A un bivio

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La mattina successiva Elisa decise di contattare Valentina che lavorando in Polizia aveva accesso ai suoi archivi e probabilmente poteva riuscire a scoprire qualcosa sul padre di Sara.
La chiamò sul cellulare, chiedendole se potevano incontrarsi poiché necessitava di un'informazione su una persona, ma non aggiunse altro. Si diedero appuntamento nella caffetteria davanti al commissariato per le dieci in punto.
Si alzò dal letto, si fece una doccia, si mise un po' di trucco, cercando soprattutto di nascondere quelle occhiaie scure che da qualche settimana le segnavano il volto, visibilmente stanco e affaticato. Si infilò il vestitino di lana color panna che aveva recentemente acquistato; le arrivava fino a poco sopra le ginocchia e ne esaltava le forme, slanciando la sua figura snella ed armoniosa.
Indosso' anche gli di stivali marroni e poi prese dal suo cofanetto una meravigliosa collana di pietre di luna che Thomas le aveva regalato al suo ritorno da un viaggio in India.
Pettinò i suoi lunghi capelli rossi, raccogliendoli in una coda di cavallo.
Infine si infilò un cappottino marrone e panna, avvitato lungo i fianchi, prese la borsa e uscì di casa.
Durante il tragitto, rifletté sulle parole da usare per spiegare a Valentina la situazione.
Non le avrebbe mentito del tutto, certa che la sua amica l'avrebbe capita, ma sicuramente le avrebbe risparmiato l'incontro surreale con Matteo e il racconto di quegli incubi terribili che non smettevano più di perseguitarla e che ormai abbandonavano la dimensione onirica per insinuarsi con invadenza nella realtà.
Quando arrivò all'appuntamento, Valentina era già lì che l'aspettava <<Buongiorno Eli, allora come mai tutta questa fretta, che succede?>>
<<Ciao Vale, ti offro una bella colazione e ti spiego tutto!>>
Si sedettero e cominciarono, come al solito, a chiacchierare del più e del meno. Pur sentendosi quasi tutti i giorni al telefono, avevano sempre qualcosa da raccontarsi.
La loro affinità era qualcosa di evidente e straordinario, a volte non avevano bisogno di parole perché bastava un semplice sguardo per capirsi.
Valentina era intelligente e acuta, dotata di una particolare sensibilità e di una tale perspicacia che a volte riusciva quasi a leggerle nel pensiero.
Quando finirono di spettegolare su mariti, amiche e colleghi, Valentina la guardò dritta negli occhi <<Tesoro, arriviamo al punto, in che guaio ti stai cacciando? Quella tua faccina stanca non mi dice nulla di buono. Non hai seguito il mio consiglio, vero?>>
<<Credimi, avevo le migliori intenzioni ma poi è apparsa di nuovo quella bambina di cui ti ho parlato e ...>>
<<Elisa, sua madre ha parlato chiaramente, non vuole nessun aiuto e probabilmente non sa che sua figlia viene ancora a trovarti, giusto? Rischi una denuncia, lo sai vero?>>
<<Conosco i rischi Vale, li affronto ogni giorno. Ho cercato di lasciar perdere, di non pensarci, ma non posso ignorare quegli occhi disperati che mi chiedono aiuto. Dimmi che puoi capirmi!>>
<<Certo che ti capisco, ma mi rendo conto che questa storia ti sta trascinando in un vortice oscuro, ti sta riportando indietro nel tempo a rivivere quelle sensazioni che hai cercato con tanta fatica di buttarti alle spalle. Temo solo per la tua salute e soprattutto per la tua stabilità emotiva che negli ultimi anni è stata messa a dura prova, ne se consapevole?!>>
<<Fidati di me, non ho perso e non perderò il senno... non del tutto almeno o comunque non più di quanto già l'avessi perso!>>
Scoppiarono a ridere. Come sempre Elisa riusciva a sdrammatizzare ogni situazione, anche la più drammatica; non aveva mai perso la sua ironia, anche nei momenti più difficili e Valentina era sempre lì pronta ad ascoltarla, a comprenderla e a sostenerla, anche quando non condivideva le sue scelte.
<<Ti chiedo solo di controllare se negli archivi riesci a trovare qualche informazione su due persone>>
<<Eli ma sei impazzita? Questo non è il tuo lavoro, va ben oltre quelli che sono i tuoi doveri professionali, te ne rendi conto?>>
<<Sono una psicologa, certo che me ne rendo conto, ma è l'unica chance che mi resta per aiutare quella bambina. Ti prego Vale, questa volta ti chiedo di fidarti di me>>.
Le porse un foglio sul quale erano annotati due nomi: Edoardo Ricciardi e Leonardo Ricciardi.
Sara, senza dirle nulla, giorni addietro le aveva infilato il biglietto nella tasca del cappotto.
Elisa proseguì <<Si tratta del padre e del fratello di Sara; da quanto ne so il padre ha lasciato sua moglie e sua figlia portando con sé soltanto il primogenito. Devo sapere se realmente e' andata in questo modo, se sono ancora vivi o morti o comunque che fine hanno fatto.
Queste sono le uniche notizie che sono riuscita a reperire e per la verità non so fino a che punto siano attendibili. Non so neanche quanti anni possano avere, ma non credo molti visto che Sara ne ha solo sette e la madre mi è sembrata abbastanza giovane>>.
<<Eli mi stai davvero facendo preoccupare questa volta. Anche se scoprissi che il padre è vivo, cosa speri di ottenere? Se anche avesse volontariamente abbandonato sua figlia, pensi di convincerlo a tornare su suoi passi dopo chissà quanti anni? E supponendo anche che ad un certo punto ci avesse ripensato, immagino che non sarebbe stato difficile ritrovare sua figlia, visto che da quanto ho capito è rimasta esattamente dove l'ha lasciata!>>
<<Sono riflessioni che ho già fatto. So solo che devo aiutare quella bambina, ad ogni costo. Non sarà facile e sono consapevole dei rischi che sto correndo, ma appena avrò qualche informazione deciderò come muovermi e lo farò con la massima cautela, te lo prometto>>
<<Ok Eli, sai che mi fido di te e non ti chiederò altro. Vedrò cosa posso fare ma ti prego di tenermi aggiornata e chiedermi aiuto se ne avrai bisogno. Entro domani spero di riuscire già a darti qualche notizia>>
<<Te lo prometto! Ti ringrazio Vale, ero certa che mi avresti aiutato>>.
La abbracciò con tutte le forze e tutto il suo affetto, rinfrancata dalla fiducia che Valentina le aveva dimostrato ancora una volta. Si salutarono ed entrambe tornarono a lavoro.
Elisa passò in ambulatorio per visitare un paziente, ma poi decise di andare a fare un po' di shopping, ne aveva proprio bisogno.
Amava girare per tutte quelle vetrine, una dietro l'altra e curiosare nei negozi di accessori, provare borse, scarpe, o collanine e bracciali; poi adorava le librerie, perdersi tra le trame dei thriller o dei best seller appena usciti, oppure avvolgersi nelle nuove fragranze dei profumi o provare rossetti e ombretti colorati.
Non importava che fosse un centro commerciale o una boutique, la incuriosivano anche i mercatini o le bancarelle allestite in estate sul lungomare o in occasione di qualche sagra di paese.
Quella mattina si sentiva finalmente serena, era certa che quella ricerca avrebbe prodotto risultati concreti e utili.
Mangiò velocemente un panino e poi giro' senza sosta tra le vetrine del centro commerciale, compro' un vestitino smanicato, non troppo corto, di colore nero e con un sottile bordo di pizzo dello stesso colore sul décolleté e sull'orlo della gonna. Le calzava perfettamente, era avvitato e contrastava con il colore chiaro della sua pelle e i lunghi capelli rossi.
Passò davanti ad un negozio di biancheria intima e in vetrina fu colpita da un completino di colore grigio chiaro, con il reggiseno a balconcino e la culotte, con sopra una camicetta di seta dello stesso colore.
Alla fine passò in erboristeria e comprò diverse fragranze per profumare l'ambiente, degli incensi, un bagnoschiuma, una crema per il corpo e un'acqua profumata all'iris.
Quando arrivo' a casa esausta, era già ora di cena.
Pepe le corse incontro, come sempre, felice di rivederla; Elisa lo coccolò e gli diede la sua porzione giornaliera di croccantini.
Quella sera non aveva proprio voglia di cucinare, così preparò un'insalata con tonno, pomodori, olive e cubetti di formaggio, accompagnandola con dei grissini.
Si fece una doccia e si sistemò sul divano.
Accese la televisione e iniziò una serie di cui aveva sentito parlare bene, guardò tre puntate e poi si addormentò.
Appena chiuse gli occhi, rivide la scena di poco prima, era stesa sul divano, mentre guardava la televisione ma repentinamente la scena cambiò.
Sembrava essere ambientata in casa sua, anzi sicuramente lo era, ma appariva molto diversa da com'era adesso.
Era arredata con mobili d'antiquariato, aveva quadri e arazzi, anfore ed enormi tappeti persiani che riempivano il salone. D'un tratto, senza neanche rendersene conto, si trovava in un'altra stanza dove adagiata su un piccolo letto a baldacchino c'era la piccola Sara.
Indossava quel vestitino blu che aveva il primo giorno che l'aveva incontrata, in braccio stringeva proprio la sua bambola di porcellana, quella che le aveva regalato sua nonna quando era ancora una bambina e che aveva smarrito dopo il trasloco.
<<Aiutami, ti prego>> le grido' Sara guardandola negli occhi <<So che ora sai cosa fare, per favore non fermarti, non arrenderti! Ho bisogno di vedere mio padre. Lei deve conoscere la verità, altrimenti non mi lascerà libera...>>
<<Sara di chi stai parlando? Chi deve conoscere la verità? A quale verità ti riferisci?>>
<<Non posso dirti altro, ora devo andare, lei sta venendo a prendermi ... >>
<<Non andare ti prego. Sei in pericolo? Dimmi cosa succede, Saraaaa...>>
Si risvegliò di soprassalto, di nuovo sul divano di casa. Guardò lo schermo, ancora agitata per quel sogno appena fatto, ma c'era qualcosa di strano, si rese conto che la scena che in tv scorreva davanti ai suoi occhi in quel momento, era l'ultima che ricordava di aver visto prima di addormentarsi. Il tempo sembrava essersi fermato.
<<Com'e' possibile?>> si chiese preoccupata <<Ero sveglia o era un sogno? Non capisco!>> provo' ad analizzare i fatti << E' come se avessi un disturbo dissociativo della personalità, una fermamente ancorata nella dimensione reale, mentre l'altra persa in una dimensione parallela! Dovrebbe trattarsi di due mondi distanti e indipendenti, eppure al tempo stesso appaiono così vicini; si confondono, si sovrappongono, rivendicano il proprio ruolo e la propria autenticità. Quale dei due è quello reale, qualeeee?! E se Matteo avesse ragione? Se quello che mi ha detto in sogno fosse vero e si trattasse di un universo unico?>> sbotto' in un pianto disperato, le sembrava di impazzire ogni giorno di più.
Non poteva credere alle parole di Matteo, lei era una psicologa e credeva all'evidenza dei fatti, all'esistenza di un unico mondo tangibile e concreto e questo sarebbe stato il suo punto di partenza, da qui avrebbe iniziato le sue ricerche.
La mattina seguente si svegliò più determinata che mai a scoprire la verità, sperando nel contempo di riuscire a trovare il senso logico e razionale di quegli eventi che da diverso tempo ormai rischiavano di mettere in discussione ogni sua certezza.

Cari lettori/lettrici,
Elisa riuscirà a comprendere cosa le sta accadendo restando fedele alle sue più intime convinzioni e radicate certezze,  costruite durante un'intera vita di studi? Oppure, al contrario, si troverà costretta ad accettare l'esistenza di mondi diversi, paralleli, interconnessi e coesistenti, in grado di interagire e quindi influenzarsi reciprocamente?

La Figlia dei ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora