La profondità del silenzio

18 3 0
                                    

Luisa non trattenne più le lacrime e sbottò in un pianto disperato, mentre i ricordi iniziarono ad affiorare in un vortice confuso di flashback: immagini, suoni, sussurri, risate e pianti, sofferenza e dolore, profumi e sensazioni, amore e odio, poi un profondo e intenso malessere.
Alla fine, cadde in ginocchio stremata mentre le tenebre lasciarono spazio a una flebile luce, finché improvvisamente la verità prevalse sull'inganno. Ogni tassello torno' al suo posto, tutto le apparve chiaro.
Rivolse lo sguardo verso sua figlia, uno sguardo amorevole, diverso, consapevole <<Figlia mia, tu sapevi! Ricordavi tutto, mentre io mi sono rifiutata di accettarlo. Perdonami, non potevo e non volevo credere a quanto ero stata capace di fare...>> i singhiozzi le impedirono di proseguire.
<<Mamma non piangere ti prego! Io so tutto, e' vero, ma ti ho perdonato molto tempo fa>>
<<Tuo padre aveva ragione. Avevo capito da tempo che con le mie sole forze non sarei mai riuscita a sconfiggere quell'oscurità che mi divorava da dentro, giorno dopo giorno, ma non avevo il coraggio di ammetterlo; credevo di non avere una via d'uscita, mi sentivo soffocare, ogni giorno di più, mi sembrava di impazzire!
Quel malessere inspiegabile mi attanagliava il petto, mi opprimeva, così ho iniziato disperatamente a cercare una spiegazione razionale, una causa che potesse giustificarlo.
A poco a poco, mi convinsi che la causa di quel dolore fosse tuo padre e la sua continua assenza. Mi sentivo sola e soffrivo pensando che il mio dolore fosse anche il vostro.
Ora ricordo tutto, ogni dettaglio di quella giornata...>>
Luisa si interruppe nuovamente perché sentì di non avere più aria nei polmoni; le parole le morivano in bocca, i ricordi la schiacciavano completamente, con la stessa forza di un'onda anomala che spazza via, con smisurata potenza, tutto ciò che incontra. 
Tuttavia voleva continuare, ad ogni costo, lo doveva a sua figlia.
Si voltò di nuovo verso Laura con lo sguardo colmo di vergogna e di sofferenza <<Era il giorno del tuo compleanno e finalmente era tutto pronto. Mi sentivo così felice e soddisfatta perché ero riuscita a fare qualcosa di bello per la mia famiglia. Mi sentivo bene, come non accadeva da tempo.
A un certo punto, mentre mi aiutavi negli ultimi preparativi, arrivò la telefonata di tuo padre che annunciava di non poter venire, di non riuscire a liberarsi, di aver fatto il possibile per poter essere lì con noi, ma inutilmente.
Non so per quale motivo, ma sentivo di aver perso l'unica possibilità di vivere una vita felice insieme alla mia famiglia.
In quel preciso istante, qualcosa era scattato dentro di me, come una goccia che cade, giorno dopo giorno, a intervalli regolari, fino ad arrivare all'ultima, quell'insignificante piccola goccia che non hai la forza di sopportare, che ti riempie fino a farti scoppiare, che spazza via tutto ciò che sei e che sei stata, che spegne l'ultimo raggio di sole rimasto a illuminare un angolo remoto della tua anima>>
Luisa si fermò di nuovo; rivivere quei tragici eventi che ostinatamente aveva rimosso e sapere di dover raccontare la parte più dolorosa della storia, le provocava un tormento insopportabile <<Così, dopo la telefonata, improvvisamente, senza pensare o riflettere, accecata dalla rabbia e dalla disperazione, andai di corsa nella camera da letto dove tuo padre aveva nascosto con cura il suo fucile da caccia.
Quanto amava andare a caccia! Ricordo ancora il giorno in cui tornò con il fucile nuovo che aveva appena comprato; me lo mostrò con orgoglio, mi spiegò come andava usato e mi chiese di andare con lui, anche solo per una volta; mi rifiutai categoricamente perché la consideravo una vera barbarie.
Non avrei mai immaginato che un giorno avrei impugnato quel fucile e avrei sparato contro la cosa che amavo di più al mondo. Io volevo salvarvi da quella sofferenza, quello era il mio unico pensiero!
Non trovavo il coraggio per dirti che tuo padre non sarebbe venuto il giorno del tuo compleanno.
Non potevo più permettere che i miei figli vivessero ancora quel dolore, non potevo accettarlo! ...
Sparai un solo colpo, a distanza ravvicinata, mentre giocavi in giardino.
Volevo liberare entrambi da quel mondo orribile, ma non riuscii ad aspettare tuo fratello.
Non appena vidi il tuo corpo senza vita, steso lì a terra, con la faccia sull'erba, ricoperto di sangue, realizzai cosa ero stata capace di fare; qualcosa di terribile, innaturale, abominevole.
Avevo ucciso mia figlia, senza alcuna pietà.
A quel punto volevo solo morire, sparire per sempre, perché una madre non può sopravvivere a un simile dramma; non avevo più alcun diritto di esistere, oltre che motivo o ragione per vivere e dovevo punirmi in maniera esemplare.
Rivolsi verso di me la canna del fucile e sparai ancora>>
Luisa ricordava perfettamente quel tonfo sordo del fucile, l'odore acre della polvere da sparo, l'ultima immagine di sua figlia che giocava spensierata in giardino, poi il colore rosso e vivido del suo sangue che fuoriusciva dal suo corpicino senza vita e si espandeva lentamente sul verde intenso del prato.
<<Cosa ho fatto! Cosa ti ho fatto figlia mia! Come potevo sopportare un dolore simile! Poi un giorno, improvvisamente, mi sono ritrovata nella nostra casa come se nulla fosse, come se fossimo state abbandonate, mentre ero stata io l'unica colpevole, artefice di questa tragedia. Nonostante tutto, tu mi sei stata accanto e io non volevo vedere, ne' capire e soprattutto non volevo e non potevo ricordare!>>
Luisa guardava sua figlia con gli occhi pieni di disperazione e di dolore; l'aveva condannata a restarle accanto, anche dopo quello che le aveva fatto.
Laura corse verso sua madre e l'abbracciò con forza, non era più quella bambina inconsapevole, morta sul giardino della sua casa, uccisa dall'unica persona al mondo che doveva amarla e proteggerla sopra ogni cosa. Ormai era in grado di affrontare con coraggio qualsiasi cosa la stesse aspettando, ormai aveva la forza di perdonare una madre malata perché aveva visto e compreso verità che nessuno poteva conoscere o immaginare.
Pronunciò solo poche parole rivolgendosi a sua madre <<Mamma, nel momento in cui ho guardato nelle profondità della tua anima, ho compreso il tuo profondo dolore e la tua insostenibile sofferenza, ma ho sentito anche uno sconfinato amore nei nostri confronti. Per questo scelsi di perdonarti>>
Luisa la guardò con gli occhi pieni di lacrime, improvvisamente si sentì diversa, la sofferenza sembrò allontanarsi, portando con sé la rabbia e i sensi di colpa, mentre il perdono a poco a poco si fece strada risanando e curando ogni sua ferita.
Intorno a loro non c'erano più ombre.
Una luce, intensa, celestiale, squarcio' l'oscurità avvolgendo nel calore i loro corpi.
Edoardo si avvicinò a sua moglie e sua figlia e le strinse con forza. 
<<Papà>> le disse Laura <<Ora, finalmente, potremo restare insieme, felici, per sempre!>>
Improvvisamente da quella luce, comparve un'altra sagoma, si trattava di un ragazzo che osservava quella scena e sorrideva felice.
Laura lo riconobbe al primo istante e gli corse incontro. Gli occhi increduli di Edoardo si riempirono di gioia e nello stesso modo quelli di Luisa.
Leonardo era morto in un incidente stradale da diverso tempo, ma fino a quel momento non poteva incontrare sua madre o la sua sorellina; poteva solo guardarle da lontano, da un mondo parallelo creato solo per le anime pure, innocenti.
Laura, invece, scelse di restare accanto a sua madre per aiutarla ad accettare e superare i suoi errori, le sue colpe, nella speranza che un giorno potesse riuscire nell'intento di riunire la sua famiglia.
Ora finalmente non esistevano più barriere, non vi erano più limiti o confini, solo un unico universo, sparso chissà dove, che aspettava solo loro.
Laura si allontanò per un attimo dai suoi cari e si avvicinò ad Elisa. La trovo' terrorizzata, confusa, disorientata. Fino a quel momento, aveva osservato e seguito con attenzione ogni passaggio, ogni discorso, ma con estremo distacco, come se fosse un'attrice secondaria alla ricerca del significato del suo ruolo, del suo personaggio in un film paradossale, illogico, incomprensibile.
Laura la prese per mano, era fredda, il suo corpo tremava, il suo volto era pallido e stanco.
Quasi istintivamente Elisa si ritrasse, ma Laura la strinse ancora più forte e la guardò dritta negli occhi <<Non devi avere paura di me. So che in questo momento non riesci a capire quello che ti sta accadendo, ma vedrai che presto tutto sarà chiaro, devi fidarti di me. Non abbiamo molto tempo, ma prima che sia troppo tardi, volevo dirti che solo una persona pura, altruista e generosa come te poteva restituire la pace alle nostre anime. Tu ci hai aiutato ad aprire gli occhi, a comprendere, ad affrontare le nostre paure e soprattutto ci hai restituito la libertà.
Hai dato alla nostra famiglia un'altra possibilità, in una dimensione in cui non esiste il tempo, non c'è sofferenza o dolore, ma solo la pace!>>
<<Cosa significa? Perché ci è rimasto poco tempo? Voi siete morti e lo sono anch'io? È per questo che riesco a vedervi? E' per questo che ho visto Matteo?>>
<<No Elisa, tu non sei morta. Puoi pensare, parlare, interagire, muoverti in questa dimensione parallela nello stesso modo in cui puoi farlo nella vita reale, ma questa non è la vita reale, o almeno non del tutto.
C'è un ultima cosa che devo fare. Tua nonna mi ha pregato di riferirti un messaggio. Vuole che tu sappia che ti ama infinitamente, che è fiera e orgogliosa di te, della donna che sei diventata e promette di restarti sempre accanto! Inoltre ci teneva a dirti che, d'ora in poi, non dovrai più voltarti per guardare indietro ma sempre e solo avanti, senza timore, né paura.
Addio Elisa, grazie di tutto quello che hai fatto per me, non ti scorderò mai... ti voglio beneeeeeee...>>
Elisa, mentre le lacrime le annebbiavano la vista, sentì risuonare quelle parole nella sua mente, sempre più lontane quasi fosse un eco; le gambe sembravano improvvisamente non reggere più il peso del suo corpo, la sua mente era confusa. Iniziò a non sentire più le mani e i piedi e poi il suo corpo che divenne leggero, etereo.
La nebbia che fino a quel momento le aveva offuscato la mente, impedendole di accettare la verità, cominciava a diradarsi, facendosi sempre meno fitta, fino a svanire completamente.
La vita che aveva costruito sembrava sgretolarsi di fronte a se', le sue certezze, le sue verità erano smarrite, perdute per sempre.
Una nuova consapevolezza si impadronì dei suoi pensieri, ma non ebbe la forza né il tempo per replicare.
In un istante, solo la profondità del silenzio.

"In un atteggiamento di silenzio l'anima trova il percorso in una luce più chiara, e ciò che è sfuggente e ingannevole si risolve in un cristallo di chiarezza."
G.

Cari lettori/lettrici,
ormai siamo giunti ai capitoli finali ... seguitemi e scopriremo insieme cosa è accaduto e cosa accadrà alla nostra protagonista!

La Figlia dei ViciniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora