In quel preciso istante, Edoardo si rese conto che non era più possibile rimandare; era arrivato il momento di fare chiarezza, una volta per tutte.
Si rivolse prima a sua figlia, fissando intensamente quei suoi splendidi occhi blu <<Principessa, puoi sentire quanto ti ho amato e quanto ti amo ancora, non è vero? Tu e tuo fratello siete stati la mia vita, la mia ragione di esistere, fonti inesauribili della mia felicità e della mia gioia. Ho scelto di lavorare tanto, credendo così di regalarvi un futuro dignitoso. Purtroppo il mio lavoro mi ha costretto spesso ad assentarmi, a lasciarvi soli per giorni, insieme a vostra madre. Ora sono consapevole di avervi trascurato, finendo per distruggere le vostre vite e di conseguenza anche la mia, questo non potrò mai perdonarmelo>>
<<Oh papà, credimi, sarebbe accaduto comunque, in un modo o nell'altro!>>
<<Ma cosa state farneticando? Si può sapere di cosa state parlando?>> disse Luisa spazientita e ancora troppo spaventata.
Laura si nascose dietro il padre, afferrando i suoi pantaloni.
Edoardo strinse forte la sua mano quasi a volerla rassicurare, poi si rivolse a sua moglie, cercando di ripercorrere insieme a lei quegli eventi che avrebbero cambiato per sempre le loro vite <<Luisa, ti ricordi quel giorno, era il compleanno di Laura? Io non potrò mai dimenticarlo. I bambini erano a scuola, mentre tu avevi trascorso l'intera giornata a preparare la cena per festeggiare il suo compleanno. Avevi anche preparato quella torta al cioccolato che a loro piaceva così tanto, poi eri uscita per andare al negozio di giocattoli a comprarle quella bambola che desiderava da tempo>>
<<Edoardo, come potrei dimenticare, ma non capisco...>> replico' Luisa confusa.
<<Ti prego, ascoltami! Quel giorno tutto sembrava perfetto, impiegavamo tutte le nostre forze nel voler sembrare una famiglia normale, felice, come tante altre.
Purtroppo la realtà era ben diversa, nonostante il nostro impegno. La tragedia ci osservava dietro l'angolo, aspettando impaziente il suo momento. Mi sono sempre incolpato perché forse avrei potuto prevederlo ed evitarlo, invece decisi di non fare nulla. In fondo, credevo fosse più facile andare avanti, giorno dopo giorno, ignorando i segnali del tuo profondo disagio, piuttosto che affrontare il problema. Speravo che magari, un giorno, come per miracolo, saresti guarita e tutto si sarebbe risolto, ma questo non accadde mai.
La tua depressione peggiorava ogni giorno di più e io non volevo aprire gli occhi, volevo credere alle tue parole, alla promessa che saresti stata meglio, che le pillole che il dottore ti aveva prescritto ti avrebbero aiutato, ma così facendo ho finito per sottovalutare quel male profondo e oscuro che ha consumato inesorabilmente le nostre vite, la nostra famiglia. Mi dispiace Luisa, perché non ho avuto il coraggio e la forza di restarti accanto, di aiutarti, al contrario mi sono arreso e ti ho lasciato sola a combattere una guerra che non avresti mai potuto vincere.
Mi ricordo quel giorno, lo ricordo come se fosse ieri, era un venerdì. Il giorno prima ero partito improvvisamente per Milano per incontrare dei clienti che volevano chiudere subito un affare importante. Il mio capo mi aveva assicurato che il giorno seguente sarei tornato a casa; doveva essere una cosa facile, senza intoppi, tuttavia non andò così. I clienti vollero trattenersi ancora, per avere ulteriori dettagli sul progetto.
Era il compleanno della mia bambina e ho fatto il possibile per liberarmi da quell'impegno ma non ci sono riuscito, o forse semplicemente non ho fatto abbastanza, lasciando che accadesse. Quel maledetto affare era troppo importante per me e soprattutto lo era per la mia società che non volle sentire ragioni.
A quel punto chiamai a casa, mi hai risposto tu e hai iniziato a raccontarmi la tua giornata, quello che avevi preparato, il regalo che avevi comprato per Laura>>
<<Oh sì Edoardo, mi ricordo bene le tue parole e la delusione che ho provato in quel momento. Il lavoro è sempre stato più importante della tua famiglia. L'unica cosa che sapevi fare era partire e stare via per giorni. I tuoi figli conoscevano solo le tue spalle e io mi sentivo sempre così stanca, sfinita ma soprattutto sola, a crescere i nostri figli perché tu non eri mai a casa e io soffrivo per la tua perenne assenza. Dicevi di farlo per noi, per assicurare un futuro ai bambini, ma non ci ho mai creduto. Per te quella era soltanto una via di fuga, una scappatoia, un alibi per non assumerti le tue responsabilità di marito e di padre.
Tutto questo fino a quel giorno, quando hai deciso di abbandonarci.
Tu hai distrutto le nostre vite, mi hai portato via mio figlio. Quel giorno è impresso a fuoco nella mia mente, è una morsa che mi stringe il petto, sempre di più.
Il destino è stato così crudele con noi, perché? Non abbiamo potuto scegliere, né rimediare ai nostri errori. Tutto è finito in quel preciso istante.
Nessuno potrà mai capire quello che abbiamo passato io e Laura, ormai sole al mondo, esseri viventi che vagavano senza meta e praticamente invisibili agli occhi degli altri. Nessuno ci ha teso una mano, nessuno è corso in nostro aiuto!>>
<<Lo so, hai ragione, il lavoro era soltanto una scusa, un modo per fuggire da una realtà troppo difficile da accettare e sopportare. Ma credimi Luisa, nonostante tutto, io non vi avrei mai abbandonato perché vi amavo con tutto me stesso.
Non potevo accettare di non riuscire ad aiutarti, di non sapere quale fosse il modo di starti accanto nel modo giusto, di non comprendere le ragioni del tuo dolore.
Capisci?! Sentivo il bisogno di allontanarmi dai nostri continui litigi, dai tuoi problemi, da quella tristezza, dalla tua depressione. Non sapevo cosa fare e tu non volevi curarti, non accettavi il tuo malessere e continuavi a ripetere che era solo colpa mia perché non ero mai presente.
Decisi perfino di prendermi una pausa dal lavoro, ricordi? Chiesi un'aspettativa perché volevo provare a risolvere le cose, volevo stare con te e con i miei bambini, sperando che qualcosa potesse cambiare, ma non è servito proprio a nulla. Anzi, la tua depressione sembrava peggiorare giorno dopo giorno e sono certo che in fondo anche tu avessi preso coscienza del fatto che quel male logorante non proveniva affatto dall'esterno, ma era dentro di te e solo tu potevi decidere se accettarlo e affrontarlo, una volta per tutte, oppure lasciarti distruggere, a poco a poco, come hai scelto di fare. Perché nonostante avessi capito, eri troppo orgogliosa per ammetterlo, per farti aiutare; trovavi ogni sorta di giustificazione, dicevi che ce l'avresti fatta con le tue forze, che non avevi bisogno di nessuno, anzi che addirittura cominciavi a sentirti meglio.
E io d'altronde ho preferito crederti, ho scelto di percorrere la strada che credevo fosse quella più semplice, ho chiuso gli occhi e sono andato avanti, senza voltarmi e senza preoccuparmi troppo delle conseguenze che quella scorciatoia avrebbe procurato alle nostre vite>>
Edoardo fece una pausa, ormai stremato. Quei ricordi che per così tanto tempo aveva cercato di cancellare, di nascondere negli angoli più bui e profondi del suo subconscio, ora riaffioravano prepotentemente, al pari di un uragano che improvvisamente spazza via ogni cosa, che distrugge tutto quello che incontra nel suo cammino, costringendoti a ricominciare, a ricostruire la tua vita un mattone per volta.
Il dolore era insopportabile, lo era sempre stato, ed è per questo che aveva scelto di rifiutarlo, di scacciarlo. Per lunghi anni si era isolato dal mondo, la sua anima era impenetrabile, aveva preferito rifugiarsi in una realtà parallela, fittizia, anonima, creata appositamente con l'intento di dimenticare, di lasciarsi tutto alle spalle.
Ma ora aveva capito, anche se ormai era troppo tardi. Quel dolore era stato sempre con lui, non lo aveva mai lasciato solo, nemmeno per un attimo; perché ogni trauma che provochi un dolore o una sofferenza, non può essere evitato o respinto; al contrario va accolto, elaborato, va vissuto appieno, perché solo in questo modo sarà possibile affrontarlo. Poi un giorno, lentamente, comincerà ad attenuarsi e ti lascerà sopravvivere, finché ti renderai conto di averlo superato.
In quel preciso istante Edoardo ebbe la sensazione di essersi liberato di un fardello che aveva portato sulle spalle per anni, conducendolo perfino alla follia.
Comprese che in fondo aveva agito allo stesso modo di sua moglie, scegliendo di chiudere gli occhi e non affrontare tutta quella sofferenza, tutto quel dolore.
Le sue forze cominciarono ad esaurirsi, le sue lacrime scendevano silenziose e una nuova consapevolezza sembrava illuminare i suoi pensieri. Dall'oscurità nacque finalmente una luce che rischiarava quelle ombre che, fino ad allora, gli avevano impedito di vivere quel che restava della sua vita.
Raccolse tutto il suo coraggio e la sua determinazione per compiere un ultimo sforzo, quello decisivo.
Si voltò verso sua moglie <<Ricordi ora? Sei tu che ci hai lasciato, nel momento in cui quel male ha preso il sopravvento fino a ucciderti e io sono stato suo complice. Il nostro mondo, Luisa, era fatto di poche luci e troppe ombre>>."Non c'è presa di consapevolezza senza dolore. Le persone sono in grado di fare qualsiasi cosa, per quanto assurda, pur di evitare di affrontare la propria anima. Nessuno si illumina fantasticando su figure lucenti, ma prendendo coscienza della propria oscurità ".
C.J.Cari lettrici/lettori,
siamo fatti di luce e ombra... entrambe necessarie e complementari; non può esserci solo la luce, così come non può esistere solo l'ombra e ogni giorno lottiamo nel tentativo di preservare quel precario equilibrio fra ciascuna parte di noi stessi.
La luce che illumina, rasserena, affascina ma che può anche incantare, abbagliare, confondere o trarre in inganno.
Le ombre che, invece, rappresentano il nostro lato oscuro e sconosciuto, ciò che identifichiamo come il male, il negativo, che ci repelle, che rifiutiamo e allontaniamo.
Tuttavia fanno parte di noi, di quello che siamo stati in passato, di quello che siamo oggi e di quello che saremo o vorremmo essere domani.
Luci e ombre non si contrappongono, non creano dissonanza ma si completano, entrambe ci definiscono, l'una ha bisogno dell'altra per emergere e affermarsi.
Le ombre non vanno temute e non sono meno importanti della luce, anzi ne provano l'esistenza, perché solo attraversando l'oscurità si raggiunge la luce più intensa.
Ancora una volta, tutto si riduce inevitabilmente all'accettazione di noi stessi. Riconoscere e accogliere i nostri lati più oscuri, accettare la nostra dualità, amare tutto ciò che siamo, sia le zone di luce che quelle di ombra, significa imparare a convivere con le molteplici sfumature del nostro essere, risolvere i conflitti generati dal rifiuto di quello che siamo nella nostra interezza, quindi evolversi e migliorarsi.
La consapevolezza di ciò che proviamo, di ciò che siamo, è la nostra unica e vera risorsa che ci consente di vivere in equilibrio rispettando ciascuna parte di noi stessi, anche quella più difficile da accettare.
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La Figlia dei Vicini
ParanormalElisa, dopo un'infanzia difficile e anni di studio e sacrifici, sembra aver raggiunto i suoi obiettivi: ha trentotto anni, è un medico affermato, specializzato nella psicoterapia infantile e finalmente può realizzare il sogno di acquistare una casa...