Il mondo di Sara

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Il Natale era alle porte ma Elisa non aveva avuto ancora il tempo di dedicarsi agli addobbi natalizi.
Quella mattina del 20 dicembre 2012, si svegliò di buonumore e in onore del suo primo Natale nella nuova casa, decise di comprare un albero alto circa due metri con un'ampia circonferenza, folto, con dei lunghi rami e di un colore verde intenso. Scelse l'albero più bello del vivaio che avrebbe poi piantato in giardino.
Non amava gli eccessi e tantomeno gli alberi appesantiti da nastri, palle enormi, luci ad intermittenza di tutti i colori o quella specie di boa che molti usano mettere intorno facendolo sparire del tutto sotto il peso degli addobbi.
Elisa si era limitata a comprare delle palline di vetro di diverse misure con decorazioni dorate, alcuni angioletti di porcellana, delle campanelle di ceramica e poi delle luci di un unico colore bianco tenue.
Sulla punta avrebbe sistemato un semplice fiocco di corda che aveva trovato al mercatino.
Ogni Natale le riportava alla memoria dolci ricordi di quando insieme a sua nonna addobbava la casa e l'albero, poi la sera della Vigilia andavano insieme alla messa di mezzanotte e a Natale cucinavano il pranzo per alcuni amici o vicini di casa.
Soltanto grazie a sua nonna scoprì il significato e il valore del Natale; ricordava ancora quando una volta Lidia la sorprese facendole trovare un albero enorme con la neve sui rami e un presepe decorato a mano. Appeso ad uno dei tanti rami penzolava un pacchettino blu con un fiocco rosso.
Nella notte della Vigilia lo poté finalmente scartare e quando lo aprì non poté credere ai suoi occhi. Sua nonna le aveva regalato l'anello di fidanzamento che ricevette da suo nonno in occasione della sua proposta di matrimonio.
Il nonno l'aveva fatta alla vecchia maniera, invitandola in un ristorante a lume di candela e inginocchiandosi ai suoi piedi alla fine della cena. Sua nonna in lacrime, accettò con gioia e senza alcuna esitazione.
Elisa, all'interno di un cofanetto di velluto rosso, trovò un prezioso e meraviglioso solitario. Aveva una montatura semplice, in oro giallo con il diamante incastonato in cima, puro e brillante.
Elisa si commosse per ciò che quel regalo rappresentava e per il fatto che sua nonna si fosse privata di un ricordo così importante e speciale per affidarlo a lei.
Quella sera, sua nonna le raccontò tutti i dettagli di quel giorno con un po' di commozione, ricordando la galanteria, l'eleganza e la bellezza di quell'uomo alto, con le spalle larghe, i capelli mossi e gli occhi verdi. Si chiamava Tancredi, proveniva da una famiglia benestante e morì in guerra qualche anno dopo la nascita della loro unica figlia che all'epoca aveva solo cinque anni.
Lidia ne era follemente innamorata e soffrì per molti anni di una grave depressione per la sua prematura scomparsa. Così, crebbe da sola sua figlia con grande difficoltà, non riuscendo a diventare per lei un valido sostegno e un punto di riferimento, soprattutto nel momento più drammatico della perdita del proprio padre.
Lidia ripensava spesso agli errori commessi nei confronti di sua figlia ma ora non poteva più rimediare, perché sua figlia non le consentiva di farlo. Ma aveva amato sua nipote più di ogni altra cosa e per lei avrebbe fatto il possibile perché si era ripromessa che non sarebbe accaduto di nuovo. Tuttavia, questa volta le difficoltà furono altre e non poté risparmiare a Elisa un clima familiare violento e distruttivo.
Sua nipote, già da bambina, aveva una forza innata e un'intelligenza che la distingueva dalle altre bambine della sua età e nonostante tutto ciò che aveva passato, era riuscita a trarre da quell'esperienza un insegnamento di vita che le avrebbe permesso di diventare un medico di prim'ordine.
<<Aiuterò tanti bambini, quelli che sono tristi, perché i bambini devono giocare e sorridere non devono piangere, vero nonna?>>
<<Certo tesoro, hai proprio ragione e sono sicura che ci riuscirai>>
<<Sì nonna, li farò sorridere>>
Aveva le idee chiare già da piccola, sapeva quello che voleva essere e chi voleva diventare e Lidia più la ascoltava, più ne ammirava il coraggio e la forza.
Quando le diede quell'anello entrambe si commossero e piansero stringendosi sotto l'albero. Elisa lo indossò sull'anulare destro e non lo tolse più.
Ogni Natale ammirava il suo anello e ricordava nostalgicamente quei momenti passati insieme; quest'anno, in particolare, penso' a lei più del solito perché soltanto grazie a sua nonna fu in grado di realizzare i suoi sogni.
Così sorrise, diede un bacio al diamante e si mise all'opera.
Quell'albero era davvero enorme e per addobbarlo impiego' buona parte della giornata, ma non importava perché amava farlo. Quest'anno avrebbe festeggiato la Vigilia nella sua nuova casa con i suoi più intimi amici, Valentina con suo marito e sua figlia, Thomas e il suo più caro collega Filippo.
Appena finì di addobbare l'albero, scorse un'ombra dietro la finestra del salone e sentì Pepe abbaiare. Si affacciò e vide la figlia dei vicini che questa volta si era avvicinata alla casa probabilmente con l'intenzione di bussare.
<<Ciao piccola, vuoi entrare? Ti faccio vedere una cosa che ti piacerà, promesso!>>
La bambina corse verso l'ingresso della casa ed Elisa, a sua volta, le andò incontro aprendole la porta per farla entrare.
Non appena varco' la soglia e giunse in salone, l'espressione sul volto della piccola fu molto diversa da quella che Elisa avrebbe immaginato di vedere. Da un lato, sembrò impressionata dalla maestosità dell'albero e colpita dalle decorazioni e dalle luci, ma nello stesso tempo il suo sguardo si abbassò quasi tentando di celare un dolore che invece si affacciò con prepotenza su quel visino dolce.
<<Tutto bene tesoro? Non ti piace l'albero di Natale?>>
La bambina si affrettò a scuotere la testa per mostrare quanto invece le piacesse.
<<E allora come mai sembri triste?>>
Seguì il silenzio ma Elisa volle insistere.
<<Penso che ormai possiamo considerarci amiche, che ne pensi?>>
La bambina mosse di nuovo la testa su e giù per dimostrare il suo entusiasmo all'idea di avere finalmente un'amica con la quale confidarsi.
<<Bene tesoro, ne sono felice e ora che siamo amiche mi piacerebbe tanto conoscere il tuo nome. Ti va di dirmi come ti chiami?>>
<<Mi chiamo Sara>>
<<È un nome davvero bellissimo. Quando ero piccola avevo una bambola di porcellana che mi regalò mia nonna e che avevo chiamato proprio come te! E sai che ti somiglia un po'? Avrei tanto voluto mostrartela, purtroppo a causa del trasloco non riesco più a trovarla!>>
La piccola si fece ancora più cupa.
<<Senti, ti va di raccontarmi che succede?>>
<<No, non è per l'albero ma per il Natale, sai a casa mia non si festeggia più e questo mi fa arrabbiare ed essere triste!>>
Elisa rimase colpita e attonita. Prima d'ora non l'aveva mai sentita articolare una frase completa e si rese conto che parlava molto bene, riusciva a esprimere chiaramente le sue sensazioni, dimostrando molto più della sua giovanissima età. In quel momento, avrebbe preferito evitare di porle ulteriori domande per non infierire su uno stato di evidente disagio, ma lo ritenne necessario per conoscere quanto più possibile la sua storia e quella della sua famiglia, perché soltanto in questo modo avrebbe potuto aiutarla.
<<E come mai non lo avete più festeggiato, vuoi raccontarmelo Sara?>>
I suoi occhi divennero lucidi e velati di una profonda tristezza.
<<A mamma non va più, tutto qua>>
<<Ma a te piacerebbe farlo di nuovo?>>
<<Oh sì tantissimo. Mi piacerebbe tornare indietro nel tempo per rivedere quel grande albero che io e papà addobbavamo insieme; vorrei rivivere il momento dello scambio dei regali, quando papà mi raccontava che provenivano da luoghi molto lontani; ricordo ancora il tavolo in salone apparecchiato con la tovaglia rossa e i piatti decorati, abbinati ai tovaglioli e ai bicchieri.
Papà mi metteva sempre le canzoni di Natale e poi le cantavamo insieme a squarciagola>>
Elisa rimase scossa dal dolore che visibilmente appariva sul volto di Sara mentre ricordava il suo Natale. Lei conosceva bene quelle sensazioni e poteva comprenderle fino in fondo; a stento riuscì a trattenere la commozione. Vi era una particolare empatia, una connessione che non riusciva nemmeno a spiegarsi.
<Mi dispiace tanto Sara! Forse potresti chiedere al tuo papà di ascoltare di nuovo una canzone di Natale insieme? Sono certa che gli farebbe piacere >>
Sara questa volta scoppiò in un pianto disperato <<No, perché il mio papà non c'è più>>
<<Oh tesoro, vieni qui!>>
Elisa non aggiunse altro e la strinse forte a sé, abbattendo qualsiasi barriera che fino a quel momento la bambina aveva eretto per proteggersi dal mondo esterno.
Sara aveva capito che di lei poteva fidarsi, poteva confidarle tutto quello che aveva dentro e soprattutto poteva finalmente rivelarle la verità, svelarle quel segreto che nascondeva gelosamente nella sua anima e che non aveva mai raccontato a nessuno.
<<Senti piccola, qual è la cosa che ti piace di più sull'albero?>>
Sara puntò il suo piccolo dito verso un angioletto di porcellana che aveva i lineamenti delicati simili a quelli di un bambino e indossava una veste bianca.
Elisa lo prese e glielo porse <<Tieni tesoro, questo è per te, così avrai sempre un po' di Natale nella tua stanza>>
Sara inaspettatamente le corse incontro abbracciandola <<Grazie, e' bellissimo! Ora però  devo andare o la mamma si arrabbia>>.
Si allontanò di corsa saltellando felice come non l'aveva mai vista.
Elisa si rese conto che quella bambina era molto diversa da tutti i suoi coetanei. La nuova generazione era abituata a picchiettare continuamente i polpastrelli sugli smartphone, a giocare con il personal computer o la play station, ad ascoltare l'Hi Pod e a giocare con il tablet.
Sara era speciale, riusciva ad apprezzare un angioletto di porcellana come forse nessun'altra bambina della sua età avrebbe mai fatto.
Elisa fu soddisfatta di quell'incontro perché, nonostante le prime difficoltà, riuscì finalmente ad aprire un piccolo varco instaurando un clima di fiducia e questo non fece che alimentare la sua speranza di poterla aiutare.
Ormai si era fatto tardi, quella sera sarebbe rimasta a casa perché il giorno successivo il turno in ospedale sarebbe cominciato all'alba.
Si cucinò un filetto ai ferri, condito con olio, sale e glassa di aceto balsamico; e preparo' poi un'insalata mista con mais, pomodori e olive snocciolate. Riempì il bicchiere di un buon vino rosso e mangiò velocemente davanti alla tv.
Dopo aver sistemato la cucina, salì al piano superiore e si preparò per la notte.
Appena si mise a letto, mentre leggeva un libro, cadde all'istante in un sonno profondo.
In piena notte, verso le quattro circa, venne svegliata di soprassalto da un nuovo rumore, sembrava provenire nuovamente dalla cucina. Questa volta penso' dovesse trattarsi di qualcosa che era caduto a terra e si era rotto, qualcosa di vetro o forse ceramica.
Pepe aveva ripreso ad abbaiare come un forsennato. Elisa scese velocemente e
quando arrivò in cucina trovò il barattolo dello zucchero a terra.
<<Che strano! Eppure ricordo di averlo messo accanto ai barattoli del caffè e del sale!>> penso'.
Però, mentre gli altri barattoli erano rimasti lì dove li aveva lasciati, lo zucchero era caduto su tutto il pavimento e sembrava creare una sorta di immagine <<Ma guarda sembra quasi un volto! Mi sa che sono davvero troppo stanca!>>.
Elisa si voltò verso Pepe e sorridendo gli diede un biscotto <<Furbacchione, cosa cercavi sul lavandino? Avevi fame non è vero? Non lo fare più o mi farai venire un colpo, va bene?! >>
Pepe abbassò le orecchie, sembrava aver capito il rimprovero, ma continuò ad abbaiare; così gli accarezzò la testa mentre lui scodinzolando, aveva già masticato e inghiottito il biscotto.
Elisa raccolse sommariamente lo zucchero visto che la mattina seguente sarebbe venuta la signora delle pulizie a dare una bella sistemata.
<<Ora però ce ne torniamo a dormire, mascalzone!>>.
Pepe la seguì per le scale e si sistemò per terra, ai piedi del letto, sbadigliando.
Elisa tentò di riprendere sonno ma ormai era già arrivata l'ora di alzarsi.

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