La bambola di porcellana

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Quando era piccola Elisa portava sempre con sé una bambola di porcellana che aveva dei lunghi capelli biondi e dei grandi occhi azzurri; indossava un vestitino di velluto rosso con delle calze bianche e delle scarpette della stessa tonalità del vestito.
Era stato un regalo di sua nonna per il giorno del suo quinto compleanno ed Elisa ci teneva più che ad ogni altra cosa, perché quella bambola rappresentava quei pochi attimi di felicità che aveva vissuto da bambina.
L'aveva chiamata Sara.
Infatti, quando non voleva sentire le urla dei suoi genitori che litigavano, si chiudeva nella sua stanza e parlava con la sua amica immaginaria fatta di porcellana, oppure le cantava una canzone o a volte le leggeva una favola.
Per poco tempo ebbe anche un cane, era un trovatello particolarmente intelligente che chiamo' Jerry.
Quando Elisa e sua madre lo videro gironzolare nel parcheggio di un supermercato era denutrito, sporco e malridotto, così decisero di portarlo a casa.
Suo padre, in un primo momento, le aveva permesso di tenerlo tuttavia un giorno, semplicemente perché infastidito dalla sua vivacità, cambiò idea e lo regalò ad una conoscente.
Elisa ne soffrì tantissimo, ricordava perfettamente il giorno in cui glielo aveva strappato dalle mani mentre lei piangeva disperata implorandolo di non farlo. 
Suo padre non era stato sempre così, almeno questo era ciò che le aveva raccontato sua madre. Erano stati innamorati e felici un tempo ma tutto si trasformò molto presto in un incubo nel momento in cui suo padre, un giorno, perse il lavoro e cominciò a bere, sempre di più, fino a diventare alcolizzato e violento.
Sua madre non aveva mai lavorato perché suo marito era troppo possessivo, così si ritrovarono senza soldi e senza risparmi perché avevano sempre speso tutto ciò che guadagnavano, fino all'ultimo centesimo.
Il padre riuscì a trovare solo lavoretti saltuari e più la situazione economica della famiglia peggiorava, più si trasformava in un uomo intrattabile e violento.
Non se la prendeva mai con Elisa ma solo con sua madre, anche per le cose più banali.
La picchiava fino a farle uscire dei veri e propri ematomi o a provocarle ferite e tagli; un giorno addirittura le ruppe il naso causandole un'emorragia e costringendola a correre in ospedale.
La nonna materna di Elisa cercava di aiutarle in ogni modo possibile; era benestante perché suo marito, morto prematuramente, aveva lasciato a lei e sua figlia una cospicua eredità.
Tuttavia i genitori di Elisa, in poco tempo, avevano sperperato tutti i soldi che avevano ricevuto.
La nonna le aiutava ma poteva farlo solo di nascosto perché suo padre non voleva nessun aiuto, soprattutto se proveniva dalla suocera. Così la madre poteva racimolare appena qualche spicciolo per fare la spesa o qualche abito per Elisa, per evitare che suo marito se ne accorgesse.
Lui era un uomo vile e fallito, non perché perse il lavoro ma perché non ebbe la forza e il coraggio di far fronte a quell'evento, perché il suo spropositato ego non gli consenti' di accettare l'aiuto della suocera e ciò anche a costo di condannare alla fame la sua famiglia, perché in fondo fu incapace di amare sua moglie e perfino sua figlia.
La madre di Elisa non riuscì mai ad opporsi a quell'uomo così violento, non volle lasciarlo e per lunghi anni costrinse sua figlia a vivere nella paura, nell'angoscia e nel totale abbandono.
Con il passare del tempo sua madre non fu più in grado di prendersi cura di se stessa, né tantomeno di sua figlia perché annientata da anni di violenze subite e gravemente depressa.
Elisa, d'altro canto, era cresciuta troppo in fretta; spesso cucinava e puliva e finì per essere lei a prendersi cura di sua madre e non viceversa.
Gli anni più belli della sua infanzia le erano stati inesorabilmente rubati.
Quando aveva dieci anni suo padre morì di cirrosi epatica e qualche anno dopo lo seguì sua madre, stroncata da un infarto.
Elisa andò a vivere dalla nonna materna che l'accolse con l'amore e con l'affetto che da sempre nutriva nei confronti della sua unica nipote.
Era stata l'unica donna ad amarla profondamente e a restarle sempre accanto, cercando di salvarla da quell'ambiente familiare malato e tossico, anche se purtroppo non era mai riuscita nel suo intento. Non parlava quasi più con i suoi genitori perché un giorno denunciò quell'uomo alla polizia, stanca delle sue violenze e desiderosa di offrire a sua nipote una vita normale, tuttavia anche la polizia non riuscì a fare nulla perché il padre era in grado di dissimulare e mentire mostrandosi agli altri come una persona perbene, mentre sua moglie era una donna soggiogata, sopraffatta e convinta che l'unica possibilità fosse quella di assecondarlo, diventando così di fatto sua complice.
L'unica cosa che sua nonna era riuscita a fare era chiedere a sua figlia di farle vedere il più possibile sua nipote, ma le visite erano sempre troppo brevi perché organizzate all'insaputa del padre il cui unico scopo era quello di colpire la suocera, anche se questo significava far soffrire Elisa.
Il nome della nonna era Lidia e chiamava la nipote la sua "bambola di porcellana", non solo perché era una ragazzina di una rara e straordinaria bellezza ma anche perché Elisa non si separava mai da quella bambola di porcellana che le aveva regalato e che aveva degli occhi grandi e azzurri proprio come i suoi.
Sua nonna pagò tutti i suoi studi e cercò di offrirle quanto economicamente e umanamente fosse possibile nel tentativo di recuperare gli anni perduti e colmare la totale mancanza di amore che quella bambina così piccola dovette sopportare per anni.
Grazie al suo amore e costante sostegno, Elisa trovo' la sua strada e capì quello che desiderava fare "da grande". Lei non aveva avuto nessuno che fosse riuscito ad aiutarla o almeno che avesse capito il dramma che stava vivendo. L'unica persona era stata sua nonna.
Per questo, si era ripromessa che nella sua vita avrebbe fatto qualunque cosa per evitare che succedesse ancora. Avrebbe voluto aiutare quei bambini o adolescenti che proprio come lei, erano cresciuti nelle condizioni peggiori, nel disagio e nell'abbandono, oppure nella violenza dei maltrattamenti. Coloro che non avevano nessuno che potesse salvarli, che la loro giovane età rendeva incapaci di reagire, che invece di manifestare apertamente il proprio disagio, cercavano di nasconderlo a volte per paura o per difendere dei cattivi genitori, oppure a causa dei sensi di colpa che spesso affliggono i bambini maltrattati. 
Quando sua nonna morì, Elisa aveva ventitré anni e ormai era diventata una donna indipendente. Già da qualche anno aveva cominciato a studiare psicologia ed era più matura di tutte le sue compagne d'università.
Durante la lunga malattia di sua nonna, Elisa fece il possibile per starle accanto, per assisterla, per farla curare dai migliori specialisti nel campo dell'oncologia e nei migliori centri di terapia del dolore.
Riuscì a risparmiarle le sofferenze peggiori dovute a quel male incurabile, ma non poté salvarla dalla morte. Morì nella sua casa e nel suo letto perché questo era il suo desiderio ma prima di morire strappò una promessa a sua nipote <<Tu sei la mia bambola di porcellana, ti ho amato infinitamente e ti chiedo scusa per non essere riuscita a salvarti da un'infanzia così atroce. Spero almeno di essere riuscita a rimediare, almeno in parte, in questi anni. La tua serenità è stato il regalo più bello che la vita potesse concedermi prima di morire.
Promettimi che farai il possibile per esserlo sempre, a qualunque prezzo. Sii felice, fai solo ciò che desideri, realizza i tuoi sogni o progetti e non permettere mai a nessuno di ostacolarti. Nessun uomo potrà stabilire ciò che puoi o non puoi fare, perché questo non è amore. L'amore è libertà. Tu sei libera, sei indipendente, non devi scordarlo mai>>
Le lacrime inondavano il volto di Elisa ma nonostante la commozione riuscì a risponderle prima che esalasse l'ultimo respiro
<<Nonna, tu mi hai dato tutto quello che non ho mai avuto, mi hai fatto sentire amata come nessuno al mondo ha mai fatto, mi hai insegnato ad essere forte, coraggiosa, libera e a combattere per i valori in cui credo. E ti prometto con tutta me stessa che non dimenticherò mai il tuo amore, i tuoi insegnamenti e nessuno mai riuscirà a rendermi diversa da quello che sono ora. Tu sei stata nello stesso tempo una madre e un padre per me, quelli che non ho mai avuto>>.
Alle sue ultime parole la nonna si spense con il sorriso impresso sulle labbra e finalmente poté trovare la pace.
Elisa pianse disperatamente, i singhiozzi le chiusero la gola ma l'abbracciò e la strinse con tutte le sue forze, consapevole che non avrebbe potuto avere un'altra occasione per farlo.
Ne soffrì moltissimo e a lungo, era stata l'unica persona che l'avesse amata e accudita, prendendosi cura di lei ogni giorno, era stata il suo unico punto di riferimento e ora era rimasta sola al mondo. Non avrebbe mai potuto dimenticarla perché il suo dolce ricordo era vivo e al sicuro nelle profondità della sua anima.
Elisa sapeva di non poter tradire le promesse che le aveva fatto e per questo doveva risollevarsi e continuare a impegnarsi nello studio per realizzare il sogno di diventare un medico specializzato nella psicoterapia infantile e avrebbe fatto qualsiasi cosa per riuscirci.
Sua nonna le lasciò la casa e tutto ciò che possedeva, facendo in modo che Elisa potesse vivere la sua vita nel migliore dei modi e non dovesse più patire la fame o il disagio economico. Elisa mantenne fede alle promesse, riuscì a laurearsi nei tempi previsti, poi entrò nella scuola di specializzazione e dopo diversi anni di esperienza poté realizzare il suo più grande desiderio diventando un medico affermato e stimato.

Cari lettori/lettrici,
qualcuno ha detto che non esiste una separazione definitiva finché esiste il ricordo...

Quante volte nella vita ci è capitato di affezionarci particolarmente a un oggetto o un suppellettile, perché in grado di riportarci alla mente un ricordo felice o di una persona cara?!?

Ebbene, per Elisa la sua bambola di porcellana era molto più di questo...
Sara era stata la sua amica immaginaria, la sua ancora di salvezza nell'infanzia e ora rappresentava il ricordo dell'unica persona al mondo che l'avesse mai amata.

E non solo... in seguito la ritroveremo ancora, specialmente quando assumerà la valenza di indizio rivelatore!

La Figlia dei ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora