda il complesso dell'abitazione. Da ristrutturare. Prezzo di vendita 150.000 € trattabili"

Nella foto veniva ritratta soltanto una struttura in evidente stato di abbandono, ma c'era qualcosa di inspiegabile in quell'immagine e in quella descrizione da spingerla ad entrare per chiedere informazioni più dettagliate.
Non riusciva a comprendere il motivo di quella svendita per un terreno che, a primo impatto e almeno secondo la sua opinione, poteva avere delle enormi potenzialità.
<<Buongiorno signora, mi dica pure, come posso aiutarla?>>, esclamò la donna che l'accolse all'interno dell'Agenzia con una voce squillante e un tono fin troppo ossequioso.
Doveva avere perlomeno cinquantacinque anni, pensò Elisa, aveva i capelli neri con un taglio a caschetto che evidenziava i tratti spigolosi del viso; la carnagione era chiara e illuminata da un blush rosato steso sugli zigomi pronunciati; gli occhi piccoli e vicini disegnati da una spessa riga di eyeliner nero e da un ombretto grigio sulle palpebre; sulle labbra sottili portava un rossetto di colore rosso fuoco.
Indossava una minigonna di jeans ed una maglietta nera, scollata e portava un tacco a spillo nero e lucido di almeno otto centimetri.
Tutto sommato si trattava di una donna affascinante, alta e slanciata, se non fosse per l'abbigliamento procace e il trucco decisamente pesante; entrambi risultavano inappropriati considerando che erano appena le dieci del mattino.
La donna apparve incredula quando Elisa si mostrò interessata proprio a quell'abitazione in vendita sul cartello della vetrina.
Colta di sorpresa, rispose sommariamente alle sue prime domande ma poi, quando si fecero più insistenti ed incalzanti, la donna sbottò.
Le spiego' che nessuno, da molto tempo, aveva più chiesto informazioni su quell'immobile.
Elisa, in realtà, iniziò a sospettare che ci fossero dei problemi strutturali, magari legati alle condutture o qualcos'altro di simile.
Non immaginava neanche lontanamente che le motivazioni fossero così lontane e di diversa natura rispetto a quelle che lei aveva ipotizzato.
Alla fine, all'ennesima domanda, la donna le riferì i motivi di quella svendita.
Iniziò dalla storia dell'unica famiglia che vi abito', della sua improvvisa scomparsa, delle dicerie che ormai da anni circolavano nel paese, fino a rendere quella casa praticamente invenduta ed invendibile.
Le riferì che era rimasta disabitata dagli anni quaranta e nessuno voleva più entrarci.
Molti anni dopo, circa negli anni novanta, era stata poi messa all'asta e acquistata da un famoso costruttore, che però ad un certo punto, inspiegabilmente, non volle più occuparsene e così alla fine fu presa in carico dall'agenzia.
Inizialmente sembrò un ottimo affare ma poi, con il passare del tempo, si rivelò un vero fiasco, tanto che attualmente erano rimaste intatte solo le mura perché la casa si trovava in uno stato di totale abbandono e degrado, mentre il giardino era completamente incolto e malridotto.
Le raccontò, per concludere, una storia che aveva sentito da una vecchia signora del paese.
Nei primi tempi, gli unici a recarsi nella casa erano dei clochard che cercavano un riparo per la notte.
In una notte particolarmente fredda, un senzatetto rifugiatosi nella casa per ripararsi dal freddo, fu ritrovato morto, con gli occhi aperti e terrorizzati, con dei tagli su tutto il corpo e la faccia talmente sfigurata da risultare praticamente irriconoscibile.
Dopo quell'episodio nessuno nel paese volle più avvicinarsi, né tantomeno entrare in quella casa.
Si vociferava che, addirittura, fosse infestata da spiriti e fantasmi perché proprio quei senzatetto, che per necessità vi si recavano, riferivano storie agghiaccianti, di rumori, di aria fredda che improvvisamente riempiva la casa nella notte, di passi e urla strazianti di bambini.
Di fronte alla serietà con cui la donna raccontava quelle dicerie, quelle superstizioni secondo le quali chiunque si fosse avvicinato a quella casa avrebbe attirato su di sé anni di sventure e disgrazie, Elisa non riuscì a trattenere un sorriso.
Certamente non era quella l'idea che si era fatta inizialmente e soprattutto non era il genere di persona che credeva ai fantasmi, alle voci, ai pettegolezzi, né tantomeno alla fervida immaginazione della gente.
Quasi non credeva alle sue orecchie, un terreno così immenso e splendido ma abbandonato a causa di quei racconti di fantasmi, di morti viventi, di persone addirittura morte soltanto perché si erano avvicinate troppo alla casa.
Elisa si sentì infastidita, da medico era abituata a credere solo all'evidenza dei fatti. Nella sua carriera professionale ne aveva viste davvero tante, ma soltanto una cosa riusciva a spaventarla e colpirla nel profondo, quella sofferenza e quel dolore che spesso scorgeva negli occhi dei bambini che ascoltava e curava e che di certo non aveva nulla di paragonabile a simili storie popolari e di pura fantasia.
Nello stesso tempo, però, si sentì fortunata perché di fronte a sé aveva davvero un affare irripetibile, un'occasione che non poteva lasciarsi scappare.
Così chiese di poterla visitare quanto prima possibile e presero un appuntamento già per il pomeriggio.

Cari lettori/lettrici,
che ne pensate? Saranno davvero solo "voci"?!? Vedremo...

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