Quella mattina Elisa si svegliò alle sei in punto, ancor prima che suonasse la sveglia.
Doveva incontrarsi con Valentina per discutere circa l'esito delle ricerche; sembrava avesse trovato delle notizie interessanti sulla famiglia di Sara.
Elisa si sentiva particolarmente inquieta, non sapeva davvero cosa pensare o cosa aspettarsi.
Passò in ospedale per qualche ora di ambulatorio e proprio quel giorno ebbe un singolare incontro. Una sua amica di infanzia, alla quale era stata molto legata e della quale non aveva più avuto alcuna notizia da tempo, si trovava in sala d'attesa. Si era convinta che le fosse successo qualcosa di grave perché ogni tentativo di rintracciarla si era rivelato vano.
Elisa si avvicinò per accertarsi che fosse veramente lei e la riconobbe all'istante <<Emma, ciao! Allora sei proprio tu?!>>
L'amica balzò sorpresa dalla sedia e dopo qualche incertezza, l'avvolse in un caloroso e sincero abbraccio. Sembrava evidentemente felice di vederla, ma nello stesso tempo non proferì parola e il suo sguardo appariva perplesso.
Elisa tentò di riprendere la conversazione <<Quanto tempo è passato, sembra un eternità!!! Io qui ci lavoro ma tu come mai ti trovi in ospedale? Spero nulla di importante>>
L'amica la osservava a disagio e con imbarazzo, probabilmente non intendeva spiegarle il motivo della sua presenza in ospedale, oppure semplicemente non trovava le parole adeguate per farlo. In ogni caso rispose concisamente <<Sono solo venuta a trovare un parente>>
<<Mi dispiace Emma, ma mi fa piacere sapere che stai bene. Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi mi raccomando. Sai, sono davvero felice di vederti. Ti ho pensato molto in questi anni, ho provato così tante volte a chiamarti ma il tuo numero risultava inesistente>>
<<Anch'io ho pensato a te in questi anni, credimi. Purtroppo non ho potuto contattarti.
Sai sono stati anni difficili, ma un giorno o l'altro magari ti spiegherò, tutto davanti a un bel caffè caldo, proprio come ai vecchi tempi>>
<<Ma certo con piacere! Guarda ho circa mezz'ora libera, se ti va possiamo andare un attimo al bar che si trova al piano terra, che ne dici?>>
<<Mi piacerebbe tanto, purtroppo ora devo proprio scappare, ma ci rivedremo te l'assicuro. Forse fra qualche tempo... ma ci rivedremo amica mia>>
La strinse a sé affettuosamente e fece per andarsene quando Elisa la afferrò dolcemente per un braccio <<Ehi, sicuro che è tutto ok? Non voglio essere invadente ma sai che a te ci tengo, ora come tanto tempo fa. Almeno lasciami il tuo recapito perché io no ho più i tuoi riferimenti>>
<<Ti assicuro che il peggio è passato e adesso finalmente sto bene. Quando sarà il momento ti troverò io, te lo prometto>>, le strinse la mano e piano piano allentando la presa, si allontanò dirigendosi verso l'uscita.
Elisa rimase ferma per qualche secondo, guardando la sagoma di Emma allontanarsi, per poi sparire definitivamente.
Era felice di aver rivisto la sua amica, ma nello stesso tempo riflette' su quello strano incontro. Emma era sempre stata una ragazza solare, allegra ed espansiva, sapeva tutto di tutti ed era sempre un fiume in piena, mentre ora appariva sfuggente, scostante e i suoi occhi erano velati di una profonda malinconia.
Elisa avverti' una sensazione di profonda tristezza <<Cosa poteva esserle successo di tanto grave da impedirle di chiamarla in tutti questi anni?>> pensò.
Sicuramente, appurato che tutto sommato non le fosse capitato nulla di irreparabile, avrebbe avuto l'occasione di rivederla e a quel punto avrebbe potuto saperne di più.
Ora però doveva sbrigarsi e raggiungere Valentina per pranzo. Arrivò alle tredici in punto.
Valentina viveva in un appartamento in periferia che aveva tre stanze e si sviluppava su un unico piano: la camera da letto, la cameretta della bambina, un ampio salone, poi due bagni e una grande cucina abitabile.
Vivendo al piano terra aveva un giardino non molto grande ma ben curato.
La casa era arredata in stile moderno.
Appena si entrava dalla porta d'ingresso, si apriva un salone quadrato con al centro un divano enorme di pelle bianca, una libreria e un tavolo di cristallo con le sedie di pelle coordinate.
Alla fine della stanza, c'era un televisore attaccato alla parete e una parete attrezzata.
Sulla sinistra si accedeva alla cucina, con mobili lucidi, bianchi e neri. Appoggiato alla parete centrale, c'era un piccolo tavolo con le sedie, sul quale spesso amavano fare la colazione. Uscendo dalla cucina girando a destra vi era un piccolo ingresso che conduceva alla camera da letto, alla cameretta e ai bagni.
La stanza di Giulia era piccola ma arredata con gusto e con luminosi colori pastello. C'era un letto a baldacchino, una scrivania con sopra la libreria e tanti giochi e peluche sparsi ovunque.
Sulla parte opposta, c'era la camera matrimoniale con un letto basso di pelle bianca con sopra tre mensole disallineate con libri e fotografie del matrimonio e della bambina, poi un armadio e dei comodini.
In quella casa regnava la serenità, Valentina era felice e aveva realizzato ciò che aveva sempre desiderato. Amava suo marito, adorava sua figlia e le piaceva il suo lavoro. Avevano dovuto affrontare diverse difficoltà e anche dei momenti di crisi, ma erano riusciti a superarli e il loro rapporto era più solido che mai.
Valentina le fece trovare la tavola già apparecchiata con un po' di antipasti, poi le preparo' la pasta con tonno e zucchine e per secondo degli involtini di melanzana con prosciutto cotto e formaggio.
<<Vale hai deciso di farmi ingrassare, non è vero? Non posso tornare a lavoro in queste condizioni ti rendi conto?>>
<<Mangia tutto e zitta. Ultimamente sei dimagrita davvero troppo!>>
<<Va bene mamma! Ora però raccontami cosa hai scoperto altrimenti potrei morire d'ansia all'istante!>>
<<Ok ok, ma cosa preferisci sentire per prima, la bella o la brutta notizia?>>
<<Spero solo che siano ancora vivi! Almeno uno dei due! Dimmi di sì ti prego!>>
<<Ebbene questa è la buona notizia. Il padre è ancora vivo, ma è l'unica informazione positiva che ho trovato, perché per il resto è un vero disastro!>>
<<È un'ottima notizia. Finalmente potrò parlarci e capire qualcosa di più su questa storia, non mi sembra vero!>>
<<Eli non correre troppo, aspetta di sentire le brutte notizie! Dunque, come ti accennavo, il padre è vivo, fortunatamente, ma il problema è che risulta da diversi anni ricoverato in una clinica psichiatrica e non credo ne uscirà mai.
Da quello che ho potuto scoprire consultando gli archivi, sembra abbia perso il senno dopo una tragedia che ha colpito la sua famiglia. Per la verità non c'erano molti dettagli né su questa vicenda, né sul suo stato di salute.
Per quanto riguarda il figlio risulta essere morto a causa di un incidente stradale, ma anche in questo caso non ho trovato altro.
Probabilmente, ma è solo una mia ipotesi, il padre non è riuscito a superare la perdita del figlio e il suo cervello è andato in tilt! >>
<<Concordo, in effetti potrebbe essere. Questo però è un vero problema. Come faccio a parlare con una persona che ha perso ogni contatto con la realtà?! Uffa, mi sembra una storia infinita, quando penso di aver fatto un passo in avanti, anche nel rapporto con Sara, in realtà si rivela un fuoco di paglia e devo ricominciare tutto daccapo!>>
<<Eli, vuoi rinunciare al primo ostacolo? È vero che la storia è parecchio complicata e l'impresa si prospetta più difficile del previsto, ma tu sei una psicologa, ricordi? Chi meglio di te potrebbe parlare con un paziente che ha questo tipo di problematiche? Magari ha ancora qualche ricordo del passato! In fondo non mi sembra tu abbia molte alternative da percorrere!>>
<<Hai ragione, effettivamente è l'unica possibilità che mi è rimasta! Spero almeno che il signor Ricciardi abbia conservato un minimo di memoria storica su sua figlia, sua moglie e sulla storia della sua famiglia. Sei anche riuscita a sapere in quale clinica è stato ricoverato?>>
<<Ma certo amica mia, ho smosso tutto il commissariato e ho consultato ogni archivio a disposizione della polizia per arrivare a queste informazioni!>>
Valentina, con una certa soddisfazione negli occhi, le porse un bigliettino dov'era scritto il nome di una clinica psichiatrica sita nei pressi di Rieti che si chiamava "Una Dimora nel Bosco".
<<Non riesco a crederci! Questa clinica la conosco benissimo, è un'ottima struttura privata dove i pazienti vengono seguiti costantemente e stimolati attraverso diverse attività: la pittura, la musica, la cucina, il cucito, la lettura, l'agricoltura.
Pensa che è stata costruita grazie alla donazione di un'anziana signora, ricchissima, che prima di morire ha lasciato un testamento nel quale descriveva dettagliatamente come doveva essere la casa di cura, la sua struttura, tutte le attività quotidiane che dovevano essere organizzate. Ha lasciato tanti di quei soldi che la clinica è potuta andare avanti per anni e anni!
Era una donna sola, perché suo marito era morto prematuramente quando lei era incinta. Ha dedicato tutta la sua vita a prendersi cura di suo figlio affetto da una grave forma di schizofrenia incurabile che si era manifestata fin dall'adolescenza.
In quegli anni, parliamo degli anni cinquanta circa, certamente non esistevano delle strutture come quella che lei desiderava per suo figlio. Così, preoccupata del destino che avrebbe avuto alla morte della madre, ha pensato bene di fondare questa clinica, affidandola al medico che aveva in cura suo figlio. In questo modo il medico avrebbe potuto continuare a seguirlo da vicino.
È davvero enorme, sai? All'interno, oltre alle sale dedicate alle varie attività, c'è addirittura una biblioteca e un piccolo cinema; mentre all'esterno è circondata da svariati ettari di terra dove vengono coltivati diversi generi alimentari, dove si trova una piccola fattoria con galline, mucche e pecore e un recinto con dei cavalli. In base alle patologie, i pazienti possono scegliere le attività alle quali dedicarsi.
Hanno creato una sorta di piccola comunità, nella quale i pazienti collaborano al soddisfacimento dei propri bisogni alimentari attraverso la semina o la raccolta, contribuiscono alla cura degli animali, li nutrono, raccolgono le uova fresche dalle galline, mungono il latte dalle mucche, spazzolano i cavalli è così via.
La partecipazione attiva, quotidiana alle diverse attività e la ripartizione dei compiti li tiene impegnati e li fa vivere in funzione di uno scopo ben preciso.
Sia a livello psichico che fisico sono stati riscontrati risultati eccezionali e dei miglioramenti nettamente superiori a quelli raggiunti nelle altre cliniche o ospedali psichiatrici.
Il fatto che il signor Ricciardi si trovi proprio lì, mi dà almeno un piccolo margine di speranza!>>
<<È davvero incredibile! Questa storia mi ha fatto venire i brividi. La signora si è conquistata decisamente un bel posticino in Paradiso!>>
<<Eh sì, lo credo anch'io! Domani stesso proverò ad andare lì e cercherò di parlargli. Speriamo bene. Non so davvero come ringraziarti, senza di te non so come avrei fatto!>>
<<Non dirlo neanche, anzi sono contenta di esserti stata d'aiuto. Mi raccomando tienimi aggiornata perché ormai sono proprio curiosa di come andrà a finire questa storia!>>
<<Ci puoi contare tesoro, lo farò senz'altro. Ora però ti lascio respirare, anche perché devo tornare a lavoro>>
<<Sì, tra ieri e oggi hai prosciugato tutte le mie forze!>>
Risero, si abbracciarono ed entrambe tornarono a lavoro.
Elisa per tutto il resto della giornata non fece altro che pensare a quello che aveva appreso e soprattutto riflette' sul da farsi.
In tutta quella storia, era soltanto una perfetta sconosciuta, una persona qualunque che voleva aiutare una bambina, intromettendosi prepotentemente nella sua vita.
In clinica come avrebbe giustificato la sua visita? Non era una parente, né il suo medico curante. Elisa conosceva perfettamente la burocrazia degli ospedali, soprattutto psichiatrici ed era consapevole che le avrebbero reso le cose ancora più complicate.
Appena arrivò in ospedale si mise subito sul computer. Il suo paziente non sarebbe arrivato prima di un'ora, quindi aveva un po' di tempo a disposizione.
Navigo' su internet alla ricerca di informazioni utili; scopri' che la clinica era stata recentemente ristrutturata e dalle immagini appariva ancor più bella di come la ricordasse.
Il desiderio di proteggere un figlio anche dopo la morte, aveva portato una madre a creare non solo una splendida residenza immersa nel bosco, un rifugio sicuro, ma anche a sperimentare un approccio terapeutico che avrebbe ispirato diversi altri centri specializzati sparsi nel mondo.
Finalmente trovò la parte che le interessava, aprì la lista dei nominativi dello staff della clinica e i contatti del centralino per chiamare.
Prese il cellulare e compose il numero.
Rispose una signorina all'apparenza molto gentile <<Una Dimora nel Bosco, buongiorno, come posso esserle utile?>>
<<Sì salve, sono la dottoressa Semprucci, psicologa del Policlinico di Roma. Le devo chiedere la cortesia di aiutarmi visto che mi sembra così gentile>>
<<Certo dottoressa, dica pure, se posso aiutarla lo farò senza dubbio>>
<<Perfetto, la ringrazio. Purtroppo la segreteria del nostro Ospedale non è altrettanto efficiente. Infatti, soltanto stamattina, mi hanno riferito che qualche giorno fa sono stata contattata da un medico della vostra struttura per un consulto urgente. La segretaria che ha ricevuto la chiamata ha annotato il nome del paziente ma non quello del medico! Il paziente si chiama Edoardo Ricciardi. Per caso lei può gentilmente indicarmi il medico che lo ha in cura e che mi ha contattata?>>
<<Certamente dottoressa, il signor Ricciardi è ormai una persona di casa, sa dopo tanti anni! Il professor Bonetti che lo segue purtroppo non c'è in questo momento, è andato via da non più di mezz'ora. Se preferisce può fornirmi il suo recapito, così potrà ricontattarla non appena possibile>>
Elisa scorreva velocemente la lista dei medici che aveva di fronte e trovò finalmente il nome del professore
<<Ma sì certo, il professor Michele Bonetti, come ho fatto a non pensarci. È stata davvero gentilissima, mi dica soltanto quando lo posso trovare e lo richiamerò io stessa quanto prima>>
<<Il professore è qui soltanto tre giorni a settimana, il lunedì e mercoledì in mattinata e il giovedì nel pomeriggio. Può chiamare sempre qui al centralino e noi provvederemo a trasferire la chiamata>>
<<D'accordo, lo farò senz'altro il primo giorno utile. Mi risponderà sempre lei?>>
<<Tutti i giorni tranne il martedì, altrimenti troverà le mie colleghe a disposizione>>
<<Perfetto, allora grazie ancora per la sua disponibilità e buona giornata>>
<<Si figuri, è un dovere. Grazie e buona giornata anche a lei>>
Appena terminata la chiamata, seppe esattamente cosa avrebbe dovuto fare e soprattutto in che modo.
Non l'aveva mai fatto prima ma doveva redigere un documento che l'avrebbe autorizzata, almeno per la burocrazia della clinica, a parlare con il signor Ricciardi.
Prese la carta intestata dell'Ospedale e cominciò a scrivere una lettera nella quale la dottoressa Semprucci, autorizzata dallo stesso Primario del reparto, poteva accettare il consulto richiesto dal professor Bonetti Michele presso un'altra struttura per il suo paziente Edoardo Ricciardi. Mise il timbro e una sigla.
Il giorno successivo era martedì, doveva cogliere l'occasione visto che il Professore non sarebbe stato in clinica e neanche la segretaria che vedendo la lettera, l'avrebbe sicuramente ricollegata alla telefonata.
Sentiva il cuore pulsare in gola, se l'avessero scoperta, avrebbe rischiato di essere radiata dall'ordine.
Tuttavia non era questo il momento di avere delle remore o dei dubbi, doveva agire subito per aiutare Sara e questa era l'unica strada percorribile.Cari lettrici/lettori,
Elisa riuscirà a incontrare il padre di Sara e soprattutto sarà in grado di ottenere da lui informazioni utili allo scopo di aiutare Sara e forse anche se stessa?
....Vi aspetto al prossimo capitolo!
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La Figlia dei Vicini
ParanormalElisa, dopo un'infanzia difficile e anni di studio e sacrifici, sembra aver raggiunto i suoi obiettivi: ha trentotto anni, è un medico affermato, specializzato nella psicoterapia infantile e finalmente può realizzare il sogno di acquistare una casa...