Una splendida giornata

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Il viaggio di ritorno a casa sembrò interminabile. Elisa si sentì soddisfatta dell'incontro perché nonostante tutto il signor Ricciardi accettò di seguirla.
<<Ma per quale motivo aveva cambiato idea così repentinamente?>> pensò fra sé e sé; non riuscì a trovare alcuna spiegazione plausibile.
Tuttavia, non poté smettere di pensare a quell'uomo, alla sua profonda disperazione e alle sue contraddizioni.
A volte sembrava aver completamente perso il senno, i suoi discorsi erano privi di senso e logica, poi improvvisamente appariva lucido, ragionevole e riflessivo.
In tutta questa storia gli eventi sembravano susseguirsi e ripetersi, ogni volta che Elisa aveva la percezione di avvicinarsi alla verità, questa le sfuggiva nuovamente dalle mani.
Ora però non c'era altro tempo da perdere, doveva trovare Sara, spiegarle cos'era accaduto in quei giorni e soprattutto doveva riuscire a farli incontrare.
Un istante dopo essere arrivata a casa e aver salutato Pepe, vide una piccola sagoma spuntare dalla finestra e salutarla agitando la sua manina.
A volte Sara aveva il dono di saperla cogliere di sorpresa, sembrava leggerle nel pensiero o addirittura riusciva ad anticiparla prim'ancora che un pensiero potesse compiutamente formularsi nella sua mente.
In effetti, era da qualche giorno che non passava a trovarla e ora era lì e la stava aspettando.
Andò subito ad aprire la porta per farla entrare.
<<Ciao tesoro, entra subito o ti prenderai un malanno con questo freddo! Che ne dici se ci beviamo una bella tazza di cioccolata calda e ci mettiamo anche un po' di panna?>>
La piccola sorrise compiaciuta e si accomodò su una sedia della cucina.
<<Allora cosa mi racconti? Cosa hai fatto di bello in questi giorni?>>
<<Veramente le solite cose. Ho giocato con la mia bambola e ho fatto delle passeggiate nel bosco con la mamma. E tu cosa hai fatto?>>
<<In verità, anche le mie giornate spesso sono ripetitive: lavoro, lavoro e ancora lavoro. E solo ogni tanto mi resta un po' di tempo per me, per andare in palestra, dal parrucchiere, oppure per leggere un bel libro. A proposito Sara, a te piace leggere? Sai, ho conservato tanti libri di quando avevo la tua età e se vuoi posso mostrarteli!>>
Gli occhi della piccola si illuminarono di gioia che però istantaneamente si tramutò in malinconia.
<<Mi piacerebbe tanto, però ... ecco io ... >>
<<Qualcosa non va? A me puoi dirlo lo sai>>
<<La verità è che... insomma non ricordo più se sono capace a leggere, sai è da tempo che ...>>
Si interruppe di nuovo ma Elisa insistette
<<Non avere timore. Raccontami, cos'è successo?>>
<<È da tempo che non vado più a scuola e poi la mamma a casa non ha libri perché a lei non piace molto leggere, dice che è solo una perdita di tempo e che non ha tempo per fantasticare>>
Elisa rimase in silenzio per qualche istante; questa volta non sapeva proprio cosa rispondere e non riusciva a spiegarsi il motivo per cui una bambina della sua età non frequentasse la scuola dell'obbligo. Penso' che ora forse aveva un appiglio concreto per chiamare gli assistenti sociali, così da salvare quella bambina da una madre gravemente depressa che trascurava sua figlia e la sua istruzione.
Sara riprese il discorso distogliendola dai suoi pensieri <<Ti prego me li puoi far vedere adesso? Così posso provare a leggerli insieme a te, magari mi puoi aiutare a ricordare come si fa!>>
<<Ma certo Sara, anzi vieni con me; sarai tu a scegliere il tuo libro!>>
La piccola le prese la mano e la seguì felice su per le scale, verso lo studio privato dove Elisa aveva la libreria. Le mostrò una fila di libri fra i quali avrebbe potuto scegliere quello da leggere.
Sara fu subito attratta da un libro con la copertina di colore rosa antico dal titolo "La piccola principessa".
Si trattava di un'edizione illustrata.
Sullo sfondo della copertina, c'era una strada con delle botteghe su entrambi i lati e davanti c'era una bambina dai capelli ricci, lunghi e scuri, con un vestitino di velluto rosso della stessa tonalità delle scarpette e alle mani dei guanti bianchi.
La bambina si chiamava Sara e aveva un'aria felice mentre passeggiava stringendo la mano di suo padre, un uomo alto, elegante, con indosso un cappotto marrone e un cappello. Anche lui indossava i guanti e sull'altra mano teneva delle buste con gli acquisti appena fatti.
Elisa era certa che avrebbe scelto proprio quel libro. Era sempre stato il suo libro preferito e per questo motivo decise di chiamare la sua bambola di porcellana preferita con lo stesso nome della protagonista. In realtà era una storia un po' triste ma in fondo con un lieto fine. 
La piccola osservò il libro, guardò la copertina, poi l'aprì per toccare lo spessore delle pagine, lo accarezzo', volle sentirne l'odore e con un'espressione di sorpresa riuscì a leggerne il titolo, scandendo una lettera per volta e tornando indietro quando si sentiva insicura. Elisa non le suggerì ma aspettò accanto a lei con pazienza.
Quando finì i suoi occhi erano lucidi, quasi come se non si aspettasse di saper ancora leggere.
Elisa la abbracciò con forza <<Bravissima! Hai visto, ci sei riuscita! E la protagonista si chiama proprio come te... Puoi tenerlo, te lo regalo.>>
<<È il mio primo libro! Un libro tutto mio, non vedo l'ora di leggerlo! E questo sembra proprio il mio papà. Grazie, oggi è stata davvero una splendida giornata!>>
La felicità di Sara era contagiosa ed Elisa amava vederla sorridere, visto che non accadeva spesso.
<<Ti propongo un patto... ogni volta che finirai un libro, verrai qui a raccontarmelo e io ti prometto che te ne regalerò immediatamente un altro. Se vorrai, un giorno tutti questi libri diventeranno tuoi! Ora andiamo a bere la cioccolata!!!>>
La piccola la strinse forte, non stava più nella pelle <<Siiiii!Evvai! Allora se è un vero patto, dobbiamo stringerci la mano!>>
Le porse la manina ed Elisa fece lo stesso, stringendola poi a se' in un abbraccio.
Ora era arrivato il momento di parlarle di quello che l'avrebbe aspettata l'indomani, così prese coraggio e iniziò.
<<Sai Sara, in questi giorni, oltre a lavorare, ho fatto anche delle ricerche. Non ti ho detto nulla perché non volevo illuderti o crearti delle false speranze. Non è stato facile e ho dovuto chiedere aiuto alla mia più cara amica, ma alla fine l'ho trovato. Piccola, ho trovato tuo padre>>
Sara smise all'istante di giocare con il suo libro, le lacrime iniziarono a scenderle senza alcun controllo. Non riuscì a dire nulla, era incredula, spaventata e felice nello stesso tempo.
Elisa le teneva la mano e l'abbracciava, rassicurandola con la sua presenza.
<<Tuo padre mi ha assicurato che domani verrà qui, ma non posso garantirti che lo farà davvero. Sai, non è stato molto bene in questi anni; cerca di ricordarlo quando lo vedrai e parlerai con lui. Forse dirà cose che magari non conosci o che non riuscirai a capire, ma tu ricorda quello che ti sto dicendo. Se vorrai, io ti resterò accanto e non ti lascerò sola neanche per un istante>>
<<Sapevo che mi avresti aiutata fin dal primo istante, ne ero certa. Tu mi hai salvato!>>
Si abbracciarono di nuovo. Elisa non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che una bambina della sua età avesse una tale consapevolezza della sua vita, del dramma che aveva colpito la sua famiglia, della sua sofferenza. Sapeva con esattezza quello che desiderava e come ottenerlo. Suo padre era l'unica persona che forse poteva aiutarla e lei lo sapeva bene.
<<Hai trovato anche mio fratello?>> Il suo volto cambiò espressione, quasi già conoscesse la risposta.
<<Piccola, mi dispiace, purtroppo tuo fratello non c'è più. Sai c'è stato un incidente e...>>
<<Ok, ho capito>> la interruppe Sara.
Quella bambina riusciva a sorprenderla ogni volta. Non sembrava stupita da quella notizia ma forse era ancora troppo piccola per comprendere il significato della morte e in fondo era meglio così, pensò Elisa. 
<<Ora devo andare, la mamma mi starà sicuramente aspettando. E poi se domani vedrò il mio papà, dovrò prepararmi per essere bellissima!>>
<<Lo sei già tesoro>> le rispose Elisa, la baciò sulla guancia e la salutò mentre si allontanava correndo e saltellando per tutto il giardino.
Elisa sentiva ora il bisogno di un bel bagno caldo e di un po' di riposo. Quella giornata aveva decisamente prosciugato tutte le sue forze.
Mise un po' di musica rilassante, accese delle candele intorno alla vasca, si versò un bicchiere di vino rosso e si infilò nella vasca colma di acqua bollente e di schiuma profumata al sandalo.
Ripensò a tutti gli accadimenti di quel periodo.
Aveva vissuto esperienze surreali, continuava ad avere degli incubi terribili che sembravano essere reali e sogni nei quali rivedeva spesso Matteo.
Quante volte si era svegliata nel cuore della notte, sentendo rumori, voci o il cane abbaiare forsennatamente.
La storia di Sara aveva chiaramente minato il suo già precario equilibrio; l'aveva presa a cuore perché le ricordava la sua infanzia e quanto fosse terribile vivere costantemente nella solitudine e nella sofferenza.
Quella bambina le aveva riportato alla mente quei ricordi terribili che per troppi anni aveva cercato di dimenticare o di spingere giù nel profondo del suo subconscio. 
Il ricordo dei suoi genitori noncuranti, della violenza di suo padre e della morte di sua madre. Tuttavia le aveva anche ricordato quanto sua nonna avesse fatto per lei, per proteggerla e per renderla felice; non poteva dimenticare quanto amore le avesse dato e quanto fosse stata importante per la sua vita e per il suo futuro.
Ripensò a Matteo, per quanto tempo aveva rifiutato di accettare quello che era successo, incolpandosi della sua morte.
Probabilmente era stato più facile piangersi addosso, rifiutando di vivere la propria vita, piuttosto che affrontarla con forza e coraggio.
Il rischio di perdersi era stato grande, era stata sull'orlo del precipizio, indecisa se saltare o meno.
Fino a che vide Matteo quella notte, in quel sogno così reale e aveva potuto finalmente dirgli addio.
Da quel momento in poi, qualcosa in lei era mutato, si sentiva meglio e una volta finita questa storia, avrebbe preso un periodo di riposo dal lavoro per dedicarsi solo a se stessa.
Tuttavia adesso doveva concentrarsi sull'incontro del giorno successivo, ma non sapeva davvero cosa aspettarsi. Non voleva che Sara rimanesse sconvolta dalle farneticazioni di un uomo ormai vecchio e malato, che viveva al confine tra ciò che è reale e ciò che invece è solo il frutto dell'immaginazione, perdendo spesso ogni contatto con la realtà circostante.
Era un uomo che a momenti di confusione, di apatia, di freddo distacco, di chiusura totale verso ogni stimolo proveniente dall'esterno e di rifiuto del passato, alternava momenti di lucidità, seppur brevi, nei quali sembrava tornasse a vivere nel mondo reale, nei quali mostrava una spiccata sensibilità e una capacità di introspezione e di critica.
In questi momenti il passato riaffiorava prepotentemente nella sua mente, probabilmente con i ricordi strazianti di suo figlio, della sua bambina e di quella che una volta era la sua famiglia; ma lui non voleva quei ricordi, li scacciava con forza dalla sua mente, finendo per rifugiarsi in una realtà parallela e fittizia, appositamente creata per la sua sopravvivenza, nella quale il suo passato non era mai esistito e la sua memoria, fatta di ricordi orribili, svaniva per lasciare il posto ad un'altra più accettabile che potesse sostituirla.
La mattina seguente Elisa si svegliò presto per sistemare la casa e accogliere i suoi ospiti.
Tutto era pronto, non restava che attendere l'arrivo del signor Ricciardi.
Il sole splendeva nel cielo limpido, era una giornata meravigliosa ed Elisa sentiva che tutto sarebbe andato per il meglio.

"Un giorno tu ti sveglierai e vedrai una bella giornata. Ci sarà il sole, e tutto sarà nuovo, cambiato, limpido. Quello che prima ti sembrava impossibile diventerà semplice, normale. Non ci credi? Io sono sicuro. E presto. Anche domani." F.D.

Cari lettori/lettrici,
siamo arrivati a un momento decisivo, l'incontro tra Sara e suo padre Edoardo.
Tutto avrà un senso ... o forse no?!?
Siamo ai capitoli finali!
Scopriremo insieme come andrà a finire!

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