Un brusco risveglio

19 4 0
                                    

Elisa un giorno vide una bambina giocare spensierata nel suo giardino. Si aggirava tra le piante e gli ulivi, sembrava incuriosita dalle nuove sembianze assunte da quel casale rimasto per lunghi anni disabitato e abbandonato a se stesso.
In lontananza sembrava una di quelle bambine appartenute ad un'epoca passata.
Indossava un vestitino blu di velluto con delle scarpette lucide della stessa tonalità. Aveva dei lunghi boccoli di un biondo cenere, sciolti sulle spalle; un piccolo fermaglio con un fiore bianco le fermava una ciocca ribelle sulla fronte.
Appena la vide Elisa pensò che dovesse abitare proprio lì vicino, anche se in realtà non si era accorta della presenza di un'altra abitazione nelle vicinanze. Probabilmente la casa dei vicini era nascosta dietro alcune siepi enormi e colorate che si trovavano sul ciglio della strada principale, proprio alla fine della stradina di ciottoli che conduceva a casa sua.
Così decise di scendere per conoscere la sua piccola ospite e soprattutto per sincerarsi che i genitori sapessero del suo allontanamento.
Il cancello della casa rimaneva aperto quando Elisa aspettava i suoi pazienti e pensò che la bambina si fosse intrufolata di nascosto magari incuriosita dal giardino; tuttavia non fece in tempo a scendere le scale e aprire la porta che la bambina si era già volatilizzata.
Si guardò intorno, per un attimo la cercò allungando lo sguardo tra le siepi ma poi riflettendo pensò che, vista l'ora tarda, probabilmente era stata richiamata dai genitori. Decise allora di iniziare a cucinare la cena per un gruppo di amici che aveva invitato per mostrare loro la sua nuova casa.
Visto che non amava particolarmente cucinare, di solito preferiva anticipare la preparazione di alcune delle portate e spesso si faceva aiutare da Valentina che, al contrario di Elisa, era bravissima ai fornelli. Trattandosi però di una serata speciale, decise di preparare tutto da sola.
A parte gli amici più stretti, Valentina, suo marito Emanuele e Thomas, aveva invitato anche i colleghi dello studio associato.
Scelse di preparare un menù semplice, con piatti ben guarniti e diverse portate.
Comprò del buon vino rosso d'annata per accompagnare la cena a base principalmente di carne. Preparò un abbondante antipasto con dei salumi e dei formaggi stagionati accostati a vasetti di miele e marmellata; delle bruschette miste con pomodoro e con battuto di olive e carciofi; della mozzarella di bufala e delle ricottine; dei pomodori secchi e olive dolci.
Il primo piatto erano degli spaghetti al tartufo nero, mentre per secondo cucino' un polpettone di carne con i funghi, aromatizzato al vino e avvolto in fettine di speck.
Per contorno, oltre ad una corposa insalata condita con pomodoro, mais, carote e olive, preparo' zucchine, peperoni gratinati al forno e melanzane grigliate.
Valentina si offrì di portare almeno un dolce che avrebbe preparato lei stessa.
Così, una volta pronti gli antipasti e il polpettone, salì in bagno per farsi una doccia e agghindarsi per la serata.
Indossò un abitino nero molto semplice, lungo fino a poco sopra le ginocchia e morbido sui fianchi; mise una collana di cristalli grigi, lunga e luminosa e raccolse i capelli rossi in una coda di cavallo. Infine passo' al trucco, preferendo tonalità naturali e leggere che ne esaltavano la singolare bellezza.
Mentre finiva di truccarsi, improvvisamente, sentì una strana sensazione di freddo, sembrava una folata di vento gelido ma quasi impercettibile. Si affacciò nella camera e nel corridoio per sincerarsi che le finestre fossero chiuse e improvvisamente sentì un tonfo sordo provenire dal bagno.
Così si voltò di scatto e lentamente si diresse nuovamente verso quella direzione <<C'è qualcuno? Pepe dove sei?>> grido', ma non sembrava trovarsi nei paraggi.
Il cuore le batteva forte, arrivò finalmente nel bagno ma nulla. A quel punto comparve Pepe correndo come un forsennato <<Ehi, che succede? Qualcosa ti ha spaventato?>> così Elisa gli fece un po' di coccole e Pepe sembrò tranquillizzarsi.
Quella strana sensazione di freddo si affievolì fino a svanire.
<<Sei solo una fifona>> ripeté fra sé e sé sorridendo.
Finì di truccarsi e poi scese. Cominciò a preparare la tavola scegliendo delle sottili tovaglie rettangolari e grigie, che coprivano da un lato all'altro il tavolo. Accanto ad ognuna sistemò dei tovaglioli dello stesso colore.
Per quella serata scelse i piatti bianchi, di forma quadrata, le posate di alluminio, i calici per il vino e dei bicchieri trasparenti per l'acqua.
Prese gli antipasti e le bevande, sistemandoli ordinatamente sul tavolo, poi accese delle piccole candele al centro e per ultimo posiziono' un profumatore per ambienti con un aroma fruttata ma delicata vicino all'ingresso principale della casa.
Gli amici arrivarono puntuali, prima Valentina e Emanuele, poi Thomas seguito da Filippo e gli altri colleghi dello studio.
Tutti rimasero affascinati dalla casa e dal meraviglioso giardino circostante che trasmetteva pace e tranquillità.
La casa era spaziosa e luminosa, arredata con gusto e una semplicità che suscitavano una piacevole sensazione di calore e benessere.
Elisa era entusiasta mentre mostrava e descriveva ai suoi amici la nuova casa e i suoi occhi azzurri splendevano di felicità.
Thomas la osservava in silenzio, rapito dal suo incantevole sorriso, da quello sguardo magnetico, dalla sua dolcezza e spiccata sensibilità; adorava sentirla sorridere e vederla così felice perché quando ciò accadeva sembrava magicamente riflettersi su chiunque le si trovasse accanto. 
Nello stesso tempo, Thomas tentava in ogni modo possibile di placare la forza esplosiva dei sentimenti che provava, negandoli e riconducendoli forzatamente al rapporto di amicizia che li univa, causando tuttavia il risultato diametralmente opposto di rafforzarli, accrescerli e intensificarli.
Alla fine della serata erano tutti un po' brilli e quindi verso mezzanotte si congedarono. Valentina si trattenne ancora un po' per aiutare la sua amica a sistemare i piatti e la cucina.
La cena era andata benissimo ed Elisa si sentiva davvero stremata, la giornata era stata lunga e faticosa e ora sentiva il bisogno di infilarsi nel suo lettone per leggere un buon libro. Così, finito di sistemare, salutò Valentina e Emanuele e finalmente poté andare a letto.
Provò a leggere qualche riga del nuovo thriller psicologico che il giorno prima aveva acquistato in libreria, ma questa volta la lettura le conciliò il sonno.
Quella notte il riposo fu interrotto nuovamente da un terribile incubo.
Si trovava con Matteo al mare ed era una giornata fantastica.
Il sole splendeva nel cielo azzurro e limpido, il mare era calmo e l'acqua così cristallina da sembrare uno specchio lucido e perfetto.
Avevano affittato due lettini e un ombrellone in uno stabilimento balneare. Come d'abitudine, Elisa aveva portato con sé un libro da leggere mentre Matteo, al contrario, non riusciva mai a stare fermo e amava fare lunghe passeggiate sulla spiaggia.
Quel giorno l'afa era davvero terribile e il caldo insopportabile; mentre Elisa era intenta a leggere il suo libro delle goccioline di sudore le imperlavano la fronte, fino a scenderle sulle guance.
Matteo le propose di fare un bel bagno in mare per rinfrescarsi ma Elisa non amava fare il bagno perché era troppo freddolosa per sopportare la differenza tra le temperature esterne e quella più fredda del mare; per lo più si concedeva  un tuffo per poi tornare subito sul lettino.
Però effettivamente quel giorno le temperature erano molto elevate, così decise di chiudere il libro e seguire Matteo sul bagnasciuga.
Non appena un'onda le bagnò leggermente i piedi, Elisa d'istinto si ritrasse.
Quel giorno l'acqua sembrava davvero più gelida del solito. Si limitò a bagnarsi i capelli, il viso e le gambe, poi diede un bacio a Matteo e sorridendo le disse che per nessun motivo avrebbe fatto il bagno in quelle acque gelide.
Tornò sulla sdraio e riprese la lettura del suo libro finché improvvisamente si rese conto di essere già arrivata all'epilogo.
Sollevò la testa e con lo sguardo cominciò a cercare Matteo tra la folla.
Nel mare non c'era più, quindi penso' che probabilmente fosse andato a fare una delle sue solite passeggiate sul lungomare.
Attese ancora per un po' ma di Matteo non c'era ancora traccia, così decise di alzarsi per andarlo a cercare.
Elisa si guardò ancora intorno, si recò al bar dello stabilimento ma anche lì non c'era e quindi s'incamminò lungo la spiaggia.
L'agitazione cominciava a farsi sentire, il cuore le batteva all'impazzata, il sudore le grondava dalla fronte. Iniziò a chiamarlo a voce alta.
Ad un certo punto, in lontananza, vide una folla di gente che si accalcava formando un cerchio. Tutti sembravano visibilmente terrorizzati, così
si avvicinò perché aveva un terribile presentimento e le gambe le tremavano.
Si intrufolò tra la gente, spingendo con forza per farsi spazio. Non appena riuscì ad intravedere qualcosa, il suo viso impallidì e si sentì svenire.
Vide Matteo, disteso sulla spiaggia, in posizione supina e con gli occhi sbarrati.
Cominciò a gridare il suo nome ripetutamente; lo prese per le spalle e lo scosse con forza. Si avvicinò alla sua bocca, tentando di sentire il suo respiro, mentre fissava il torace sperando di vedere una minima flessione. Nulla!
Iniziò a gridare disperata <<chiamate il 118, vi prego, chiamate qualcuno, non respira>>
Le persone intorno a lei sembravano limitarsi ad osservarla, senza fare nulla, come delle statue di cera, immobili ed inespressive.
Elisa iniziò ad alternare le pressioni sullo sterno alle insufflazioni per bocca, ma ancora nulla.
Quelle persone la fissavano ma lo sguardo che prima era solo inespressivo, divenne ora rassegnato e compassionevole fino a che iniziarono a gridare ripetutamente <<E' solo colpa tua! E' solo colpa tua!>>
La verità si fece strada con forza nella sua mente, non l'avrebbe mai più rivisto.
Scoppiò in un pianto disperato e ininterrotto, Matteo era morto ed era solo colpa sua e del suo egoismo.
Durante quel pianto disperato e quel lacerante senso di colpa, si svegliò di soprassalto balzando sul letto seduta e madida di sudore; le lacrime le inondavano ancora il viso.
Quel sogno le era sembrato interminabile e talmente reale che non riusciva a smettere di piangere.
Decise di scendere in cucina, era davvero sconvolta, il ricordo e la sofferenza si fecero pungenti e spietati.
L'amore può sopportare qualunque sfida, non ha paura di vivere ne' di soccombere, sopravvive alla morte perché coloro che amiamo non ci lasceranno mai ma saranno ovunque noi saremo; tuttavia il dolore per la perdita e' straziante, insopportabile.
Preparò una camomilla, erano già le cinque del mattino e a breve avrebbe suonato la sveglia.
Si sentiva spossata e stanca ma lentamente riuscì a calmarsi, ripetendo a se stessa che si trattava soltanto di un brutto, orribile sogno.
Tornò nel letto ancora frastornata e fortunatamente riuscì a prendere sonno e almeno per qualche ora riposò tranquilla.

Cari lettori/lettrici,
perché questi terribili e sconvolgenti incubi perseguitano Elisa? E soprattutto perché sembrano così reali? ...

La Figlia dei ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora