L'illusione della realtà

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Il viaggio sembrò interminabile. Il tempo scorreva lentamente, le ore sembravano giorni.
Nella mente del signor Ricciardi si affollavano pensieri, domande, riflessioni e paure.
<< Cosa avrebbe trovato in quella casa? Come avrebbe reagito di fronte al vivo ricordo della sua vita passata?>>
Un senso di angoscia cominciò a pervaderlo.
Per troppo tempo aveva cercato di dimenticare, di buttarsi alle spalle quanto era accaduto, ma ora qualcosa l'aveva spinto a mettersi di nuovo in discussione e ad affrontare la sua sofferenza, faccia a faccia, come non aveva mai fatto prima di quel giorno.
Decise di fare una sosta in una caffetteria, in fondo era ancora molto presto. Doveva distrarsi almeno per un momento, per poter recuperare la calma. Ordinò un cappuccino caldo e un cornetto; si sedette e cercò di leggere il quotidiano che il bar metteva a disposizione dei clienti. 
Non aveva mai creduto all'astrologia, ma quel giorno decise comunque di leggere l'oroscopo dell'Ariete, il suo segno zodiacale, che recitava: <<Oggi sarà un giorno importante, anzi decisivo per il vostro futuro. Non mollate proprio ora, andate fino in fondo senza paura e otterrete i risultati sperati!>>.
Gli sfuggì un sorriso, nella speranza che almeno per una volta avesse predetto il vero.
Arrivò a casa di Elisa alle nove e trenta circa.
Il cancello era aperto, quindi si incamminò verso l'ingresso della casa. Prima di entrare, si fermò a osservare il giardino. Era splendido, proprio come lo ricordava, curato nei minimi particolari e arricchito di arbusti e fiori colorati che sprigionavano nell'aria piacevoli e delicati profumi.
Elisa si accorse della sua presenza e andò subito ad accoglierlo. Era incredula, non poteva credere di essere riuscita a convincerlo. Fino a pochi minuti prima, nutriva forti dubbi sulla promessa che quell'uomo le fece il giorno prima, ma ora era lì e finalmente Sara avrebbe rivisto suo padre, realizzando il suo più grande desiderio. Forse quel vecchietto non era del tutto fuori di senno come aveva creduto.
<<Buongiorno! Che piacere vederla>>.
Il signor Ricciardi sobbalzò udendo la sua voce; il suo stupore non era paragonabile a quello che Elisa aveva manifestato pochi istanti prima. Era davvero impressionato e rimase praticamente interdetto.
<<Mi scusi se l'ho spaventata, non era mia intenzione. Sa, per la verità non credevo riuscisse a venire ma appena l'ho vista l'entusiasmo mi ha sopraffatto! La prego mi segua dentro, qui fuori fa ancora troppo freddo>>.
Il signor Ricciardi la seguì all'interno, evidentemente a disagio.
Elisa gli preparò un tè caldo che accettò di buon grado, ancora infreddolito e attonito.
Si guardava intorno, osservava la casa con ossessiva attenzione, sembrava quasi un bambino alla scoperta di qualcosa di nuovo e di sconosciuto.
Elisa notò il suo interesse <<Le farebbe piacere vedere la casa?>> le chiese.
<<Certamente. Era quello che speravo>> le rispose abbozzando un sorriso amaro.
Elisa rimase perplessa da quel suo strano comportamento, ma non diede eccessiva importanza a quel particolare <<Bene, allora mentre aspettiamo il tè le farò da Cicerone>>.
Lo accompagnò in ogni stanza, gli mostrò le camere, il salone, i servizi, il suo studio privato. Le fece conoscere anche Pepe che, nel frattempo, si era rifugiato sotto il letto della sua camera, spaventato da quello sconosciuto.
<<Complimenti, la casa è davvero bellissima>> affermo' Edoardo.
<<La ristrutturazione ha richiesto diverso tempo, era in pessime condizione, per anni è stata disabitata, completamente abbandonata a se stessa. A quanto pare, nessuno voleva acquistarla>> spiego' Elisa.
<<Ah sì e come mai?>>
<<Mi rendo conto che le sembrerà assurdo, ma giravano strane voci, dicerie e storie di fantasmi! Si dice che in passato, ci abito' una misteriosa famiglia che restava sempre chiusa in casa perché non aveva parenti, né amici, insomma nessun contatto con il mondo esterno.
Finché un giorno, improvvisamente, se ne perse ogni traccia.
Si vociferò che il padre avesse ucciso la moglie e i suoi due figli, per poi seppellirli in giardino e scappare in un paese lontano. Qualcuno afferma che probabilmente sia ancora vivo, mentre le anime dei figli e della moglie, intrappolate nella casa, vaghino in cerca di vendetta.
Da quel momento, la gente racconta di grida strazianti nella notte, di luci che si accendono da sole, di sagome amorfe che si muovono velocemente passando da un piano all'altro.
Insomma, si dice che la casa sia infestata da fantasmi e quindi nessuno più vuole venire qui, neanche per un qualsiasi e banale intervento di manutenzione.
Potrà immaginare, quindi, in quale condizione l'abbia trovata. Tuttavia non mi sono data per vinta e oggi mi sento davvero soddisfatta, perché credo che il casale riviva del suo passato splendore>> concluse Elisa emozionata.
Il signor Ricciardi si sentì quasi svenire nell'udire quelle parole, le gambe gli tremavano, il cuore accelerava progressivamente i suoi battiti.
Prese coraggio per non mostrare la sua angoscia <<Lei ci ha mai creduto a queste storie di fantasmi?>> chiese timidamente rivolgendosi ad Elisa.
<<Sono un medico, credo solo all'evidenza dei fatti, per questo motivo quando mi hanno raccontato queste leggende ho sorriso e anzi ero felice per aver concluso un vero affare. Tuttavia, se devo essere sincera, da quando mi sono trasferita mi sono accadute cose assurde che non riuscivo a spiegarmi razionalmente.
Sentivo il rumore di oggetti che cadevano a terra nella notte, senza alcuna apparente motivazione; trovavo finestre spalancate che ricordavo perfettamente di aver chiuso o addirittura vedevo sagome che mi fissavano nella notte.
Per un istante, devo ammetterlo, il mio raziocinio ha vacillato ma poi mi sono fermata a riflettere e mi sono resa conto che probabilmente il forte stress e il profondo affaticamento, accumulati in questo periodo, mi stavano giocando brutti scherzi! >>
<<Cosa l'ha spinta a scegliere proprio questa casa?>> le chiese Edoardo ostentando indifferenza. 
<<Eh! Difficile da spiegare!>> rispose Elisa <<È stata una sensazione forte, un istinto, direi quasi un colpo di fulmine. Appena l'ho vista ho capito che sarebbe stata la mia casa e così fu!>>
Il signor Ricciardi si guardava ancora intorno incuriosito, intento a pensare quanto fosse diversa rispetto a come la ricordava. Tutto era cambiato, la collocazione delle camere, l'arredamento che ora era moderno e colorato, sembrava addirittura più grande ed era luminosa come non lo era mai stata prima.
Tutto sapeva di nuova vita, di gioia e felicità. Non c'era più alcuna traccia di quel passato tragico e doloroso che avrebbe segnato per sempre l'esistenza della sua famiglia.
Si sedettero in cucina e iniziarono a sorseggiare il tè. Elisa ne approfittò per entrare nel vivo della conversazione, al motivo per il quale gli aveva chiesto di recarsi a casa sua.
<<Signor Ricciardi, come le accennavo ieri, a momenti Sara verrà qui e potrà rivederla e parlarci. Mi volevo scusare di nuovo per la mia invadenza e insistenza, ma a ogni costo dovevo convincerla a venire. Non conosco la vostra storia, non so quali ragioni possano averla allontanata dalla sua famiglia, ma quello che conta è che ora Sara ha bisogno di lei, del suo amore, del suo sostegno e del suo aiuto.
Sa, non passa giorno in cui non parla di lei, di quanto la amasse. Il suo più grande desiderio era rivederla e io non potevo ignorarlo.
Sono una psicoterapeuta e le posso assicurare che gli occhi di sua figlia sono i più tristi che abbia mai visto nella mia carriera, non sta vivendo la sua infanzia perché consuma il suo tempo accudendo una madre depressa e disinteressata ai bisogni di sua figlia.
Ho provato una volta anche a parlare con sua moglie, ma è stato completamente inutile.
Sara e' una bambina speciale e merita un futuro migliore di questo>>.
Il signor Ricciardi la guardò stupefatto, non riusciva a capire le parole di quella donna e alla fine sbottò arrabbiato e confuso <<Ma di che diavolo sta parlando? Mi vuole spiegare una buona volta chi sarebbe questa Sara?>>
<<Oh no, ci risiamo>> pensò Elisa <<Signor Ricciardi, ci pensi bene. Sara è il nome di sua figlia, ricorda?>>
Il signor Ricciardi iniziò a gridare furioso,  completamente fuori di sé, mentre le lacrime le inumidivano il volto <<Senta, le ripeto per l'ennesima volta che non conosco nessuno con questo nome, nessuno!!! Le assicuro che anche se sono vecchio e vivo da anni in una clinica psichiatrica, non potrei mai, per nessun motivo al mondo, dimenticare il nome della mia adorata figlia!
Sa, era bellissima, aveva solo sette anni e sapeva già leggere alla perfezione, era un vero prodigio.
Era una bambina dolce, intelligente, premurosa ed estremamente solare, nonostante la dolorosa situazione vissuta in casa.
Il suo nome era Laura.
Le promisi che avremmo festeggiato insieme il suo compleanno! Si rende conto?
Non potevo immaginare cosa sarebbe accaduto quella sera ed è solo colpa mia!
La mia bambina è morta! Capisce?!? E' morta e io non ero lì con lei, a causa del mio stupido lavoro, della mia codardia, della mia paura!
Laura, la mia piccola bambina è mortaaaa!!!! Non potrò mai più rivederla, stringerla fra le mie braccia perché lei non c'è più!!!>>, si copri' il volto con le mani e il suo pianto si fece ancor più disperato, tormentato e scoraggiato <<Ora può lasciarmi in pace? Chi è lei veramente, me lo vuole spiegare? Deve smetterla di tormentarmi, ha capito?!?>>.

Cari lettori/lettrici,
se Laura è il nome della figlia del signor Ricciardi, morta tanti anni prima, allora chi è realmente Sara?
Possibile che Edoardo stia delirando?
Possibile che Elisa abbia travisato i fatti?
Se invece, semplicemente, fosse tutto un inganno?
Seguitemi...lo scopriremo nel prossimo capitolo!

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