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La musica nasce
Da un'emozione e
Ne produce un'infinità

UNA CHITARRA ELETTRICA

Oggi non avevo niente da fare,così,tra un po' di compiti e un po' di sana TV ho deciso di uscire.
Ora sono seduta da sola su una panchina in mezzo al parco e il sole comincia già a tramontare.
Sento i capelli che mi solleticano il viso e un brivido mi attraversa tutto il corpo.
Mi stringo di più nella mia giacca di pelle e cerco con lo sguardo qualcuno che conosco.
In realtà non so perché io lo stia facendo visto che voglio stare da sola,forse perché spero che in fondo possa davvero incontrare Chloe.
Sto iniziando a provare talmente tanto affetto per questa ragazza che mi manca in ogni minuto della giornata.
La sua dolcezza infesta tutti quanti e il mio cuore si svuota di tutti i pesi e si sente molto più libero.
Questo è quello che mi servirebbe in questo momento.
Invece rimango qui,a non fare niente mentre osservo il nulla.
Novembre è ufficialmente terminato e Dicembre a già aperto le porte per farci passare.
Il parco è totalmente vuoto e il mio telefono è privo di notifiche da parte di Wathsapp.
Il parco è silenzioso come mai prima e gli uccellini sono emigrati in paesi più caldi.
C'è solo qualche piccione che ogni tanto arriva e poi se ne va.
Il buio mi avvolge completamente quando il sole è ormai calato.
La vita notturna è ufficialmente iniziata e tutto è più silenzioso.
Ma da lontano sento della musica che mi arriva soffocata dalla distanza,ma abbastanza forte da capire che una chitarra elettrica,una batteria,una chitarra acustica e una voce stanno formando una canzone magnifica.
Come fossi incantata dal canto di una sirena il mio corpo si muove in automatico senza che io possa fare niente per fermarlo.
La mia mente è assuefatta e il mio cuore è rapito da questa sinfonia bellissima e allo stesso tempo tragica.
La musica che mi arriva è sicuramente rock e non pop.
Si capisce da come le chitarre distorciono il loro suono fino quasi a deformarlo.
La batteria viene colpita a ritmo in modo animalesco e la voce è graffiante e rauca.
Bassa e magnifica.
Mai sentito nulla di così stupendo.
Una massa informe di persone davanti a me mi oscura la vista,non riesco a vedere chi stia suonando una bellezza tale.
Le parole della canzone sono rabbiose ma trasudano anche tragedia e tristezza.

There was a boy who was locked up in his own house.
(C'era un ragazzo che venne rinchiuso nella sua stessa casa)

it was a giant castle with very high walls.
(Era un castello gigante con mura altissime)

the boy tried to escape and only with the setting sun did he sneak out.
(Il ragazzo tentò di scappare ma solo con il sole che tramontava riuscì a fuggire)

one day he went into the woods all alone to escape from the world.
(Un giorno andò nel bosco tutto solo per scappare dal mondo)

they had warned him, monstrous creatures hide in the darkness
(L'avevano avvertito,le creature mostruose si nascondono nell'oscurità)

Un ragazzo mi venne addosso.
«Scusi»
«Scusi».
Lo abbiamo detto in contemporanea.
Mi rimetto apposto il maglione che indosso e lo guardo.
«Scusa sai per caso chi sono questi qui che suonano?»chiedo e poi cerco di mettermi in punta di piedi per cercare di scorgere qualche altro dettaglio.
Lui mi guarda stranito.
«Non li conosci?»mi domanda già con gli occhi sul telefonino che tiene in mano.
«In realtà no,però è molto bella la musica»ammetto.
Lui accenna un sorriso.
«Oh ci puoi scommettere!»,gira il telefonino e mi fa vedere delle foto trovare su Google.
È un trio...non un trio qualunque.
Quando riconosco le tre facce familiari mi si attorciglia lo stomaco.
«Potresti dirmi come si chiamano?»chiedo gentilmente anche se con l'accenno di una crisi isterica.
«Oh certo,il gruppo si chiama "The Boys on the street"»risponde cercando anche lui di guardare verso il gruppo.
«No no,io intendevo il nome di ogni componente»mi spiego meglio mentre con le mani afferro il bordo del maglione e lo stritolo.
«Elia è diciamo il capo della band ed è colui che suona la chitarra elettrica e canta,poi c'è Dylan che suona la chitarra acustica e infine c'è Logan che suona la batteria»mi spiega con enfasi,non accenna a volermi guardare negli occhi mentre parla.
Quasi svengo.
Non è possibile,di sicuro c'è qualche errore.O forse sto solo sognando.
«Sono famosi uno per la bellissima musica che fanno e il grande talento che hanno,e due perché riescono a mischiare il rock che di solito viene associato alla cattiveria e al casino con dei testi strappalacrime che raccontano le storie di questi tre ragazzini»mi spiega lui continuando il suo monologo a cui non faccio minimamente attenzione.«Non hanno mai rivelato come si è creata questa band e non hanno mai voluto dire chi rappresentano questi tre ragazzi».
Il tipo dice tutto ciò mentre io mi sto spingendo a gomitate verso il gruppo.
Le persone mi guardano male ma non ci faccio caso.
Magari è una coincidenza,giusto?
Supero una ragazza ubriaca e riesco finalmente a vedere il trio.
Quasi mi viene da urlare,strapparmi i capelli e poi vomitare fino a stare male.
Magari ubriacarmi non sarebbe tanto male.
Proprio Elia,il biondo e il Ragazzo Fiammeggiante sono in piedi che suonano con trasporto e passione.
La musica è bellissima e rimango affascinata dai tratti della faccia di Elia concentrato a cantare e a suonare la chitarra elettrica.
Alcune ciocche di capelli gli vanno davanti alla faccia ma non accenna a volerle levare.
Le dita lunghe e ingioiellate si muovono con maestria sulla tastiera della chitarra e con l'altra tiene un plettro in mano.
La voce graffiante è sexy da morire.
I due seguono il tempo di Elia,mentre la folla di gente si muove a ritmo con le torce dei telefoni accese.
È tutto così bello se non fosse che ad un certo punto il mio sguardo incrocia il suo.
Divento rossa all'istante.
La voce gli si incrina e la sua faccia,prima rilassata,è adesso contorta in una smorfia di pura rabbia.
Possibile che gli faccia così tanto schifo?
Ferita dal suo gesto mi ritrovo ad avere un attacco di panico.
Sento un dolore lancinante al petto e inizio a sudare come mai prima.
Mi sento soffocare e la nausea mi attanaglia come una catena senza lucchetto.
Sento che le gambe mi stanno lasciando e il mio corpo sta per crollare.
Mi butto fuori dalla calca di gente e corro anche se non ho più fiato.
Non riesco più a respirare,sento che ogni mia forza mi abbandona.
Non percepisco più il mio corpo,come se mi avessero fatto un'anestesia.
Crollo e trascinandomi arrivo fino ad una panchina.
È la prima volta che ho un attacco di panico e non so come comportarmi.
Le lacrime iniziano a riempirmi gli occhi e vedo tutto appannato.
Continuo a non riuscire a respirare e per ogni respiro che faccio il dolore al petto aumenta.
Sto per chiudere gli occhi,ma non posso crollare qui,in un parco al buio da sola.
Non riesco a prendere il telefono che si trova nella mia tasca posteriore.
Tremo tutta e ho una paura improvvisa di morire.
Non voglio.
Le lacrime iniziano ad uscire fuori dagli occhi e per quanto io cerchi di smettere di piangere il mio corpo non mi vuole ascoltare.
Non ho dell'acqua a portata di mano e non ci sono fontanelle nei paraggi.
Il parco è deserto.
Nessuno si è accorto di me.
Piano piano riesco a tornare a respirare in modo regolare anche se in modo un po' affaticato.
Il tremore diminuisce gradualmente e la nausea scompare.
Non sento più come se qualcuno mi stesse soffocando e il dolore al petto è via via meno doloroso.
Anche quando torno ad essere abbastanza normale rimango così,seduta per terra appoggiata ad una panchina.

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