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L'amore più vero
È quello non corrisposto.

IL SALVATORE

Rimango un attimo spiazzata.
L'entrata di Elia ha davvero lasciato tutti senza fiato, me compresa.
Gli uomini nella stanza si girano all’unisono verso di lui, come se il tempo si fosse improvvisamente fermato. La luce riflessa su di lui lo rende ancora più intenso, quasi irreale, come un protagonista di un film d’azione.

Sento il formicolio alle mani, ormai intorpidite dalle corde strette dietro la mia schiena. L’odore di alcol e droga mi invade le narici, pungente e nauseante, tanto da darmi i brividi.

Elia entra seguito da due figure: il Ragazzo Fiammeggiante, con i capelli rossi che sembrano ardere sotto la luce, e il biondo, che non toglie mai lo sguardo dai presenti, sempre vigile. I tre avanzano lentamente, fianco a fianco, con un’aura minacciosa che non lascia scampo.

I loro occhi parlano chiaro: sono qui per fare male.
E, per la prima volta, mi sento al sicuro.

Servirebbe una colonna sonora epica. Qualcosa che amplifichi ancora di più la loro presenza.
Elia si ferma davanti al capo, così vicino che i loro volti sono separati appena da un soffio. Si fissano negli occhi, senza dire una parola. La tensione nella stanza è palpabile, quasi soffocante. Poi, all’improvviso, Elia sferra un pugno al volto dell’uomo.

Sobbalzo, il cuore che mi batte all'impazzata. È l’inizio della rissa.

Gli uomini nella stanza si lanciano sul trio, ma sono scoordinati, lenti, come se il peso dell’alcol li rendesse più goffi. Elia, il Ragazzo Fiammeggiante e il biondo si muovono con precisione chirurgica, ogni colpo calcolato per mettere fuori gioco chiunque osi avvicinarsi.

Tra il caos, vedo il Ragazzo Fiammeggiante sgattaiolare fuori dalla mischia e dirigersi verso di me. Mi si inginocchia affianco e, con una rapidità sorprendente, slaccia le corde che mi bloccano le mani.

«Alzati» ordina, la voce bassa ma ferma.

Mi afferra per un braccio e mi trascina verso l’uscita. L’aria fresca mi colpisce come uno schiaffo, pungente contro la mia pelle umida di sudore. Mi piego in avanti, le mani sulle ginocchia, cercando di riprendere fiato.

«Grazie, Ragazzo Fiammeggiante,» mormoro, tentando un sorriso, ma le mie labbra tremano troppo per mantenerlo.

Lui mi guarda, e nei suoi occhi leggo un misto di irritazione e divertimento. Non sorride, non lo fa mai, ma il suo sguardo mi dice che è soddisfatto.

Prima che io possa dire altro, vedo Elia e il biondo uscire dalla casa. Il sollievo che provo è immediato, ma si spegne appena i loro sguardi si posano su di me. Elia si avvicina, il viso contratto dalla rabbia.

«Che cazzo ti è preso?» esplode, la voce che rimbomba nella notte.

Incrocio le braccia al petto, cercando di mantenere la calma.
«Niente,» rispondo semplicemente, il tono piatto.

Lui mi guarda, sconvolto dalla mia risposta, poi scuote la testa e riprende a sbraitare.
«Ti pare normale scappare in quel modo? Ti rendi conto di quello che hai fatto?»

Il biondo si avvicina, posandogli una mano sulla spalla.
«Lasciala stare, Ely. Non vedi che la stai spaventando?»

Ma Elia non ascolta. Fa un passo verso di me, il volto rosso di rabbia.
«Senti, ragazzina,» ringhia, «stacci alla larga. Hai capito?»

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