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L'uomo ha sempre desiderato
Ciò che non poteva avere.

L'IRA DEL RAGAZZO DAGLI OCCHI RARI

Quando ieri sono tornata a casa mia madre non mi ha neanche guardata in faccia.
Non mi ha chiesto come fosse andata la prima giornata in una nuova scuola.
Mio padre invece si è mostrato molto contento di sapere come avessi passato la mia giornata.
E ora mi ritrovo qui,nel parco insieme al mio nuovo gruppo di "amici".
Siamo seduti su un telo,per terra e stiamo mangiando dei panini che ci siamo fatti prima di venire qui.
Oggi nn c'è scuola perché devono fare tipo un evento a scuola,così ne abbiamo approfittato.
«Giochiamo a pallavolo?»chiede Ryan.
Io mi metto subito in piedi a Ryan si illumina tutto.
Prende la palla e ci allontaniamo dal gruppo.
Iniziamo a fare dei passaggi un po' impacciati.
Nessuno di noi due è in grado di giocarci,ma ci divertiamo lo stesso.
Tiro la palla e invece di andare verso Ryan va addosso a qualcun'altro.
Guai in arrivo.
Il tizio che ho incontrato al parco si gira,con gli occhi infuocati.
«Chi è stato?»urla verso di noi.
Butta giù la tizia che teneva sulle gambe e ci viene incontro.
Ryan è immobile.
«Come si chiama?»chiedo al mio compagno di giochi.
Lui deglutisce.
«S-si chiama E-elia»mi risponde sottovoce.
Mi giro verso il ragazzo che si sta avvicinando a grandi falcate verso di noi e tiro in fuori il petto per sembrare più grande e coraggiosa.
«Sei stata tu,vero mocciosa?»mi chiede ad un passo da me.
Prendo un respiro e gli rispondo con calma.
«Si sono stata io»rispondo,anche se dentro sto tremando.
Lui respira affannosamente.
Mi prende per la maglia e io inizio ad avere paura.
Ok,forse non ho fatto proprio la cosa giusta a sfidarlo.
Mi trascina verso il suo gruppo di amici e io inizio a divincolarmi e ad urlare.
Ryan finalmente si muove e mi raggiunge.
Si posiziona proprio davanti a noi.
«Lasciala andare»il tono che usa è fermo ma la paura si legge nei suoi occhi.
Elia sorride.
È un sorriso inquietante.
Mi lascia e gli va incontro.
Ho una brutta sensazione.
Lo prende dal colletto e lo alza.
«Bene,allora pagherai per lei»ordina.
Inizia a picchiarlo.
Le lacrime di Ryan si mischiano al suo sangue,mentre il pugno di Elia lo colpisce ripetutamente sul viso.
Io rimango paralizzata dallo spettacolo che Elia ha deciso di regalarmi.
John interviene subito in aiuto di Ryan.
«Smettila Elia!»grida John avvicinandosi a lui.
Bene,va di male in peggio.
Elia tira un ultimo pugno a Ryan e poi lo butta a terra.
Io gli corro subito incontro e mi inginocchio accanto a lui.
Gli prendo la testa tutta grondante di sangue e John lo prende dalle spalle.
«Dobbiamo andare in infermeria»dice lui mettendosi subito a camminare come se Ryan fosse una piuma.
«Le altre dove sono andate?»chiedo vedendo che le ragazze sono sparite.
«Al bar»risponde John senza preoccuparsi di guardarmi.
Alla fine riusciamo ad arrivare in infermeria senza creare altri danni.
Lo appoggiamo su un lettino e l'infermiera porta subito del disinfettante e inizia a tamponargli le ferite.
Ryan emette dei versi strozzati in segno di dolore e io gli tengo la mano.
«Scusa,davvero Ryan,mi farò perdonare promesso»prometto,nella speranza di alleviare il suo dolore e di farmi perdonare.
Intanto John è dovuto andare dalle ragazze perché lo hanno chiamato.
Ryan mi stringe forte la mano e io glielo accarezzo con il pollice.
Gli sorrido e gli dono parole di conforto.
L'infermiera mi spiega come gli devo disinfettare le ferite.
Lei se ne va e io continuo al suo posto.
Quando inizio Ryan mette le mani sopra i miei fianchi e geme di dolore.
Poverino,mi sento terribilmente in colpa.
Per alleviare le sue fitte inizio anche a soffiare sopra le ferite.
Lui allenta un po' la presa.
Passiamo ben 15 minuti così.
Quando la sua faccia non è più gonfia e il colorito è tornato quasi normale decidiamo di pagare e andarcene.
Lo guardo e gli sorrido tristemente.
«Posso fare qualcosa per ripagare il danno?»chiedo rivolta a lui.
Lui mi sorride.
«No tranquilla,sto bene»tenta di rassicurarmi,ma quando mi metto in mente qualcosa la faccio.
Metto il broncio e lo porto in un negozio.
Vendono di tutto.
«Scegli quello che ti piace di più»gli dico.
Si guarda intorno.
«Davvero non c'è bisogno che...»ma io non gli permetto di fargli finire la frase.
Lo guardo male e lo tiro davanti a molte magliette a maniche corte.
Lo incito e lui si arrende sbuffando.
Si guarda un po' attorno.
È molto indeciso.
Una commessa si avvicina.
«Le serve una mano signore?»gli chiede gentilmente.
«No,grazie»risponde lui regalandole un sorriso.
Lei se ne va e lui mi guarda.
«Ti serve una mano?»chiedo euforica sorridendo a trentadue denti.
Lui annuisce.
«Avevi già qualcosa in mente?»chiedo iniziando a frugare tra le tante maglie.
«Qualcosa di nero»dice semplicemente.
Guardo tutti i capi possibili e immaginabili e arrivo ad una conclusione.
C'è solo una maglietta che può fare al caso nostro.
La prendo e la guardo soddisfatta,poi mi avvicino a Ryan.
«Vattela a provare e poi fammi vedere come stai»dico,mentre lo spingo verso i camerini.
Lui prende la maglia e si avvia.
Dopo 5 minuti esce.
La maglia nera e aderente fa vedere tutto ciò che c'è sotto.
Niente male devo dire.
Rimango incantata ad osservarlo.
«Allora,come sto?»chiede guardandosi allo specchio.
Io chiudo la bocca e mi avvicino.
«Una meraviglia Ryan»mi complimento.
Lui arrossisce un po' e gli pago la maglietta.
Usciamo e notiamo che si è fatta notte.
Prendiamo delle pizze e mangiamo sul prato.
Le stelle non si vedono ma ci accontentiamo delle lucciole.
Non le avevo mai viste prima.
Sono bellissime.
Svolazzano di qua e di là con la loro lucina sempre pronta a seguirle.
Ryan fa qualche battuta e passiamo così la nottata.
Quando torno a casa è già tutto spento.
I miei genitori dormono e io mi infilo in camera mia senza fare rumore.
Mi lavo i denti e mi metto il pigiama,pronta ad andare a letto.
Mi ci butto dentro e penso alla giornata di domani.
Spero di non dover avere a che fare con Elia.

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