La sostanza dei sogni

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Elisa rimase esterrefatta di fronte alla brusca reazione del signor Ricciardi e nonostante il tentativo di comprenderla, non riusciva ad attribuirle un senso.
Nel contempo, Edoardo iniziava a sentirsi confuso e destabilizzato, mille dubbi offuscavano la sua lucidità <<Com'era possibile che quella sconosciuta insistesse tanto nel parlarle di una bambina che non era sua figlia, seppur abitando nella casa in cui lui stesso aveva vissuto insieme alla sua famiglia?>>.
Improvvisamente, mentre entrambi tergiversavano sulla decisione da prendere, si accorsero che Sara era proprio lì davanti ai loro occhi e li osservava senza proferire parola.
Era bellissima, portava lo stesso vestitino di velluto blu che Elisa le aveva visto indossare la prima volta che l'aveva sorpresa a giocare nel giardino di casa sua.
Quando Edoardo la vide, rimase pietrificato.
In un istante i suoi occhi si gonfiarono di lacrime, tutte quelle accumulate e conservate fino a quel momento, ora scorrevano incontenibili sul suo volto.
Si alzò in piedi ma poi cadde in ginocchio, stremato, sopraffatto da travolgenti emozioni.
Elisa si avvicinò d'istinto, quasi a volerlo soccorrere. Era evidente che quell'uomo avesse riconosciuto, in quel volto d'angelo, sua figlia.
Un grido disperato, troppo a lungo trattenuto, uscì dalla sua gola <<Figlia mia! Sei tu, figlia mia!>>.
La piccola Sara gli corse incontro, con gli occhi pieni di gioia <<Papà, finalmente sei qui. Ti ho aspettato per così tanto tempo!>>.
Edoardo la prese e la strinse fra le sue braccia; fu un abbraccio ricolmo di significati diversi, di un amore sconfinato, di parole taciute, di una sofferenza inenarrabile, di una vana speranza di fermare il tempo, esattamente lì, in quel preciso istante.
Tutto sembrava così reale, poteva finalmente vedere e riabbracciare sua figlia, forse poteva chiederle scusa per quanto era accaduto e per il dolore che le aveva causato.
Sara gli rivolse uno sguardo compassionevole, mentre percorreva dolcemente i tratti del suo volto <<Papà perché sei così vecchio? Per un momento ho temuto che non fossi tu!>>
<<È passato così tanto tempo amore mio. Mai avrei pensato che ti avrei rivista un giorno! Ma tutto questo ora non conta, ciò che importa davvero e' che ora sei qui con me, piccola mia!>>
Elisa cercò invano di trattenere la sua commozione ma alla fine sbottò in un pianto liberatorio di tutta la tensione accumulata a causa delle difficoltà e degli ostacoli che aveva dovuto affrontare e superare affinché il più grande sogno di Sara potesse avverarsi; nello stesso tempo erano lacrime di gioia nel vederla così felice, come mai prima d'allora; finalmente era riuscita a farle incontrare suo padre e questo per lei poteva significare l'inizio di una nuova vita.
D'un tratto però, accade qualcosa di inaspettato e assolutamente imprevisto.
Una sagoma attraversò rapidamente il giardino ed entrò in casa. La madre di Sara apparve dinanzi a loro, completamente paralizzata, oltre che visibilmente spaventata. Era emaciata, più pallida del solito, con livide occhiaie che le segnavano il volto.
Fissava attonita suo marito invecchiato di moltissimi anni, senza dire nulla fino a che non riuscì più a trattenere l'emozione e le lacrime.
Elisa rimase in silenzio mentre rifletteva sul motivo per il quale Sara avesse scelto di coinvolgerla. In fondo quella era l'unica via d'uscita che le era rimasta, l'unica speranza di salvezza e in questo modo rischiava di compromettere la sua unica possibilità di vivere appieno la sua infanzia.
Quella donna lentamente si incamminò verso suo marito <<Edoardo, sei proprio tu?>> le chiese stupita, quasi avesse di fronte un fantasma.
Le accarezzò timidamente il volto, con dolcezza ne seguì i lineamenti, mentre una profonda malinconia cominciò a pervaderla.
Il marito la osservò a sua volta con intensità e una profonda sofferenza; i suoi occhi tradivano emozioni contrastanti, oltre all'amore anche dolore, rabbia, tristezza e profonda angoscia.
Un oceano di sensazioni che si confondevano e si mescolavano; probabilmente non riusciva nemmeno a distinguerle o a capire quale fosse il sentimento prevalente nei confronti di sua moglie, che finalmente si decise a parlare
<<Cosa sta succedendo Edoardo? Sto sognando forse? Per quale motivo ti vediamo qui, dopo tanti anni? Perché ci hai abbandonato?>>
<<Oh Luisa, vuoi dirmi che non ricordi più nulla?>> esclamò Edoardo ormai annientato <<Non ricordi quello che è accaduto proprio qui nella nostra casa?>>
La piccola abbassò gli occhi, era arrivato il momento della verità che aspettava ormai da lungo tempo ma ora aveva paura, tanta paura.
Si voltò verso il padre, lo guardò fisso negli occhi, gli corse incontro e lo abbracciò di nuovo <<No papà, la mamma ha dimenticato tutto. Ti prego, aiutami a farle capire come stanno le cose, aiutami!>> le sussurrò all'orecchio.
Elisa fissava immobile la scena che aveva di fronte a sé; la situazione le stava sfuggendo di mano, non riusciva più a capire cosa stesse accadendo, numerose domande iniziarono ad accavallarsi nella sua mente: <<Chi è Laura? Per quale motivo Sara le aveva mentito sul suo nome? E perché continuavano a parlare di quella casa, come se fosse stata loro in passato? In fondo non era possibile perché la casa era disabitata dagli anni cinquanta, quando la famiglia che vi abitò sparì senza lasciare alcuna traccia di sé, così almeno si raccontava>>.
In quel momento, Sara le si avvicinò e la prese per mano <<Elisa, perdonami, so di non averti raccontato tutta la verità, ma non potevo, credimi! Ti ho detto di chiamarmi Sara perché era lo stesso nome che hai scelto per la tua bambola preferita, quindi speravo che magari, in questo modo, ti sarei piaciuta anch'io.
Adoravo quella bambola così, senza dirti nulla, l'ho presa di nascosto da uno scatolone che tenevi in salone. Scusami tanto, volevo solo qualcuno da stringere durante la notte fingendo fosse il mio fratellino; ma non volevo rubarla e ti prometto che te la renderò. Mi dispiace averti mentito, ma se non l'avessi fatto non avresti mai scelto di aiutarmi, non eri ancora pronta per la verità, ma adesso lo sei. Ti assicuro che ora tutto sarà chiaro, come se leggessi l'epilogo di uno dei tuoi libri preferiti. Sai, come in quell'istante in cui ogni tassello del puzzle va al proprio posto e tu riesci finalmente a vedere e capire il disegno complessivo. Ma ti prego, non avere paura, non devi averne, capito? Ti chiedo di fidarti di me>>.
Elisa, si sentì priva di forze e dovette sedersi per non cadere a terra. Tutto ciò non aveva alcun senso, non riusciva o forse rifiutava di comprendere la verità.

"Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita"
W.S

Cari lettrici/lettori,
i desideri prendono forma... in fondo tra sogno e realtà non c'è differenza o distanza, non esiste discordia, lotta o contraddizione, ma solo un labile, sottile confine oltre il quale i sogni diventano realtà... quella stessa realtà in cui vivono i sogni!

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